Perché realizzare una special motorizzata Ducati e chiamarla con il nome di una celebre Moto Guzzi storica?
Lo abbiamo chiesto a Giordano Loi, scultore, tecnico e motociclista sardo che ama porsi a metà strada tra l’arte e la meccanica, la teoria e la pratica, il sacro (in questo caso le forme del mondo organico) e il profano (il mezzo di locomozione con due ruote e un motore).
Questa Astóre Supertwin rappresenta la sua ultima creazione, dopo che in passato aveva già realizzato altre special (anche se definirle così ci sembra riduttivo) sulla base di modelli provenienti da Borgo Panigale.
“Come spesso succede, – spiega Loi – il nome di questa moto è nato quasi per caso. Il suo design doveva ricordare quello di un rapace. Da parte mia, infatti, c’è sempre stata la ricerca di coniugare forme assimilabili al mondo animale, sposandole con la meccanica. L’idea di base, dunque, era questa. Poi, una volta modellata e assemblata la moto, un mio amico-collaboratore se ne è uscito fuori dicendo: ‘Somiglia proprio a un astoreddu!‘ Dalle nostre parti, in Sardegna, l’astóre è piuttosto diffuso. Per dirla tutta, all’epoca io non sapevo nemmeno che esistesse l’omonima Moto Guzzi!“
E’ stato così, dunque, che quella che una volta era una Super Sport 350 è stata ribattezzata Astóre, italianizzando quello che le era stato dato come soprannome dialettale.
Leggera e aggressiva come un rapace: sono queste le caratteristiche della special concepita e realizzata dallo stesso Loi, il quale ne sta portando avanti il progetto da oltre dieci anni.
“E’ iniziato tutto nel 1999, visto che la moto in questione è quella che uso personalmente per divertirmi su strada. Inizialmente aveva un cilindrata di 350 cc, poi è diventata 580 cc, fino ad arrivare agli attuali 944 cc, passando per un ulteriore step di 750 cc.“
Un eterno “work in progress” dunque, non un progetto con un inizio e una fine ben definiti, sia dal punto di vista tecnico che da quello stilistico, come ci spiega Loi proseguendo il discorso: “Il percorso creativo che ho portato avanti riguarda il concetto di una scultura che, già a livello statico, richiama il movimento. Una potenzialità che, una volta attivato il dinamismo tramite il motore, trova conferma nelle doti di guida della moto stessa, passando quindi da un dinamismo potenziale a un dinamismo effettivo.“
E’ questo, in sintesi, lo stile di Giordano Loi, il suo marchio di fabbrica. Secondo lui, la motocicletta deve avere delle forme tali da invogliare l’osservatore ad accarezzarne le superfici.
“Non tollero le moto tutte spigoli, perché in natura non esistono certe forme. La considerazione che noi abbiamo del bello è scritta nel nostro DNA. A livello percettivo, quindi, riteniamo bello qualcosa che ci farebbe piacere anche toccare. Secondo me, dunque, il design delle motociclette dovrebbe vertere sul ritorno alle forme organiche. Ormai, infatti, è stato sperimentato praticamente di tutto, ma solo queste ultime si dimostrano intramontabili, belle in senso assoluto.“
Nel plasmare le forme dell’Astóre, Giordano ha messo in pratica tutta la sua abilità di modellista, che lo contraddistingue per la capacità di creare le relative sovrastrutture completamente a “mano libera”, senza utilizzare pezzi, per quanto modificati, provenienti da altri modelli, come fanno in molti.
“La tecnica che utilizzo è la stessa della scultura classica. – dice Loi – Di solito lavoro direttamente sulla moto nuda, sulla quale rimangono solo gli elementi strutturali, come telaio, sospensioni, ruote, motore, ecc. In questo modo, è possibile valutare per bene gli ingombri. I volumi vengono modellati con l’argilla e, una volta definiti quelli relativi a un lato della motocicletta, arriva la parte più difficile, vale a dire riprodurre anche l’altro lato rispettando la massima simmetria!“
In questo caso, naturalmente, Loi non può contare sul supporto tecnologico in uso presso le grandi aziende, che permette di replicare specularmente qualsiasi tipo di superficie.
