Ci avevamo sperato.
Avevamo la segreta speranza che nel secondo fine settimana di Aragon le cose per la Ducati potessero prendere una piega diversa. E invece niente: il rosso di Borgo Panigale si diluisce di nuovo nel buio cupo di una gara difficile.
Ancora una volta costretti alla Q1, dei piloti della Desmosedici si salva solo Joan Zarko. Sorvolando su Rabat, abituato a questo punto di vista, sulla schieramento di partenza Danilo Petrucci, Francesco Bagnaia, Andrea Dovizioso e Jack Miller, citati risalendo dalle ultime file, hanno potuto leggere le scritte sul retro delle tute della maggior parte dei loro avversari.
Di nuovo tutto in salita e con un andamento nelle prove che preannuncia il fiato corto. Takaaki Nakagami conquista la pole a cavallo di una Honda LCR, secondo Morbidelli, terzo Rins, poi Viñales e Zarco, che onora con la conquista della seconda fila la risalita dalla Q2.
Alla sua sinistra Quartararo. Parte la gara, il Gran Premio Liqui Moly de Teruel, e Jack Miller viene tamponato subito da Brad Binder: gara finita per entrambi.
La domenica difficile del Ducati Octo Pramac Team proseguirà poi con il ritiro, dopo quattro giri, di Pecco Bagnaia, vittima di un problema tecnico.
Davanti scatta bene Nakagami, subito seguito da Morbidelli, ma la leadership del giapponese non dura neanche un giro: una scivolata ed è fuori. L’italiano della Yamaha Petronas è primo: Franco Morbidelli condurrà per tutta la gara, vincendo con autorità così come aveva saputo fare nella prima disputata a Misano, rintuzzando le folate di ritorno di Alex Rins a suon di giri veloci.
Vederlo guidare è uno spettacolo e adesso è l’unico, con il compagno di squadra che ne ha vinte tre, ad aver vinto più di una gara quest’anno, nel giorno che per Yamaha ha il sapore dolce amaro di festeggiarlo sul primo gradino del podio, ma con Maverick Viñales e Fabio Quartararo tra i comprimari, a lottare nel gruppo.
Finiranno rispettivamente settimo e ottavo: troppo poco per arginare la solidità fin qui messa in mostra dalla Suzuki. Joan Mir, il pilota che quest’anno non ha mai vinto, allunga in classifica e adesso fa davvero paura. L’eventualità che possa vincere lui alla fine si fa sempre più concreta, costuita mattone sopra mattone, punto su punto, con una costanza che nessuno, quest’anno, è riuscito a raggiungere. Mir acchiappa anche qui l’ultimo gradino del podio, dietro al compagno Rins, idealmente anche lui firmatario della certificazione di solidità del progetto Suzuki. Il campionato di Joan Mir è la dimostrazione che sarebbe bastato, anche alla Ducati, quel pelo di continuità in più.
Riuscirà il giovane pilota della Suzuki a vincere almeno una gara? Ne restano tre… vedremo: anche questo è un motivo che aggiungerà pepe alla parte finale del campionato, se mai ce ne fosse bisogno.
Dietro i tre del podio la KTM di Pol Espargaro ed infine Joan Zarko, che con la Desmosedici del Team Avintia occupa la terza posizione per una buona metà di gara, prima di subire il ritorno di Mir, di Alex Marquez (che poi si stende, cancellando definitivamente le lecite ambizioni di Honda) e del pilota del KTM Factory Racing.
E ora che cosa succederà dopo Aragon? Sono settantacinque i punti che compongono il bottino grosso per chi sarà in grado di germirlo, e la matematica – ribadiamo: a tre gare dalla fine – tiene teoricamente in corsa anche il pilota francese del Team Ducati Avintia, che occupa la quattordicesima posizione in classifica generale! Ce la sentiamo quindi di abbandonare le speranze che a vincere possa essere Andrea Dovizioso, che dopo la seconda gara al Motorland di Teruel è quinto a 28 punti da Mir?
“Sapevamo che questa sarebbe stata una gara difficile e purtroppo le mie sensazioni in moto non erano buone. Non avevamo la velocità per poter rimontare e sul finale di gara la gomma morbida ha avuto un calo importante, che mi ha impedito di guidare come avrei voluto. – superato nel finale da Petrucci, Andrea alla fine sarà tredicesimo – Ho faticato molto e, soprattutto negli ultimi giri, ho iniziato anche a soffrire di problemi agli avambracci.
Ora cerchiamo di voltare pagina e di concentrarci sulle ultime tre gare che restano“.
Meglio di lui Danilo, decimo alla fine, nella gara ad eliminazione dove chi è arrivato a tagliare il traguardo è andato a punti: “E’ stata una gara in salita, considerando che partivamo molto indietro. Fortunatamente questa mattina siamo riusciti a trovare un buon setup che ha in parte risolto i nostri problemi.
Ho cercato di gestire bene le gomme nei primi giri e sul finale di gara sono riuscito a fare anche qualche bel sorpasso. Purtroppo soffriamo ancora di una certa mancanza di velocità in rettilineo, ma in generale il mio feeling con la moto è migliorato. Oggi il nostro obiettivo era finire in top ten e ci siamo riusciti, ottenendo punti importanti per la classifica“.
Il morale è basso, i problemi sono stati di varia natura – politica e tecnica – ma la Desmosedici GP20 ha dimostrato di essere vincente, in una stagione dove tutto è vero e tutto è falso, dove si ride e subito dopo si piange, dove si può disperarsi e poi esultare, dove si può assaggiare la polvere della via di fuga e poi sciacquarsi la bocca brindando sul podio della gara dopo e dove, soprattutto, vale la pena di scommettere sul crederci ancora. Avvincente campionato, ce lo ricorderemo per un bel pezzo!
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