Quando si parla della 999, il pubblico dei ducatisti si divide in due. Anzi a dire la verità, potremmo dire che si divide fra chi ha avuto modo di provarla o possederla e chi invece non ha mai digerito lo stile particolare che, fin dalla presentazione, l’ha resa indubbiamente “diversa”, almeno agli occhi di chi era abituato alle linee delle supersportive Ducati firmate da Massimo Tamburini: in poche parole, questo modello si discosta molto da quelle che sono state le linee guida create dalla 916 e poi proseguite con la 1098.
La 999, dunque, se ne sta là nel mezzo, quale elemento di rottura nella gloriosa tradizione delle Superbike Ducati, non tanto perché abbia raccolto di meno sotto il profilo dei risultati sportivi, come dimostrano i tre titoli conquistati nel Mondiale Superbike con Neil Hodgson, James Toseland e Troy Bayliss, ma semplicemente perché la sua veste estetica e le soluzioni che la caratterizzavano non erano in linea con le aspettative di chi, fino a quel momento, aveva amato profondamente i modelli che l’avevano preceduta.
Il forcellone bibraccio, il silenziatore di scarico scatolato posto sotto al codone, i deflettori per l’aria presenti ai lati sia della carenatura che del cupolino e il gruppo ottico anteriore composto da due elementi poliellissoidali disposti verticalmente erano forse troppo anticonformisti rispetto all’epoca in cui furono proposti, fatto sta che quella della supersportiva disegnata dal sudafricano Pierre Terblanche è rimasta una sorta di parentesi storica all’interno dell’evoluzione che ha visto la fabbrica di Borgo Panigale passare, anno dopo anno, dalla prima 851 all’attuale 1299.
Non è facile lavorare su una moto che nasce con la carena per ottenere una Naked!
Ecco che, al giorno d’oggi, quando qualcuno decide di realizzare una special partendo da una 999, di solito è perché non ritiene sia una così grande “perdita” andarne a stravolgere i connotati, soprattutto se si tratta di un esemplare della prima serie, quella prodotta dal 2003 al 2004, pur di prolungarne l’utilizzo.
Invece, Iuri Castaldi, autore della trasformazione che vediamo nelle immagini, smentisce prontamente questa eventualità: “Nonostante sia impegnato nella realizzazione di special, possiedo una 999 tutta originale della quale sono pienamente soddisfatto! Inoltre, l’esemplare protagonista del servizio mi è stato commissionato da un famoso dj che voleva ottenere esattamente questo risultato, pertanto non si è trattato di una soluzione di ripiego.”
Castaldi firma le sue realizzazioni attraverso la Iron Pirate Garage di San Miniato, in provincia di Pisa, e per allestire questa special secondo le indicazioni del proprio cliente ammette di aver incontrato non poche difficoltà: essendogli stato chiesto di trasformare la supersportiva Ducati in una naked, infatti, Iuri ha dovuto fare i conti con i numerosi particolari che, in fase di progettazione, erano stati definiti a prescindere dalla loro bellezza estetica.
D’altro canto, però, “spogliare” la 999 ha significato anche ottenere un considerevole vantaggio in termini di peso: oltre alla carenatura e all’ingombrante gruppo ottico anteriore, infatti, sono stati eliminati anche il codone e il terminale di scarico originali, al posto dei quali trovano spazio elementi a dir poco minimali!
“Prima di attuare l’opera di trasformazione, la moto è stata smontata in ogni sua singola parte, – spiega Castaldi – in modo da poter definire anche la colorazione, previa apposita verniciatura, dei vari particolari. Il telaio, il forcellone e i semicarter del motore, ad esempio, sono stati verniciati di nero, mentre i cerchi sono adesso color oro, come i foderi della forcella.”
Va sottolineato come, anche se la fisionomia della moto è cambiata parecchio rispetto alla configurazione originale, la componentistica di base sia rimasta pressoché invariata: l’impianto frenante, le sospensioni e le ruote sono ancora quelli previsti dalla fabbrica e anche il motore non ha subìto interventi “invasivi”.
Se si escludono l’impianto di scarico, con i suoi collettori di grosso diametro e il singolo silenziatore SC fortemente inclinato verso l’alto, il filtro dell’aria K&N ad alta permeabilità e la nuova mappatura della centralina, necessaria per accordare il motore in base alle nuove specifiche, il bicilindrico Testastretta è ancora del tutto “integro”.
Perfino la frizione, che a prima vista potrebbe sembrare di tipo antisaltellamento, in realtà prevede soltanto una semplice campana in ergal anodizzato.
Del resto, come sottolinea Iuri, con circa 150 Cv a disposizione, di potenza ce n’è più che a sufficienza, soprattutto per una moto da utilizzare su strada e priva di carenatura!
“Se vogliamo essere onesti, non è che questa special percorra chissà poi quanti chilometri all’anno. – specifica il titolare della Iron Pirate Garage – E’ stata realizzata per il piacere di possedere un oggetto esclusivo, senza badare troppo alla praticità!”
Castaldi non intende certo dire che aggiungere quattro frecce e una coppia di specchietti retrovisori sarebbe stato un problema, ma soltanto che questa 999 doveva in qualche modo rispecchiare l’anima del suo proprietario che, come detto, lavora nel mondo dello spettacolo e dunque desiderava un mezzo che avesse nell’immagine il suo punto di forza.
Ecco che il gruppo ottico anteriore, costituito da un piccolo faretto inserito all’interno di una mascherina portanumero ovale, non è proprio “street legal”, mentre di pregevole fattura appare il supporto per la targa, ottenuto a partire dagli stessi tubi del telaietto reggisella.
Interessante è anche la soluzione che Iuri ha trovato per compattare la strumentazione: visto che sostituirla sarebbe stato piuttosto complicato, per via della linea CAN che caratterizza l’impianto elettrico, ha deciso di ruotarla semplicemente di 90°, facendole assumere una disposizione orizzontale.
Magari, sul display digitale non sarà più così comodo consultare la velocità, ma se non altro il contagiri rimane tuttora perfettamente “leggibile”.
Il serbatoio del carburante rappresenta l’unico elemento della carrozzeria a non essere stato sostituito, ma a ben guardare Castaldi è intervenuto anche lì, eliminando l’incavo che lo attraversava nella parte alta lungo tutto il suo perimetro, in modo da renderlo più morbido nelle linee.
Dove questa naked dà il meglio di sé, almeno secondo Iuri, è proprio dal punto di vista dinamico: “La moto è diventata leggerissima e, forse anche in virtù del sound sprigionato dall’impianto di scarico aperto, sembra che abbia un’accelerazione semplicemente esagerata. Basti dire che, prima di consegnarla al cliente, ho voluto effettuare una serie di test di affidabilità che sono durati circa due settimane, perché ero preoccupato che con simili prestazioni potesse venire fuori qualche problema!”
Non abbiamo motivo per non credere a Castaldi, ma siamo comunque certi che questi quindici giorni di lavoro “extra” non debbano essergli poi dispiaciuti più di tanto!
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