Era il giovedì precedente il Gran Premio d’Italia del 2002, la sala sopra ai box dell’Autodromo Nazionale del Mugello era stata preparata per le grandi occasioni: entro breve, tutto il mondo avrebbe potuto ammirare le forme della Desmosedici MotoGp con la quale la Ducati avrebbe intrapreso una nuova avventura.
Finiva l’era delle 500 a due tempi e finalmente, con le 1000 a quattro tempi pronte a rombare, la Marca di Borgo Panigale aveva trovato l’interesse, anche strategico, di scendere in lizza nella massima categoria del motorismo a due ruote. In quella sala gremita, tutti i maggiori artefici del progetto presero la parola, svelando programmi, dati e ambizioni, fino a che il telo rosso che copriva la moto non fu sollevato.
La platea era gremita: giornalisti, fotografi, operatori, campioni di ieri e campioni di oggi. Tra questi, Loris Capirossi, in quel momento pilota Honda in forza al Team Pons, se ne stava seduto nelle prime file, con accanto la moglie Ingrid. Un uomo, Loris, con sua moglie, Ingrid, pronta a sostenerlo in maniera discreta nelle sue decisioni.
Era questo che si percepiva quel giorno ed era facile immaginarsi che sarebbe stato il pilota di Borgo Rivola uno dei due chiamati a debuttare con la Desmosedici. Il resto, fino ad arrivare a oggi, è storia scritta.
Sono passati cinque anni e quel binomio cementato da identica passione e dialetto simile, tra la Ducati e Capirossi, sta per sciogliersi. Adesso la Ducati è sul tetto del mondo, ora che tutti inseguono la Desmosedici, senza raggiungerla. E’ tempo dunque di bilanci, di stabilire quali ricordi possono trovare posto nella valigia e di passare in rassegna le rinnovate ambizioni.
Loris accetta di parlarne, partendo dall’inizio: “Sono entrato nella famiglia Ducati alla fine del 2002, quando abbiamo fatto i primi test e posso assicurarti che ho trovato una grande passione. Ho trovato colleghi appassionati di moto, persone che amano fare questo mestiere, lavorare in questo mondo.”
Loris attacca a parlare usando due termini chiave, quelli che saranno comuni a lui e a Ducati Corse per tutti questi anni vissuti gomito a gomito: famiglia e passione.
“E’ stato bello: la prima volta che sono salito sulla moto è stato molto emozionante. Lo è stato per cinque anni e lo è ancora adesso!”
La Ducati debuttava nel 2003 ed era a Loris che si chiedeva di portare in dote tutta la sua esperienza di vita, spesa fin da giovanissimo sulle moto da Gran Premio.
“Ho portato l’esperienza acquisita in tanti anni, sono arrivato e loro avevano fatto appena i primi test. La moto era sicuramente da mettere a posto; provammo tantissime versioni del telaio e ci impegnammo nel testare moltissime regolazioni diverse. Anche grazie alla mia esperienza, mettemmo a punto un metodo di lavoro che si avvalesse della telemetria in maniera differente da quanto non fossero abituati a fare in Superbike. Loro erano molto veloci nel recepire, capivano le cose al volo: sono stati sempre molto bravi.”
Quindi è questo che ha stupito Loris da subito… “Sì, loro sono ancora adesso molto reattivi. Hanno fatto degli incredibili passi in avanti nella gestione in questi anni.”
Capirossi è stato osannato come un vero e proprio portabandiera della Ducati: non pensa che sia ormai fuori luogo questa immagine così romantica in un mondo dove lo spazio al sentimento umano viene eroso sempre di più da altri tipi di interesse?
“Penso che io sia stato la bandiera di questa Desmosedici – è la decisa rivendicazione di Loris – perché comunque l’ho vista nascere e l’ho portata per primo alla vittoria! Ho lavorato allo sviluppo di questa moto e mi sento un po’ come se ne fossi un padre, questo è chiaro! Poi le cose sono cambiate e abbiamo deciso di percorrere strade diverse nel 2008, ma la Ducati rimarrà sempre nel mio cuore!”
Nel cuore di Capirossi resteranno molti ricordi belli di questa avventura in tuta rossa, sia per le vittorie, sia per la gente che si è trovato a fianco nel lavoro, sia per i tifosi.
