Alvaro Bautista, pilota spagnolo nato nel 1984, è stato Campione del Mondo 125 nel 2006. Il 2018, in sella a una Gp 17 schierata dal team di Angel Nieto, è per Bautista il sedicesimo anno nel Motomondiale, il nono in MotoGp, il secondo con Ducati. Ma il rider di Talavera de la Reina saluta la compagnia, in quanto il prossimo anno debutterà nel Mondiale Superbike nel Team ufficiale Ducati Aruba. L’accordo ha suscitato le polemiche di due piloti interessati, il sostituito Marco Melandri (“Mi avevano detto che quelle su Bautista erano solo voci”) e Xavi Fores del Barni Racing team (“Se volevano un pilota spagnolo veloce potevano rivolgersi a me”), mentre ha ricevuto il plauso di due piloti storici di Ducati come Carlos Checa e Ruben Xaus.
Abbiamo incontrato Bautista a Misano: peso piuma, calzini giallo fluo, baffi e capelli biondi; un ciuffo azzurro come gli occhi, occhi che si sgranano quando Alvaro parla di moto e di corse.
Parliamo subito del futuro, nel 2019 passerai al mondiale Superbike con il team ufficiale Aruba. Com’è nato questo accordo e cosa ti aspetti da questa nuova esperienza?
“L’idea di andare in Superbike è nata dopo i movimenti di squadre e piloti della MotoGp che ci sono stati a inizio stagione. Purtroppo, in quel momento noi eravamo un po’ in difficoltà con la moto nuova, la GP17, perché ancora non avevamo un setting con cui io mi trovassi bene. I risultati non erano quelli che ci aspettavamo, per noi si sono chiuse molte porte e alla fine sono rimaste solo opzioni non molto competitive. Allora Ducati mi ha proposto di andare nel Mondiale Superbike con la squadra ufficiale e la nuova Panigale V4. So che è un campionato diverso, ma la riflessione che ho fatto è questa: è vero che mi piace correre, però mi piace anche vincere e lottare per vincere, e so che nella MotoGp se non hai una factory bike, se non stai in una squadra ufficiale è difficile. Puoi fare tra i primi dieci, forse tra i cinque, però difficilmente puoi lottare per vincere o per avere buoni risultati. Credo invece che la Superbike sia un campionato in crescita: vedo che là ogni anno c’è più show, con il regolamento delle due gare, una al sabato e una la domenica. Andare in Superbike con Ducati è una cosa che mi motiva, almeno so che ho una squadra molto esperta, una moto molto competitiva, e credo di poter lottare per la vittoria: per i piloti è una motivazione, è per questo che l’idea mi è piaciuta”.
Sarà tutto nuovo: i tracciati, il calendario, anche l’ambiente del paddock sarà una novità assoluta per te, che da sedici anni sei dentro al Motomondiale. La moto invece sarà nuova per tutti, anche per il tuo compagno di squadra, per gli altri piloti Ducati e per gli ingegneri. Come pensi che preparerai questo passaggio?
“Veramente non lo so. Alla fine, come hai detto, ci sono alcune piste che per me saranno nuove, e saranno nuovi anche l’ambiente del paddock, anche la maniera di affrontare il weekend: ci sarà la Superpole il sabato, poi una manche, poi alla domenica un’altra manche, bisognerà capire bene come gestire tutto il fine settimana. Diciamo che per adesso non ho pensato a questo al cento per cento. In ogni caso, la sfida di andare su nuove piste e vedere facce nuove mi piace”.
Invece la moto? Cosa ti aspetti dalla nuova V4?
“Sarà la prima volta che guido una moto derivata di serie in pista. Sarà tutto nuovo, le gomme, il telaio, il motore, l’elettronica, sarà tutto da capire e lo faremo”.
Hai parlato con qualcuno, ad esempio con il test team?
“No, mi hanno detto che la moto si muove un po’ più della MotoGp, chiaramente, perché il telaio è diverso. Mi hanno anche detto che le gomme sono un po’ più morbide di queste, e per me va bene perché sono leggero: penso che questo potrebbe essere ideale per il mio stile di guida”.
Sai che potresti rappresentare una nuova era Ducati? Nel 2019 sarai alla terza stagione con le moto di Borgo Panigale – sia su MotoGp e che su derivate di serie – senza mai salire su una bicilindrica.
“E’ un piacere far parte della storia Ducati, perché Ducati è una factory molto competitiva, dall’inizio della sua storia ha sempre spinto per ottenere il massimo”.
Che sensazioni hai avuto alla guida della Ducati da MotoGp?
“Beh, è strano: all’inizio mi è sembrata una moto che andava solo bene, da subito; poi però quando inizi a girare di più inizi a capire dove sono i vantaggi e dove i difetti: allora devi riuscire a decidere cosa sfruttare e cosa no. Insomma quando sali in sella ti sembra una moto subito facile e sei veloce: è successo a me, è successo a Miller, è successo a Jorge, succede a tutti. Poi quando scopri i difetti e i vantaggi devi capire bene come sfruttare la moto, tuttavia penso che abbia tanto potenziale”.
Sei soddisfatto della stagione 2018, a parte le difficoltà dei primi momenti?
“Sì, credo che quest’anno il livello della MotoGp sia stato molto alto e che le differenze siano state veramente piccole; come tempi siamo molto vicini ai primi, ma se guardi le posizioni vedi nono, decimo, quinto; per questo motivo è difficile stare davanti se non hai una moto ufficiale. Adesso nella griglia ci sono dieci moto ufficiali che sono difficili da battere, per quanto mi riguarda penso che stiamo facendo il massimo. Sono contento perché sto migliorando anche come pilota, in confronto con gli altri anni”.
Ciabatti, quando ha spiegato le ragioni del tuo passaggio in SBK, ha detto che eri osservato speciale, e che i risultati – spesso nella top ten – hanno convinto.
“Sì, devo dire che i tecnici Ducati dopo ogni prova e dopo ogni gara vengono sempre nel nostro box. Sento che c’è attenzione nei nostri confronti”.