Ducati Multistrada 1100: monografia

Ducati Multistrada 1100: monografia

La storia della Multistrada di Treblanche, così esteticamente difficile, ma anche così piacevole da guidare, giunge con il modello 1100 alla sua conclusione.

Dopo la monografia dedicata alla Multistrada 1000, riprendiamo l’argomento per concentrarci sulla sua evoluzione, ovvero la Multistrada 1100, un modello che si differenziava per vari aspetti dalla precedente versione, non solo per la cubatura del motore.

Infatti, quella che fu presentata nel 2006, per essere poi immessa sul mercato l’anno successivo, presentava innovazioni tecniche tutt’altro che trascurabili: oltre al nuovo motore da 1100 cc due valvole con raffreddamento ad aria, anche un diverso fissaggio elastico del manubrio, un nuovo scarico Euro 3 e software ad hoc per il cruscotto multifunzione.

Infine, dato importante, la nuova Multistrada, sia la versione base che la S, fu la prima Ducati a impiegare il nuovo motore 1100 DS; questo, oltre a passare da 992 cc a 1078 grazie all’incremento dell’alesaggio, ora pari a 98 mm, presentava anche una nuova frizione in bagno d’olio (la stessa che montava la GT 1000).

Potenza più o meno invariata, ma tanta coppia in più

Entrando nel dettaglio, verifichiamo subito come il propulsore avesse mantenuto lo stesso rapporto di compressione del 1000 DS, con un aumento in termini di potenza massima in fin dei conti abbastanza limitato (3 cavalli in più per un regime di rotazione superiore di 250 giri), mentre ben più consistente fu il dato relativo alla coppia, che passò da 9,4 a 10,5 Kgm.

Inoltre, la coppia beneficiò di un incremento lungo tutta l’arco di erogazione, mantenendosi sopra i 10 Kgm per un ampio range di utilizzo: un dato che modificava in modo significativo, come vedremo, le sensazioni di guida.

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Il motore Ducati 1100 DS

Il 1100 DS (montato per la prima volta sulla Multistrada 1100) beneficia di un’incremento di 4 mm dell’alesaggio, portato a 98 mm rispetto ai 94 mm del 1000 Dual Spark.

Altra variazione apportata al motore fu l’esordio della frizione in bagno d’olio, più silenziosa, affidabile e modulabile di quella a secco, anche se dotata, per i ducatisti più incalliti, di minor fascino.

La Multistrada 1100 era una moto molto adatta al turismo sportivo, considerata anche la sua predisposizione per l’installazione di borse laterali (come nell’esemplare protagonista di questa foto), da serbatoio, portapacchi con relativo bauletto e navigatore satellitare. Tutti accessori che si rivelavano davvero utili per chi sceglieva questo modello come compagno di viaggio a 360°, piuttosto che per la sola uscita domenicale.

Particolare interessante, il manubrio era fissato alle piastre attraverso dei silent block con anima in gomma posti sotto ai riser per garantire un isolamento ottimale dalle vibrazioni, mentre per l’impianto di scarico l’aggiornamento secondo le normative Euro 3 fu ottenuto attraverso l’introduzione di una sonda Lambda nel precatalizzatore. Inoltre, per ottimizzare il funzionamento dell’impianto stesso, i vari accoppiamenti tra i collettori furono caratterizzati da una tenuta superiore grazie a una guarnizione in grafite con relativa fascetta.

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A partire dal 2007, la famiglia Multistrada è dotata di un nuovo fissaggio elastico del manubrio alla testa di sterzo, realizzato mediante una coppia di silent-block inseriti nella nuova testa di sterzo appositamente progettata. Questo tipo di fissaggio garantisce l’isolamento dalle vibrazioni.

Per aumentare l’affidabilità, e diminuire l’intervallo degli interventi di manutenzione, le guide valvole furono realizzate in bronzo berillio, così da diminuire la frequenza di controllo del relativo gioco, mentre gli alberi a camme furono riprogettati con profili che consentirono un’alzata a velocità pressoché costante e dunque meno soggetta a sollecitazioni, anche per le cinghie dentate.