“Sono tantissimi i momenti belli vissuti con la Ducati. Su tutti mi vengono in mente il miglior tempo nei test invernali di Barcellona e la vittoria, su quella stessa pista, nel 2003: pensa che a casa mia a Montecarlo, ho in salotto la moto che mi permise di vincere in quell’occasione! Con la mia squadra sono riuscito a creare un legame bellissimo, che non si ferma all’essere un bel rapporto di lavoro, ma che è anche fatto di profonda stima reciproca, costruito grazie all’entusiasmo che abbiamo condiviso insieme. Ho poi avuto la fortuna di essere sostenuto da tifosi che mi hanno seguito sia che corressi con la Yamaha, con la Honda, con l’Aprilia o con la Ducati. Adesso spero che anche i ducatisti continuino a seguirmi nella mia nuova avventura con la Suzuki.”
Continuiamo a parlare della Desmosedici: una moto che ha messo subito in chiaro il suo valore, una moto che ha messo subito paura ai suoi avversari… “Noi siamo sempre stati competitivi tranne che nel 2004, perché la moto era nata male, figlia di un progetto sbagliato. La forza che la Desmosedici ha sempre dimostrato scaturisce dalla grande passione dell’Azienda, unita al fatto che essa si sia dimostrata anche molto forte a livello ingegneristico. Adesso Ducati è un Marchio importante in MotoGP e chi vuole vincere sa che dovrà batterla! Penso che sia una soddisfazione enorme anche per me, che l’ho vista nascere e l’ho aiutata a crescere, oltre che per l’Azienda che ci ha messo tanto del suo.”
Sentiamo, adesso, come Capirossi, parlando della Ducati e di Stoner, spiega il fatto che si discuta della ripartizione del valore dell’una e dell’altro, cosa vecchia quanto le corse, mentre i suoi risultati sono sotto le aspettative, anche se a inizio anno era lecito aspettarsi il contrario…
Loris prende un bel respiro e poi risponde: “Beh, effettivamente penso che Casey sia la rivelazione di questa stagione sotto diversi punti di vista. Ha un talento incredibile, sta andando veramente forte e non ha commesso nessun tipo di errore. Io penso che gran parte del merito sia suo – taglia corto – Ha raggiunto un feeling con la moto che io continuo a faticare a trovare. Quella di quest’anno è una moto particolare, che non si addice benissimo al mio stile.”
Che cosa, in particolare, differenzia la moto di quest’anno da quella dell’anno scorso, quali sono le sensazioni di Capirex?
“Praticamente è cambiata in tutto – a tal proposito, giova ricordare che da quest’anno siamo passati a moto nuove data la riduzione della cilindrata da 1000 a 800 cc – Sulla moto dell’anno scorso avevamo lavorato per tanti anni, in quella attuale la gestione è diversa, mi crea difficoltà e non riesco a farla girare di forza.”
Così, Casey Stoner, al quale Loris avrebbe dovuto fare da chioccia, domina alla grande; un compagno di squadra che, fino ad adesso, ha lasciato a tutti poche briciole.
Qual è stato il rapporto che Loris ha avuto con i colleghi che hanno condiviso l’avventura con lui nel Team Ducati?
“Con Troy Bayliss ho condiviso il debutto della Desmosedici. Lui è stato il mio primo compagno di squadra, anzi, io il suo compagno di squadra, dato che lui era già un uomo Ducati! E’ subito nata un’amicizia e una stima che continua ancora adesso: è mio vicino di casa e spesso viene a trovare mio figlio. Tra l’altro, io sono un suo grande tifoso. Poi è arrivato Carlos Checa. Lo conoscevo da tanti anni, ma con lui non sono riuscito a creare un legame che andasse oltre l’ottimo rapporto di lavoro che comunque abbiamo condiviso. Sete Gibernau era già mio amico dall’inizio della sua carriera e ci sentiamo ancora adesso, perché abbiamo delle passioni in comune. Infine Casey, un bravo ragazzo con molto talento. Come compagno di squadra ho un ottimo rapporto anche con lui.”
Loris Capirossi ha 34 anni, una vita divisa pressoché a metà tra quella prima e quella durante le corse in moto.
