Sono nel box, una accanto all’altra e aspettano solo di essere guidate per capire quali differenze e affinità ci siano fra le due tipologie di superbike che oggi Ducati ha in listino. Simili nell’estetica, ma estremamente diverse nel cuore: qui il classico bicilindrico nella sua estrema evoluzione, 955 cc di storia e di grandissima tradizione; accanto, la nuovissima quattro cilindri Desmosedici Stradale da 1103 cc, completamente rivista ed evoluta rispetto alla versione dell’anno precedente.
Qui, nel Cremona Circuit, siamo pronti a ripetere il confronto che facemmo due anni fa fra la prima V4 e la 959: due anni in cui è successo molto, con una netta evoluzione che ha interessato entrambi i modelli.
Ma è il tempo di abbassare la visiera e dare gas, iniziando a a girare con la Panigale V2, una moto molto facile e intuitiva, tanto che appena ci sali sopra ti sembra di averla già guidata.
Il pregio maggiore della moto è il suo propulsore, molto elastico, con una bella accelerazione, molto divertente in quanto è sfruttabile da tutti, da consigliare quindi a chi non è un superesperto e non vuole avere una maximoto perché è troppo potente.
Se si scende dalla quattro cilindri, bisogna abituarsi a utilizzarla come una Ducati classica, nel senso che il motore finisce prima, in quanto non raggiunge i regimi della Panigale V4: infatti, quando si arriva vicino agli undicimila giri, interviene il limitatore, quindi è una moto che va sfruttata utilizzando il cambio più che la manopola del gas!
Posizione in sella perfetta, così come per manubrio e pedane, in modo da configurare un assetto nello stesso tempo sportivo, ma anche accettabile come comfort, argomento che ci consente di sottolineare un altro pregio della V2, ovvero che stanca poco e consente quindi di girare a lungo con un impegno accettabile per l’amatore.
In confronto, la Panigale V2 si differenzia dalla precedente 959 proprio per questa sua relativa comodità, tanto che forse la 959 era più adatta all’utilizzo in pista proprio in virtù della sua impostazione racing.
Data questa caratteristica, viene naturale provare subito a sfruttarla al meglio, tant’è che appena entrati in pista si prova a tirare subito al massimo, senza bisogno di entrare in confidenza, proprio perché è una moto immediata, che dà fiducia.
Con la Panigale V2, quindi, anche un pilota non particolarmente esperto può provare ad arrivare al limite del mezzo, aspetto che dà sempre grande soddisfazione, cosa che con la V4 è decisamente complicato, perché va fortissimo!
Difetti? Da migliorare, sempre riferito all’uso in circuito, è l’assetto di base: infatti, quando si fa una frenata un po’ aggressiva la forcella “mura” nella parte finale della sua corsa e di conseguenza la moto si scompone leggermente in staccata e nella seguente fase di ingresso curva: niente di grave, beninteso, probabilmente un piccolo difetto che si può risolvere con un’adeguata taratura della forcella, ma che testimonia il carattere più universale della V2, meno radicale delle precedenti bicilindriche di Borgo Panigale.
Scendendo dalla V2 per inforcare la sorella maggiore, la prima cosa che si nota è la dimensione della moto e la sua larghezza; la V4 è sicuramente una moto più imponente, quindi ci si accorge subito di essere in sella a una moto più potente.
Una volta partiti, a bassa velocità, la V4 si dimostra una moto facile, perché nelle prime marce ha un’erogazione quasi elettrica, molto docile, ma quando si sale di giri si scatena cambiando decisamente carattere!
Diventa, a tutti gli effetti, una moto da corsa: ha un assetto perfetto fino a un livello decisamente alto, perché è veramente complicato metterla in difficoltà.
Certo, è una moto adatta a chi è abituato ad andare forte e ha confidenza con le altissime velocità che è in grado di raggiungere, anche se la moto rende relativamente facile raggiungere velocità da capogiro, anzi, forse proprio per questo può mettere in imbarazzo chi non ha consuetudine a leggere certe cifre sul tachimetro!
