Non era bastata la vittoria alla North West 200 lo scorso maggio, non era bastato tagliare il traguardo davanti ai mostri sacri delle road races tra il tripudio del pubblico di casa. Qualche mese più tardi, a novembre, il giovane Glenn Irwin ha espugnato anche la Cina in sella alla Panigale R BeWiser, trionfando al Macau Grand Prix 2017.
Un volo aereo interminabile, un’ulteriore ora di traghetto da Hong Kong per approdare finalmente a Macao, ex colonia portoghese soprannominata a giusta ragione “la Las Vegas cinese”: una penisola e un’isola collegate da ponti e illuminate a giorno da sfavillanti hotel e casinò, un paradiso del divertimento dove a fatica si distingue il confine tra il giorno e la notte.
Basta girare l’angolo, tuttavia, per ritrovarsi immersi nel grigiore dei quartieri cinesi, o ancora, tra le case basse e colorate delle aree tipicamente di stampo europeo.
La sensazione, qui, è davvero quella di essere in un altro mondo: i suoni, i colori, ma soprattutto gli odori sono qualcosa di talmente intenso da lasciare a bocca aperta. Non che Macao sia un posto bello nel senso stretto del termine, tuttavia è qualcosa che colpisce, che ti prende dentro, che ti scuote. Un intreccio di culture e sensazioni nel bel mezzo del quale si adagiano le Armco barriers gialle e nere che delimitano il tracciato di gara.
Selezionatissimi piloti provenienti da tutto il mondo si sfidano ogni anno su questo circuito stradale di 6 chilometri tra muri, barriere e grattacieli, su due e quattro ruote, tra F3, WTCC, improbabili serie cinesi e, per finire, le Superbike, fanalino di coda del prestigioso Macau Grand Prix. Già, poiché lo spazio dedicato alle moto in Cina è un’inezia rispetto a quello di cui godono le auto: tre sessioni di prove in tutto, due delle quali addirittura all’alba, con le 1000 cc assurdamente mandate a saggiare per prime un tracciato che, fino a pochi istanti precedenti, era occupato dal normale traffico cittadino.
Mick Grant, Ron Haslam, Kevin Schwantz, Steve Hislop, Robert Dunlop, Carl Fogarty, David Jefferies, John McGuinness, sono solo alcuni degli altisonanti nomi che in passato hanno trionfato al Macau Motorcycle Grand Prix, una delle corse stradali più affascinanti e pericolose al mondo; per alcuni addirittura più pericolosa del Tourist Trophy dell’Isola di Man.
Stretto, tortuoso, il tracciato che si arrampica sulla collina Guia nel centro di Macao è un vero incubo per gli esordienti, un tunnel giallo e nero tra curve troppo simili tra loro.
L’esperienza è la parola chiave, ma le eccezioni non mancano. Tra queste, il ducatista Glenn Irwin, due volte a Macao e subito velocissimo.
Ventisette anni, nativo di Carrickfergus in Irlanda del Nord, una carriera da pilota British Superbike alla quale ha recentemente affiancato le corse su strada, e non a caso, visto che le road races scorrono nel sangue di Irwin da generazioni, con il padre già vincitore di storici eventi quali l’Ulster Grand Prix.
Se nel BSB il talento nordirlandese è da due stagioni al fianco del pluricampione e veterano Shane “Shakey” Byrne, in campo road racing Irwin è un cavallo solitario. Ma un cavallo assolutamente di razza.
Esordi eclatanti e prestazioni di primo piano praticamente ovunque, fino alla decisione, dopo soli due anni, di abbandonare le pericolose road races e concentrarsi solo sulle più sicure piste in seguito alla nascita del figlio Freddie.
Il richiamo della strada, tuttavia, non si è fatto attendere e già a novembre 2016 Irwin affrontava il lungo volo per raggiungere Macao; una vera sorpresa tra le strette curve del Circuito da Guia, costretto però al ritiro in gara mentre si trovava addirittura in quarta posizione.
L’adrenalina delle road races, più forte che mai, ha spinto Irwin a partecipare di nuovo alla North West 200 lo scorso maggio, vincendo la gara Superbike tra il tripudio generale in sella alla Ducati Panigale BeWiser.
A novembre 2017, poi, il ritorno in Cina. Stesso copione dell’anno precedente, con i meccanici del Team britannico PBM, di proprietà del magnate delle pollerie Paul Bird, a preparare accuratamente la grossa cassa spedita in Oriente con tutti i ricambi necessari e la Panigale R di “Shakey” Byrne. Già, la Superbike più aggiornata del Team, per tentare con Irwin l’assalto alla vittoria al Macau GP, una vittoria dal peso macroscopico.
Alle 7.30 del mattino la temperatura è già superiore ai 20° C con un tasso di umidità di oltre l’80%. Macao è una vera e propria sfida fisica e mentale.