“Ho iniziato a correre a 14 anni – racconta – quindi sono oltre vent’anni che pratico questo sport. Sono veramente tanti, ma continuo ad avere questa grandissima passione. Tutte le volte che salgo in moto provo emozione, quindi gli anni non mi pesano, anzi! Mi ritengo una persona fortunata, perché nella vita sono riuscito a fare quello che mi piace di più, cioè correre in moto!”
A rinfrescare e a condire di nuovi sapori questa passione di Loris il cambio di marca il prossimo anno.
“Sarà una motivazione extra, quella di cambiare team. Fra l’altro, stanno dimostrando di andare molto bene. Sono molto affascinato, attratto da questa nuova avventura. Il mio obiettivo principale rimane finire bene questa stagione per poi continuare a far bene nella prossima.”
Dove Loris cercherà di fare qualche sgambetto alla Ducati…
“Assolutamente! L’anno prossimo, la Ducati sarà, come ho già detto, l’avversaria principale per tutti e anch’io cercherò di batterla; so che non sarà facile, però io corro per quello, per cercare di vincere!”
Approfittiamo di Loris e della sua lunga militanza nei GP per scrutare nel futuro: ha iniziato negli anni Novanta, quando non si vedeva la luce nel tunnel rappresentato dal dominio dei piloti americani e australiani, poi sono arrivati lui, Valentino Rossi e Max Biaggi che ci hanno fatto vivere questa splendida epopea di dominio dei piloti italiani, che sarà difficilmente ripetibile quando appenderanno il casco al chiodo.
Loris è cosciente della grande era che stiamo ancora vivendo e commenta così: “Il vivaio italiano ha sempre proposto dei grandi campioni. Io ho vissuto gli anni Novanta fino ad oggi in modo assolutamente fantastico per il motociclismo nazionale. Penso, però, che, nonostante la grande passione che c’è in Italia per questo sport, nel momento in cui io, Valentino e Biaggi non correremo più, la tendenza subirà una sterzatina…”
Chi è, semmai, che potrebbe raccogliere la loro eredità?
Ecco la risposta di Capirossi: “Vedo bene Dovizioso, e poi non dimentichiamo che Melandri è ancora molto giovane e avrà la Ducati l’anno prossimo. Poi c’è De Angelis – da considerarsi italico, più che italiano – Staremo a vedere, perché è sempre molto difficile stabilire chi potrà essere il sostituto di questo o di quell’altro…”
Appassionati della Ducati, ma anche sostenitori dei piloti italiani, non possiamo che confidare nel prolungamento di questa epopea: sotto questo aspetto, non si può che applaudire alla scelta da parte di Loris di sistemarsi alla Suzuki, piuttosto che accettare un ruolo per certi versi in disarmo, con la Ducati che lo voleva in qualche modo premiare per i meriti acquisiti.
“Il fatto che la Ducati mi abbia proposto una moto ufficiale è stata comunque una bella cosa, però correre inquadrato in un team esterno non coincideva con i miei obiettivi. Ho scelto di correre per un’azienda importante, quale è la Suzuki, e contribuire alla messa a punto della loro moto, utilizzando tutta l’esperienza che ho.”
Il 2007 è l’anno in cui Loris è diventato papà del piccolo Riccardo.
Gli chiediamo come questo lo abbia cambiato: “Mi ha cambiato solo ed esclusivamente in meglio. Sono una persona felicissima. Nella vita ho avuto tanto e spero di meritarmi ancora qualcosa di interessante, però la nascita di mio figlio è stata la cosa più bella: non esiste vittoria che possa avermi dato una gioia così grande. Riccardo è bravissimo, dorme la notte… è fantastico! Ingrid e io siamo felicissimi!”
Dal prossimo anno la Ducati perderà un pilota e guadagnerà un fiero e leale avversario.
Loris è l’unico fino a ora che si sia guadagnato il rispetto totale di Valentino Rossi, l’unico con il quale Valentino non si sia mai neanche sognato di mettere in pratica il giochetto della demolizione psicologica, il rider che merita un posto privilegiato tra quelli che hanno fatto grande il Marchio di Borgo Panigale nelle competizioni.
Più di uno di noi, nel 2008, dovrà sdoppiare le proprie passioni…
Foto Marco Rimondi e Ducati Corse