Baldassarre Monti, cuore impavido

Il parmense protagonista con la Ducati nella Superbike degli esordi.

Aveva ventisei anni, era il 1987, quando Baldassarre Monti salì per la prima volta su una moto alla quale sarebbe rimasto per sempre legato.

I fratelli Castiglioni avevano da poco rilevato la Ducati dal gruppo statale Finmeccanica. La nuova proprietà si accorse subito che rilanciare l’Azienda di Borgo Panigale significava continuare a farle percorrere quel sentiero che era stato faticosamente tenuto aperto da Taglioni, Farné e dalla scuderia NCR.

La Ducati aveva bisogno di correre.

Correre era vitale: significava rafforzare la vocazione, mai venuta meno, alla competizione e quindi alla sfida sul piano tecnico.

La Ducati del rilancio, nata per competere e adattata per la strada, si chiamò 750 F.1 e “Sarre” Monti si innamorò di quella: “E’ la moto migliore che abbia mai usato! – dichiara Monti – La migliore in assoluto. Con quella moto ho corso e ho vinto il Campionato Italiano BOT nel 1987. Bordi mi dava una moto diversa ogni settimana: quando avevo la Santamonica, quando la Laguna Seca! Ho provato tutte le versioni della F1, per farla breve.

Balsassarre ci spiega, poi, com’è diventato un pilota Ducati: “Nel 1986 correvo nella classe 350 e dopo la prima corsa sono subito stato chiamato dal Gruppo Cagiva.

Poi, però, è arrivata la Ducati 851, con il celeberrimo motore a quattro valvole.

Sì, l’Ingegner Bordi mi chiamò a casa, nell’estate del 1988, a fine agosto, e mi chiese se fossi interessato a correre a Misano nella Superbike tricolore. In gara arrivai quinto o sesto, non ricordo, però girai più forte di Lucchinelli.

Per Monti si aprono le porte del campionato del mondo: nella squadra gestita da Marco Lucchinelli, nel 1989, il pilota emiliano fa coppia con Raymond Roche, terminando ottavo nella classifica finale, un piazzamento senz’altro onorevole, soprattutto per un debuttante su di un palcoscenico, quello della WSBK, che a ogni gara riesce ad accentrare nuove attenzioni da parte degli appassionati.

Ottavo senza aver preso parte alle ultime due gare: Australia e Nuova Zelanda!

Tuttavia, la delusione è dietro l’angolo: “Alla fine di quella stagione mi fu proposto da Claudio Castiglioni in persona di tornare a correre nel campionato italiano, perché loro avevano preso Giancarlo Falappa. Io, che volevo disputare il mondiale come avevo fatto l’anno prima, ci rimasi molto male e mi accordai con il Team Rumi – la squadra del campione del mondo Fred Merkel – per correre con la Honda.

Con la RC30, il 1990 inizia per Monti un po’ in sordina: “La mia moto non era la numero 1, però poi, durante la 8 Ore di Suzuka di quell’anno, Merkel si fece male. Così andai a disputare la gara di Sugo da solo. Ecco, da lì in poi (Baldassarre arrivò secondo in Gara-1 e terzo in Gara-2, ndr) le cose cambiarono. Non riesco a capire perché, ma è probabile che con Fred Merkel fuori dai giochi, i giapponesi abbiano passato a me il materiale migliore.

Infatti, anche nella gara seguente, sulla pista di Le Mans, dopo essere partito in pole, Baldassarre raccoglie due quarti posti.

Partenza al palo anche a Monza e vittoria sfiorata per sette centesimi: a precederlo di così poco sul traguardo fu Fabrizio Pirovano.

Alla fine di quella stagione, l’ottavo posto con 149 punti rappresenterà il bottino di Sarre.

Nel 1991, la Honda RC30 era al capolinea in quanto a competitività e per Monti la stagione fu veramente povera di soddisfazioni. Ventiseiesimo nella classifica finale con 29 punti: non c’era certamente di che esaltarsi! Andò un po’ meglio nel 1992: Monti e la Honda finirono diciassettesimi con 41 punti. La stagione seguente, nonostante il passaggio tra le fila del Team Yamaha, durante la quale rafforzò la sua grande amicizia con Fabrizio Pirovano, il pilota di Parma non riuscì comunque a ottenere che magre soddisfazioni e alla fine fu venticinquesimo con 30 punti.

Tuttavia, il 1993 segnò anche il ritorno di Sarre in sella a una Ducati, nel campionato italiano: nella gara della Superbike a Misano, la Ducati 888 gestita dal Team De Cecco permise a Monti di tornare alla vittoria in una gara. Il teatro era il circuito Santamonica. Monti vinse anche la gara di Vallelunga.

Baldassarre e la Ducati 916 erano ormai vicini: “Fu una rivista specializzata a chiamarmi a Monza, nel 1992, per farmi provare la Ducati 916 e la Yamaha OW055, – racconta ancora Sarre – la Ducati andava molto forte!

Così, convinto dalle doti della nuova moto di Borgo Panigale, Monti passa tra le fila del Team Rubatto: “Andai a correre nel campionato tedesco, dove vinsi subito la prima gara. Poi sono andato a correre il Tourist Trophy all’Isola di Man. Mi avevano fatto un’offerta abbastanza buona, avevo la 916, una moto fantastica.

C’erano dunque tutti i presupposti per fare bene.

Purtroppo, però, il destino era in agguato: “Sono caduto e ho battuto la testa. Di quei momenti non ricordo niente: mi hanno raccontato che finché sono stato in gara avevo il terzo tempo. Io non mi ricordo neanche di essere andato là per correre…

Quella caduta in gara segnò di fatto la fine della carriera di Sarre. Fu un botto tremendo, che fece temere a lungo per la sua vita e che riportò la terribile gara dell’Isola di Man alla ribalta sulla stampa italiana.

I miei duelli più belli in carriera sono stati con Fabrizio Pirovano, nel campionato mondiale e in quello italiano. Con lui ho avuto un ottimo rapporto allora, come ce l’ho ancora adesso: è stato uno dei pochissimi a venirmi a trovare a casa quando ero messo male per via dell’incidente al TT. Con Fabrizio, nel mondiale e nell’italiano, dividevo il motorhome. In ogni caso, io ero amico di tutti, vivevo bene con tutti.

Baldassarre Monti è stato uno di quei piloti capaci di entusiasmare le folle, generoso in gara, coriaceo e spettacolare. Il suo coraggio, anche nell’accettare una sfida che ha pagato cara, lo ha reso unico nel panorama delle gare del periodo a cavallo tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio dei Novanta.

 

Foto archivio di Baldassarre Monti

Andrea Tessieri

Andrea Tessieri, da sempre appassionato di motociclismo sportivo, segue le tappe italiane del WorldSBK e del mondiale GP professionalmente dalla fine degli anni novanta. Collaboratore di Mondo Ducati come fotografo e giornalista fin dai primi numeri, la propensione alla studio della storia del motociclismo sportivo lo porta alla pubblicazione di Ducati Racing, nel 1999, e del più recente Ducati Legends, uscito alla fine del 2021.

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