“Nel mio caso, – racconta l’appassionato sardo – bisogna utilizzare la tecnica dei maestri di un tempo, che consiste nell’uso del compasso, individuando vari punti e calcolandone la distanza, facendo in modo che vi sia la massima rispondenza tra i due lati.“
Al giorno d’oggi, un altro elemento che costituisce parte integrante del design di una moto è l’impianto di scarico. Nel caso dell’Astóre Supertwin si è passati attraverso una lunga serie di soluzioni diverse per poi giungere a quella attuale, caratterizzata da un layout di tipo due in due che termina con silenziatori fortemente rialzati.
Ecco i motivi di questa scelta: “In effetti, la scelta dello scarico è stata un po’ tribolata. – prosegue Loi – Per quanto riguarda la forma dei silenziatori non avevo dubbi, visto che mi sono sempre piaciuti quelli a sezione circolare, belli nella loro semplicità, mentre in merito alla loro disposizione penso di aver cambiato almeno cinque o sei volte i collettori! All’inizio, infatti, ho provato una soluzione due in uno, che però non mi soddisfaceva, anche perché non permetteva al motore di esprimersi a dovere. Con il due in due la situazione è decisamente migliorata e, anche a livello estetico, ha conferito all’Astóre maggiore aggressività.”
Lo stile di Loi trae ispirazione dalla natura: la moto viene vista come un animale pronto a scattare in avanti. Un dinamismo potenziale che si traduce in pratica.
Ne è uscita fuori una moto particolarmente compatta e maneggevole, frutto, oltre che dell’accurato lavoro a livello di design, anche di un sostanziale intervento tecnico relativo al telaio.
“La collaborazione con Pierobon si è rivelata preziosissima. – spiega Loi – Oltre ad avere già 50.000 Km sulle spalle, infatti, il telaio possedeva delle geometrie un po’ troppo conservative. Per questo è stato completamente revisionato e ridefinito a livello di quote, riducendo di circa un grado l’angolo di inclinazione del cannotto di sterzo, introducendo alcuni traversini di rinforzo e rendendo la parte posteriore scomponibile, come sulle migliori sportive, anziché fissa. Così facendo, la moto è diventata molto più precisa, senza perdere nulla a livello di stabilità nei curvoni veloci.“
Nel definire le principali quote ciclistiche, Loi ci racconta che l’Astóre è stato reso geometricamente simile alla Millona NCR. L’off-set delle piastre di sterzo, invece, è rimasto quello della Super Sport di serie.
Un altro intervento importante è stato effettuato dalla Mupo sulle sospensioni. L’ammortizzatore è stato sostituito con un’unità completamente regolabile, mentre la forcella è stata dotata di una nuova cartuccia interna.
“Così equipaggiata, la moto è avanti anni luce rispetto alla configurazione di serie. – illustra Giordano – Adesso, qualsiasi click si dia alle sospensioni determina cambiamenti effettivi.“
Alla luce di tutto ciò e in base agli ottimi risultati che Loi è riuscito a ottenere con la sua moto, l’appassionato sardo si dispiace soltanto che la Casa di Borgo Panigale non abbia pensato, in questi ultimi anni, di proporre un’erede di quella Super Sport che ha fatto sognare (e continua tuttora) intere generazioni di ducatisti.
“E’ un vero peccato che la Ducati non si sia impegnata nel fare una nuova SS. E’ quella la moto che manca e che serve a chi, come me, vuole un mezzo sportivo semplice e leggero, pronto ad affrontare le curve sia in strada che in pista. E’ inutile proporre modelli da 150 Cv che, per essere guidati, dovrebbero richiedere il porto d’armi invece della patente!“
Loi lo dice in modo colorito, ma il concetto è chiaro: anche se i tempi sono cambiati e il mercato deve fare i conti con nuove tendenze, la Super Sport rappresenta comunque un concetto di moto cui molti sono rimasti affezionati.
Del resto, non ci vuole molto a immaginare l’attuale bicilindrico Ducati raffreddato ad aria con un telaio in stile Desmosedici RR (come peraltro è già stato fatto sul nuovo Monster), un bel forcellone monobraccio, cerchi leggeri e una semicarenatura che, magari, riprenda in parte le linee della stessa Desmosedici.
Noi la buttiamo lì!
Foto Giordano Loicco i mo
SBK a Jerez: avanti tutta!
A Jerez de la Frontera, seconda tappa del campionato SBK, si ri-accende lo spettacolo con Ducati protagonista. Doppietta di Redding e secondo posto in gara 2 per Davies.
Ducati 900 SS di Luca Ferri
La SS di Pierre Terblanche merita tutta la nostra attenzione in quanto è una moto molto maneggevole e divertente, soprattutto nella versione da 900 cc.