E’ stato un po’ come assistere ad una serie fitta di ribaltoni il Gran Premio della Repubblica Ceca corso a Brno: avanti quelli che di solito occupano posizioni da comprimari e indietro l’élite storica degli avvezzi alle posizioni che contano.
Dopo i gustosi aperitivi a strati tricolori offerti dalla vittoria di Dennis Foggia in Moto3 e la conferma di Enea Bastianini in Moto2, abbiamo sfiorato l’en plein con Franco Morbidelli, giunto poi secondo in MotoGP.
Ha vinto di forza Brad Binder, la prima volta nella classe regina per un sudafricano, la prima volta per lui – un debuttante – cavalcando la sua KTM, anche questa a scrivere per la prima volta il proprio nome nella lista dei vincitori in Top Class.
Bella gara, resa subito interessante dalla pole position ottenuta da Johan Zarko, con la sua Ducati Desmosedici del Team Esponsorama, dall’Aprilia di Aleix Espargaro in seconda fila, dalla presenza, subito a ridosso in griglia delle KTM del fratello Pol e di Binder.
Assente Marc Marquez, alle prese con complicazioni insorte circa l’infortunio al braccio, si è scatenata una sorta di lotta per la sua successione. Sono diversi i movimenti che si sono messi in moto innescati dagli avvenimenti delle gare precedenti e la gara di Brno li ha resi manifesti.
Assente il campione del mondo, la schiera dei giovani rampanti ha preso consapevolezza delle proprie possibilità: prima Fabio Quartararo, quello che è partito da più lontano, avendo ricevuto una sorta di certificazione di “Futuro Fenomeno” già dalla fine della scorsa stagione. Poi è stata la volta di Francesco Bagnaia, dimostratosi fortissimo due settimane fa a Jerez, e purtroppo tolto presto di scena da una frattura nel primo turno di prove di venerdì, e di Franco Morbidelli, trascinato magari anche dai due successi di fila del compagno di squadra francese.
A Brno Franco, pur non vincendo, ha messo una sorta di ideale giacca ad occupare la sedia dei posti che contano.
I successi di Quartararo debbono aver sbloccato anche Zarko, che si è sentito in dovere di rivendicare il ruolo di miglior pilota transalpino che era già stato suo due stagioni fa. Una serie di eventi con rapporto causa/effetto… è così che la vogliamo pensare! La gara è stata bella non tanto perché combattuta in gruppo, quanto per i nomi nuovi che ha portato alla ribalta e per il piacere di aver visto Binder guidare così come ha fatto. Ordine d’arrivo: Binder, Morbidelli, Zarko, Mir… e nella baraonda degli sbarbatelli, ancora una volta lui: Valentino Rossi.
Dietro di lui Oliveira, Quartararo, con le polveri un po’ bagnate, Nakagami (con la prima Honda al traguardo…!), Miller, Aleix Espargaro, autore di un buon exploit al via con l’Aprilia, e finalmente Andrea Dovizioso e Danilo Petrucci. Crutchlow, Vinales (mai in gara) e Alex Marquez a chiudere la zona punti.
Per i due piloti del Ducati Team e per Jack Miller un weekend da dimenticare in fretta: il degrado delle gomme e la mancanza di grip patiti durante tutto il fine settimana hanno appiattito verso le zone basse le prestazioni delle loro Desmosedici GP20, tanto che i tre hanno girato a lungo assieme, come a rendere palese il limite tecnico comune.
L’altra faccia della medaglia – lo abbiamo detto – è stata la prestazione di Johan Zarko, ottenuta a dispetto di un long run penalty che ha ingiustamente dovuto scontare e anche a dispetto di un potenziale tecnico, sulla carta, inferiore a quello degli avversari in generale ed anche rispetto ai compagni di Marca. Rimane il rammarico, in questa esplosione di nuove ambizioni, aver perso un protagonista sicuro, Francesco Bagnaia, al quale auguriamo di tornare prontamente ad inserirsi nella lotta. Un ultima considerazione è sul Team Honda Repsol, lo avevamo già detto in precedenza: senza Marc Marquez è sparito, cosa vergognosa e imbarazzante per una delle squadre più forti del Mondiale.
SBK a Jerez: avanti tutta!
A Jerez de la Frontera, seconda tappa del campionato SBK, si ri-accende lo spettacolo con Ducati protagonista. Doppietta di Redding e secondo posto in gara 2 per Davies.
Ma voi di Petrucci cosa ne pensate?
Petrucci ha la consapevolezza che se vuole rimanere nell’orbita del team Ducati qualcosa (o molto?) deve cambiare nei suoi risultati.