Fabio Quartararo e la sua Yamaha hanno salutato la compagnia ed hanno vinto con margine la corsa di Silverstone, allungando in classifica.
Poco è importato al francese che dalla Pole Position scattasse Pol Espargaro con la Honda Repsol: cinque giri, sorpassi precisi e perentori per risalire dal quarto posto al primo giro, ed andarsene con nessuno nella condizione di poterlo contrastare.
Così la lotta, peraltro avvincente, si è trasferita per le posizioni meno nobili del podio.
Per la Ducati una giornata avara di soddisfazioni: Francesco Bagnaia regge botta per un terzo di gara, poi rimane nella condizione frustrante di non potersi difendere neanche dagli attacchi di piloti di seconda linea e finisce la corsa al quattordicesimo posto.
Il binomio italiano, irriconoscibile rispetto alla seconda gara austriaca di due settimane fa, ha sofferto la mancanza di grip al posteriore, trasformando le aspettative confortanti del secondo tempo ottenuto in prova, nella delusione cocente di una gara da dimenticare.
Anche Jorge Martin, sorprendente e velocissimo debuttante, interprete straordinario della Desmosedici del Pramac Racing, dalle splendide vette che ormai gli sono abituali in prova, deve tornare con i piedi per terra… anzi, è costretto a tornare con tutto se stesso a terra: abbattuto nel corso del primo giro da Marc Marquez, che se ne assumerà la responsabilità, presentando poi le scuse a lui e alla squadra. Il giovane Martin è in forma, e l’incidente lo ha privato di un ruolo di probabile protagonista, senza il quale la gara di Quartararo è stata sicuramente più facile.
Marc Marquez perde la calma spesso ultimamente e, a prescindere dai problemi fisici, al netto di una Honda non certamente tra le migliori avute tra le mani, sta prendendo coscienza di che razza di gente sia salita dalla categoria cadetta quando lui – forzatamente – non c’era.
Lo abbiamo detto e lo ripetiamo: siamo di fronte ad un cambio generazionale, dove il più titolato dei Marquez – nonostante la sempre giovane età anagrafica – fa parte della vecchia guardia e dove, a salire su dalla Moto2, non è stato un elemento singolo ma un gruppetto di piloti veramente velocissimi, già maturi per essere vincenti, e che non portano rispetto o soffrono di timori reverenziali, impegnati come sono a proseguire “vecchie” storie di rivalità tra loro anche nella classe regina.
Per questo diventerà inevitabile che quello che era il talento quasi esclusivo sfoggiato da Marc Marquez (e prima ancora da Valentino Rossi) risulti in qualche modo diluito, anche per quello che riguarda l’attenzione delle Case costruttrici e delle squadre.
Intendiamoci, non stiamo celebrando la fine della parabola vincente di Marc: stiamo solo dicendo che per lui sarà più dura vincere e che al suo rientro gli equilibri che ha trovato sono mutati. Azzardiamo anche che sarebbe stata la stessa cosa anche senza l’incidente.
Ma torniamo a Silverstone e alla Ducati: solo Jack Miller riesce in qualche modo a raggranellare qualcosa in terra britannica. L’australiano (settimo in prova) si rimbocca le maniche, trova un buon ritmo sulla sua Desmosedici ed arriva ad un soffio dal podio, battuto dopo un duello avvincente da Aleix Espargaro, che porta la sua Aprilia verso uno storico terzo posto.
La Casa di Noale finalmente concretizza quanto di buono aveva già fatto vedere nel corso della stagione ed è curioso che il podio conquistato sia stato conteso fino all’ultima curva proprio all’altra compagine italiana.
Per Joan Zarco è buio pesto: le prestazioni del francese, a causa dello smarrita intesa con la moto, sono ben al di sotto di quelle sfoggiate nella primissima parte del campionato, quando avremmo potuto ipotizzarlo a contendere il primato, a Fabio Quartararo, in una sfida al vertice tutta francese.
Zarco soffre lo stato di grazia nel quale si trova il giovane compagno di squadra? Potrebbe essere questa la causa della sua crisi?
Il francese del Ducati Pramac Racing è terzo, il migliore tra i ducatisti, scavalcato da Mir, e vede la vetta distanziato di 70 punti.
La Suzuki a Silverstone ha brillato ma con Rins, secondo, nella gara dove sei Case diverse si sono divise i primi sei posti:
La Yamaha con Quartararo, la Suzuki con Rins, appunto, l’Aprilia con Aleix Espargaro, la Ducati con Miller, la Honda con Pol Espargaro e la KTM con Binder.
E grosse novità sono alla porta: rientra Andrea Dovizioso, che farà coppia con Rossi alla Yamaha Petronas, mentre Franco Morbidelli salirà sulla ufficiale Yamaha Monster Energy,al posto del “licenziato” Maverick Viñales, reso però libero di salire sulla Aprilia. Raddoppia poi l’appuntamento a Misano, dove domani e dopo domani si potrà assistere gratuitamente ai test di Ducati, Aprilia (già con Viñales) e Honda.
Non c’è che dire: anche se Quartararo prende il largo, motivi d’interesse per seguire il campionato fino alla fine non mancheranno.
Un applauso ai ragazzi della Moto3: complimenti a Romano Fenati, che – partito dalla pole – ha vinto, ma anche a Niccolò Antonelli e a Dennis Foggia, che hanno completato un podio tutto tricolore, ed a proposito di tricolore, un applauso anche a Michele Pirro, ancora una volta Campione Italiano SBK con la Ducati Panigale V4R del Team Barny Racing.
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