La Ducati Paul Smart nasce come tributo alla storica vittoria dell’omonimo pilota inglese alla 200 Miglia di Imola del 1972 sulla 750 Desmo, da lì in poi ribattezzata, appunto, “Imola”.
Con questa moto, i tecnici di Borgo Panigale, hanno dato inizio a un nuovo corso di moto in stile retró denominate Sport Classic. La serie è stata aperta dalla Paul Smart, seguita poi dalla Sport 1000, dalla GT 1000 e, a partire dal 2007, dalla Sport 1000 S.
Il catalogo Ducati Performance è già sufficientemente ricco per personalizzare queste moto e alcuni produttori hanno messo in commercio alcuni accessori per impreziosire questi modelli.
Per allestire la moto protagonista di questo servizio, i ragazzi del sito Motoitaliche.it sono partiti da una piccola preparazione del motore: hanno cioè installato degli alberi a camme, prelevati dal catalogo Ducati Performance, che ottimizzassero i diagrammi di distribuzione, così da ottenere una curva di coppia più uniforme ai medi e agli alti regimi.
E’ stato inoltre adottato un volano in lega leggera per diminuire le masse in rotazione, incrementando lo spunto ai bassi regimi e contribuendo all’alleggerimento del motore. Il peso del kit è infatti di appena 960 grammi e, dunque, l’alleggerimento rispetto al volano originale è di ben 938 grammi!
Con questa configurazione, il motore e il rendimento globale sono aumentati in fatto di guidabilità, ma soprattutto di godibilità della moto.
Il problema, però, è che una volta imboccata questa strada è stato molto difficile fermarsi. Come si dice: l’appetito vien mangiando…
Si è quindi pensato a una preparazione un po’ più spinta, che interessasse, oltre al motore, anche l’estetica e la ciclistica.
Per quanto riguarda quest’ultima, le ruote originali, nonostante che di serie siano montati dei bei cerchi a raggi, sono state sostituite con delle unità della Alpina Raggi, azienda di Lomagna Lecco, famosa agli utenti di cross e supermotard per i suoi cerchi a raggi tubeless. Si è optato per un paio di cerchi dedicati alla serie Sport Classic, con una colorazione piuttosto racing: il canale è nero con scacchi bianchi e il mozzo, in ergal ricavato dal pieno, è color oro.
Con l’adozione dei cerchi a raggi tubeless, si è anche deciso di sostituire i pneumatici con dei più performanti Pirelli Diablo Corsa III.
Questa operazione, oltre a valorizzare il lato estetico della moto, ha portato anche un notevole risparmio di peso sulle masse in rotazione, quantificabile in quasi 1 Kg all’anteriore e 1,8 Kg al posteriore.
Sull’avantreno si è deciso di lavorare principalmente a livello di finitura e funzionamento della forcella Öhlins. Si è partiti dai piedini di attacco per le pinze dei freni, lucidandoli a specchio.
Quindi, si è proceduto modificando la taratura della forcella stessa, mediante l’adozione di molle con una costante elastica di 95 Kg/cm, in sostituzione delle originali da 85 Kg/cm.
Gli steli sono stati trattati con il riporto al Nitruro di Titanio e sono stati modificati i pacchi lamellari dei freni idraulici in compressione su entrambi gli steli. Infine, per rendere ancora più sicura la guida, si è dotata la moto di un ammortizzatore di sterzo Öhlins regolabile, in sostituzione dell’originale.
Per quanto riguarda il motore, invece, oltre all’adozione degli alberi a camme e del volano, si è andati a cercare qualcosa in più, senza tuttavia intaccare in profondità il bicilindrico Ducati a due valvole. E’ stato quindi montato uno scarico completo della Zard di tipo 2 in 2, omologato per l’uso stradale con dB killer estraibili, realizzato interamente in titanio e dal peso di soli 3,8 Kg.
Questo impianto sembra letteralmente avvolgersi intorno al motore e al telaio; inoltre, le finiture sono davvero curate e ogni passaggio dei tubi è stato studiato in modo impeccabile: basta vedere, ad esempio, il fungo che rialza il tappo di sfiato dell’olio motore per far passare uno dei collettori.
Considerando, inoltre, che lo scarico originale pesa circa 15 Kg, si capisce come l’installazione di questa nuova unità abbia comportato un ulteriore alleggerimento del mezzo.
Secondo le specifiche della Zard, lo scarico potrebbe essere montato senza modificare la mappatura della centralina originale, ma i tecnici di Motoitaliche, non contenti, hanno preferito adottare un filtro aria BMC e una centralina Power Commander della Ferracci.
Queste ultime modifiche, unite a una mappatura dedicata, realizzata appositamente dalla stessa Ferracci presso la sua sede a Bologna, hanno portato la potenza massima misurata alla ruota a quota 89,2 Cv e la coppia massima a 9,15 Kgm a 6200 giri/min.
Per la trasmissione finale, si è deciso di intervenire adottando un pignone con un dente in meno (14 contro i 15 del pignone di serie).
La veste estetica generale non prevede stravolgimenti di sorta, visto che la Paul Smart presenta già un look oltremodo distintivo. Al manubrio, è stata cromata la piastra di sterzo superiore (originariamente elettrolucidata) e sono state montate le pompe del freno anteriore e della frizione, di tipo radiale, di una Ducati 1098.
E’ stato sostituito, inoltre, il plexiglas originale con uno maggiormente rialzato, presente all’interno del catalogo Ducati Performance.
Sul lato destro del motore sono state sostituite le cartelle copricinghia originali, in plastica nera, con altre in alluminio e plastica trasparente della Rizoma. Sul lato sinistro, invece, è stato sostituito il carterino copripignone con un altro in alluminio, sempre della Rizoma, e il pompante frizione originale ha lasciato il posto a uno maggiorato della Ducati Performance.
Chiude la lista degli accessori il paracatena in alluminio lucidato e la sella comfort, sempre della Ducati Performance.
Così allestita, la moto ha cambiato decisamente carattere: l’adozione delle ruote Alpina ha infatti comportato dei benefici a livello di maneggevolezza e anche per quanto riguarda la velocità di discesa in piega e percorrenza di curva.
L’aumento di leggerezza, inoltre, ha portato dei miglioramenti anche a livello di trasferimento di carico, sia in frenata che in accelerazione.
Per quanto riguarda quest’ultima, è notevole la spinta che il motore fornisce nelle prime tre marce. In prima e in seconda, infatti, risulta quasi impossibile mantenere la ruota anteriore attaccata a terra.
La fascia di utilizzo che va dai 3000 ai 6000 giri, poi, offre adesso una progressione tale che basta toccare la manopola del gas per essere sparati fuori dalle curve.
Infine, l’adozione della pompa radiale della frizione, insieme al pompante maggiorato, diminuisce la fatica nell’azionamento di quest’ultima, mentre quella del freno anteriore aumenta la sensibilità e la potenza con le quali la frenata viene trasmessa ai dischi.
Insomma, alla fine dell’opera di trasformazione, gli interventi, e di conseguenza la spesa, sono stati certamente superiori alle previsioni, ma il miglioramento ottenuto è stato generale e, soprattutto, tangibile sotto ogni punto di vista.
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