L’atmosfera è quasi surreale: la città pare ignara di ciò che succede tra queste barriere dal 16 al 19 novembre; persino i taxisti faticano a comprendere la parola “paddock”, lasciandoci puntualmente sul marciapiede in attesa del successivo, con il quale si ripeterà la stessa scena.
Finalmente riusciamo a raggiungere il tracciato per la prima sessione di libere, appostandoci esattamente dietro le famigerate Armco barriers.
Il rombo del bicilindrico risuona tra i palazzi, unico tra i 28 partecipanti al Macau GP 2017, unico e già velocissimo, con Irwin a mettersi costantemente alle spalle il “re di Macao”, Michael Rutter, otto volte vincitore in carriera in Cina, con il quale Glenn non risparmia una bagarre spalla contro spalla già nell’unica ora di free practice.
Vederli sfrecciare a pochi centimetri dalle barriere è qualcosa di difficilmente descrivibile, faticosamente razionale e totalmente da brivido.
Macao si tinge subito di rosso. Glenn Irwin porta la Panigale R davanti a tutti in ogni sessione di prova, dalle libere alle qualifiche, con oltre un secondo di vantaggio sugli inseguitori.
Poi, nell’ultimo turno, l’impresa: il giovane nordirlandese sgretola il record del Macau Motorcycle Grand Prix girando in 2’23’’081, strappando allo scozzese Stuart Easton un primato che durava dal 2010 (2’23’’616). Ma, ahimè, in modo non ufficiale, trattandosi di una sessione di prove.
Con la Panigale R gommata Metzeler, Irwin si prende la prima casella in griglia per la gara del giorno successivo, primo nordirlandese in pole a Macao dopo Phillip McCallen nel lontano 1995.
Sabato 18 novembre, ore 15.50. Il rettilineo di partenza è gremito di meccanici, ombrelline, fotografi; è tutto così diverso dalle altre road races, è tutto più simile a una vera e propria gara in pista, se non fosse che, dopo qualche centinaio di metri, le Superbike si tufferanno in un labirinto senza vie di fuga, senza possibilità di errore alcuno.
Le poche coloratissime tribune dislocate lungo l’esotico circuito cittadino ospitano avventori pronti a sventolare i programmi al passaggio del gruppo selvaggio delle 1000 cc, l’unica cilindrata ammessa a Macao per le due ruote ormai da qualche anno dopo l’abolizione delle Supersport.
Tutto è pronto per i 12 giri mozzafiato del 51° Macau Motorcycle Grand Prix; gli occhi dei piloti puntati verso la prima velocissima curva, le menti perse chissà dove lungo il tracciato. Davanti a tutti proprio la Panigale BeWiser del Team PBM, squadra inglese con sede in Cumbria ma con pieno supporto da Borgo Panigale.
Allo spegnimento del semaforo Glenn Irwin riesce a mantenere la prima posizione fino alla curva Lisboa, dove il campione in carica Peter Hickman su BMW Bathams SMT prende prontamente le redini della corsa; Irwin, tuttavia, replica a Fisherman’s Bend portando di nuovo la rossa italiana davanti a tutti.
La bagarre per la vittoria è già delineata dopo pochi passaggi: Irwin comanda per circa 1 secondo su Hickman, mentre Michael Rutter e Martin Jessopp, ex compagni di squadra a Macao e autori di una serie di podi in passato con Ducati, sono arretrati di circa 6 secondi sulle loro S1000RR.
Al sesto giro, però, le bandiere rosse: la gara viene interrotta per una terribile caduta proprio a Fisherman’s, un punto che, purtroppo, lascia ben poche speranze.
Così come poche sono le speranze dei piloti costretti a testimoniare l’incidente, rientrando ai box con i volti distrutti, molti addirittura piangendo. Tra questi, proprio Glenn Irwin. I fidati meccanici aiutano il giovane nordirlandese a scendere dalla Panigale, mentre la notizia della morte del pilota inglese Daniel Hegarty inizia a circolare nel paddock.
La gara viene dichiarata conclusa e il risultato valido al quinto giro, con Glenn Irwin vincitore in sella alla Ducati BeWiser PBM. Non che la classifica sarebbe probabilmente cambiata, visto il dominio immediato e assoluto.
Un epilogo decisamente toccante quello del Macau Grand Prix 2017, con un podio senza inno né champagne, in un silenzio carico di domande e lacrime.
Sulla carta, tuttavia, resta la vittoria della rossa di Borgo Panigale, sei anni dopo l’ultimo trionfo a Macao con Michael Rutter nel 2011 (su 1098 Riders Motorcycles).
Una vittoria che, con questo giovane talento nordirlandese, lascia presagire un futuro assolutamente brillante per il duo Irwin-Ducati.
Foto di Diego Mola