Il cruscotto fu infine rivisitato a livello di software, prevedendo la funzione di “trip fuel”, vale a dire un contachilometri che si attivava non appena la moto entrava in riserva, dotata anche di un secondo sensore che segnalava quando all’interno del serbatoio rimanevano 3,5 litri di carburante (e non 7 come sulla 1000), cercando così di migliorare l’attendibilità dello strumento: una problematica dovuta allo sviluppo complesso del serbatoio della Multistrada e che, come vedremo in seguito, non fu certo risolta con questo accorgimento.

Pregevole l’impianto frenante, con due dischi semiflottanti da 320 mm all’anteriore abbinati a due pinze Brembo a quattro pistoncini; l’unità posteriore era invece costituita da un singolo disco da 245 mm con pinza Brembo a doppio pistoncino.

Passando alle differenze fra la versione base e la S, da sottolineare come la prima fosse equipaggiata con una forcella Marzocchi da 43 mm e un ammortizzatore Sachs, entrambi completamente regolabili, con quest’ultimo con la possibilità di variare il precarico molla grazie a un apposito pomello, mentre la S prevedeva sospensioni della Öhlins, ovviamente dotate di tutte le regolazioni del caso.

La S era poi impreziosita da vari particolari in fibra di carbonio, fra cui i parafanghi e le cartelle copricinghia, come dal manubrio in alluminio a sezione variabile caratterizzato da una piega diversa rispetto alla versione standard.

Il confronto fra la base e la S, che si contraddistingue per il parafango anteriore e le cartelle copricinghie in fibra di carbonio, per il manubrio in lega di alluminio a sezione variabile, oltre che per le sospensioni Öhlins derivate da quelle montate sulle moto della famiglia Superbike Ducati.

Le due versioni della Multistrada 2007 mantennero gli stessi prezzi dei precedenti allestimenti da 1000 cc vale a dire 12.000 Euro per la base e 13.500 per la S. La Multistrada era disponibile nella caratteristica colorazione rossa, mentre la S era nei colori rosso o nero.

COME VA LA DUCATI MULTISTRADA 1100

Pur non essendo una moto completamente diversa rispetto alla precedente versione, l’acquirente si trovò di fronte a una moto caratterizzata da un livello di affinamento e di prestazioni migliore. La grande riserva di coppia consentiva al pilota di cambiare marcia molto presto: una risorsa preziosa, anche per il motociclista esperto che non vuole guidare sempre al 100% delle sue possibilità.

Inoltre, l’aggiornamento in termini di cilindrata migliorò ulteriormente il tiro ai regimi medio-bassi, che sono poi quelli maggiormente utilizzati nella guida su strada.

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Ne consegue che la spinta del bicilindrico Ducati si faceva sostenuta già a partire dai 3500 giri, continuando imperterrita, con un leggero incremento finale tra i 6000 e gli 8000 giri: dopo tale regime, conveniva passare al rapporto successivo, perché l’erogazione cominciava a perdere forza, anche se proseguiva senza irregolarità di sorta fino al limitatore (8500 giri): resta il fatto che, se si scala un passo di montagna in sella alla 1100, non occorre certo tirare il motore fino a tale soglia per andar forte.

A questo si aggiunge anche una buona silenziosità di esercizio, dovuta sia alla frizione in bagno d’olio che al nuovo impianto di scarico Euro 3, con una più bassa intensità delle vibrazioni: in effetti, il nuovo fissaggio elastico del manubrio riduceva non poco le sollecitazioni trasmesse alle mani del pilota, tanto che sulle prime si aveva una sensazione un po’ strana.

Ad ogni modo, il comfort era notevole, tanto da consentire escursioni dell’ordine dei 100-150 Km, ad andature anche sostenute, senza che il conducente lamentasse stanchezza o indolenzimenti, grazie anche alla nuova frizione, il cui comando risultava sufficientemente morbido e modulabile.

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La Multistrada ebbe una genesi molto particolare, in quanto fu concepita come moto ideale per affrontare il passo della Futa dagli stessi tecnici di Borgo Panigale che a lungo la testarono su questa famosa strada che da Bologna conduce a Firenze; per un certo periodo, si pensò addirittura di chiamarla con il nome del passo, ma poi, per motivi legati a questioni di marketing, questa scelta fu accantonata.