Infatti, anche sul rettilineo del circuito di Cremona, che è lungo, ma nel quale ci si inserisce da una curva da seconda, si arriva a utilizzare la sesta, quindi vicini ai 300 Km/h! Velocità importanti, a cui bisogna essere abituati!
Come mappature abbiamo testato la Sport e la Race: come motore non c’è tanta differenza (diversamente dalla versione 2019 dove la Race era forse troppo aggressiva), mentre ovviamente cambiamo molti parametri legati all’elettronica di controllo.
Ciò che lascia sbalordito in questa nuova versione della V4 S è la sua facilità nei cambi di direzione, tanto che basta un minimo spostamento del corpo, che la moto segue la traiettoria indicata dallo sguardo del pilota con la massima facilità.
Una dote che si integra con la precisione dell’avantreno, perfetto in frenata e assolutamente preciso in percorrenza curva, tant’è che sembra di essere in sella a una moto da competizione che abbia già raggiunto un suo perfetto equilibrio.
Fra l’altro, c’è la netta sensazione che le ali contribuiscano a questo risultato; infatti, alla fine del lungo rettilineo, ad alta velocità, nel momento della staccata, si ha la netta impressione di avere maggiore stabilità e più carico sull’avantreno.
Un aspetto a cui bisogna poi abituarsi, in quanto non è proprio naturale, è il far scivolare la gomma posteriore a piacimento in uscita di curva, tanto che, una volta presa la mano, non si avverte la necessità di chiudere il gas, anzi viene spontaneo tenere aperto perché si avverte sicurezza e confidenza.
Teniamo presente che la V4, rispetto alla versione 2019, è effettivamente una moto diversa: più ampia, più avvolgente, con un utilizzo del motore completamente diverso, soprattutto nelle prime tre marce, dove la versione precedente era un po’ aggressiva, mentre ora si riesce a dare tutto gas anche in questo frangente senza andare mai in difficoltà.
Queste le nostre sensazioni nate dal confronto, anche se temiamo di non avere risposto a tutti i vostri dubbi in merito a cosa preferire fra V2 e V4!
Il motivo è che questo è il classico caso in cui bisogna chiedersi quale utilizzo si vuole fare della moto e soprattutto di valutare con sincerità qual è la propria capacità e esperienza di motociclista.
Se non si va con una discreta frequenza in pista, il consiglio verte senz’altro per la V2, mentre se i circuiti sono l’ambiente naturale e si cerca la prestazione, allora la scelta migliore è la V4.
In realtà, dobbiamo dire che la V4 è anche un’ottima moto per girare in strada, proprio in virtù della sua erogazione molto docile alle basse velocità, anche meglio della V2: però, sinceramente, utilizzare la quattro cilindri per passeggiare ci sembra un po’ sprecato!
Per concludere questo confronto fra Ducati, possiamo dire che la V2 ci è piaciuta molto e che tutti i suoi problemi nascono dal confronto con la V4, senz’altro la moto sportiva più riuscita e completa nel settore delle supersportive.
Nella valutazione finale delle due moto, poi, si deve per forza tenere conto dell’importante differenza di prezzo (con la quale, volendo, si può comprare una seconda moto!), dato che testimonia l’evidente gap che c’è fra le due proposte. Se la V4 è senz’altro il non plus ultra per il motociclista sportivo, la V2 rappresenta la soluzione ideale per un’utenza che desidera guidare una superbike Ducati, ma che non accetta di farsi portare a spasso da una moto che ha potenza e prestazioni troppo elevate per poter essere sfruttate da chi non abbia capacità e riflessi vicini a quelli di un pilota professionista.
Inoltre, la V2 rappresenta la soluzione ideale e romantica per il ducatista un po’ nostalgico, in quanto in essa ritrova tutte le sensazioni delle care e vecchie bicilindriche Desmo, ma in un contesto di gestione elettronica enormemente superiore, fattore che, oltre alla sicurezza, incrementa notevolmente il piacere di guida.
Per tutti gli altri, parafrasando una nota pubblicità, non c’è che la Panigale V4, punto di riferimento assoluto nel settore delle supersportive.
Foto Photohouse
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