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La Multistrada e il passo della Futa

Si narra che i collaudatori Ducati abbiamo fatto il solco della statale della Futa, la strada che collega Bologna con Firenze, per testare la nuova (nel 2001) Multistrada.

Quello che più colpiva della Multistrada 1100 era in effetti il notevole comfort di guida, grazie a una posizione in sella comoda ed ergonomica, con particolare riferimento alla compattezza nella zona di congiunzione tra sella e serbatoio.

La Multistrada 1100 si confermava così una vera e propria regina delle pieghe su strada, con l’unica pecca relativa all’equipaggiamento degli pneumatici: soprattutto per la S, infatti, a fronte della presenza delle raffinate sospensioni Öhlins, le performance dei pur validi Pirelli Scorpion Sync risultavano leggermente penalizzante, in quanto su una moto del genere sarebbero state senz’altro più adatte coperture sportive.

La taratura delle sospensioni, invece, assicurava il giusto compromesso fra comfort e tenuta di strada, buche e avvallamenti non pregiudicavano mai la stabilità, neppure nei tratti veloci, grazie alla loro corsa lunga, ma ben frenata idraulicamente.

Un ottimo compromesso, dunque, reso ottimale dalla discreta protezione aerodinamica offerta dal piccolo cupolino in due pezzi, uno solidale alla carrozzeria e l’altro al manubrio, oggetto viceversa di qualche perplessità a livello di design.

Visto che siamo arrivati al capitolo dei difetti, da segnalare, nonostante l’upgrade, la notevole imprecisione da parte della funzione “trip fuel”, vale a dire quella che, attraverso la strumentazione, indica quanti chilometri mancano prima di essere costretti a effettuare il prossimo rifornimento di carburante.

Allo stesso modo, poco efficaci erano gli specchietti retrovisori, posizionati in modo tale da non consentire una visuale ottimale.

LA STORIA

La Multistrada 1100 non ebbe purtroppo una vita commerciale particolarmente lunga; dopo la sua apparizione nel 2006/2007, fu confermata tale e quale nel 2008, con l’unica modifica di un nuovo lettering: il nome del modello, riportato sul fianchetti posteriori e la tipologia di versione (1100/1100 S), indicata sulle carene anteriori, furono realizzati con un nuovo carattere, che all’epoca contraddistingueva i nuovi modelli Ducati.

Nel 2009, la Multistrada 1100 S divenne disponibile, oltre che nei tradizionali colori rosso e nero, anche in un inedito bianco perla. Poche modifiche, quindi, a testimonianza di come la Multistrada disegnata da Terblanche avesse ormai fatto il suo tempo, sia a livello di stile che di prestazioni: nel 2010, arriva quindi la nuova Multistrada 1200 dotata del motore Testastretta 11° quattro valvole.

La versione S, a partire dal 2009, fu disponibile anche in un particolare colore bianco perla; a fianco, primo piano del nuovo lettering e posizionamento delle scritte identificative del modello. Si tratta di una modifica apportata nel 2008.

CONCLUSIONI

La storia di questo particolare modello, così esteticamente difficile, ma anche così piacevole da guidare, giunse così alla sua conclusione; resta il fatto che la Multistrada introdusse una nuova tipologia di moto, capace di eccellere su ogni percorso, grazie a ottime prestazioni sportive, ma con tutto il comfort necessario e la versatilità per disimpegnarsi in modo efficace sia nell’uso quotidiano che in quello turistico: una flessibilità di utilizzo che poi ha fatto scuola e che è stata ripresa efficacemente anche dalla nuova generazione di Multistrada con motore quattro valvole. Al giorno d’oggi è possibile rintracciare sul mercato dell’usato valide proposte di Multistrada 1100 offerte a prezzi ragionevoli: non è difficile, infatti, poterne acquistare una in buone condizioni a quotazioni che partono da 3500 Euro.

Foto Archivio Mondo Ducati e Ducati

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