Bruno Spaggiari: la biografia di un pilota e di un uomo generoso

Bruno Spaggiari: la biografia di un pilota e di un uomo generoso

Biografia di Bruno Spaggiari: uomo, collaudatore e pilota che tanto ha dato a Ducati

Bruno Spaggiari è nato a Reggio Emilia l’11 gennaio 1933 e ha sempre lavorato come collaudatore e pilota ufficiale. Ha avuto una lunga collaborazione con la Ducati, durata quasi 20 anni, interrotta da periodi con altri marchi come Benelli, Morini e MV Agusta. La sua prima moto, segno del destino, è stata un Cucciolo su cui ha fatto le prime esperienze velocistiche. 

Incomincia a correre con una Gitane 2 tempi della scuderia di Giorgio Tanzini nel 1953 e l’anno seguente vince la sua prima gara con una Gitane 175 4 tempi; quello stesso anno corre anche con una Gabbiano 175 e una Laverda 75.

La storia del suo ingaggio è singolare: in Ducati arriva nel 1954, quando la casa di Borgo Panigale fa una selezione sul circuito dell’Aerautodromo di Modena a cui partecipano 200 aspiranti piloti. Ne vengono scelti solo 37 a cui si pensa di affidare le Marianne ufficiali in vista delle gare più importanti e in particolare del Motogiro.

Spaggiari è il sesto in assoluto nella lista stilata dal DS Lolli, ma per avere la moto deve partecipare a un’ulteriore selezione che si svolgerà sul circuito di Monza; purtroppo non ha i soldi per la trasferta e quindi rischia di essere escluso.

Le difficoltà economiche di Spaggiari vengono riferite all’Ingegner Taglioni, progettista e deus ex machina Ducati, che convoca subito Spaggiari in fabbrica. Prima lo rassicura, poi lo porta in amministrazione dove ordina che gli vengano anticipati i soldi indispensabili per la trasferta. Una scelta azzeccata perché Spaggiari, insieme a Gandossi, formerà negli anni una coppia formidabile che si integrava alla perfezione e che ha colto numerosi successi nazionali e internazionali.

Spaggiari era il numero uno nelle competizioni in cui era indispensabile il ragionamento e la riflessione, Gandossi puntava tutto sulla irruenza che gli consentiva anche risultati all’apparenza impossibili. Con la Marianna, Spaggiari ha dato il meglio nelle gare di gran fondo come la Milano-Taranto o il Motogiro d’Italia; suoi compagni di squadra erano Gianni degli Antoni, Francesco Villa, Giuliano Maoggi e Alberto Gandossi, tra i migliori dell’epoca.

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Spaggiari in piena azione, nel 1955 con la 100 Gran Sport durante il Giro d’Italia.

Il debutto ufficiale in gara l’ha fatto nella Vezzano-Casina del 1953 e la prima vittoria l’ha ottenuta l’anno seguente nella stessa gara in salita. Il primo successo in sella alla Marianna giunge nel 1955 a Cosenza. Nel 1956 è terzo di classe 100 Sport al Motogiro con due vittorie di tappa, un nono posto nella prima frazione e piazzamenti sempre nei primi tre nelle restanti tappe. Nel biennio 1956-57 conquista tantissimi primi posti nella 125 juniores e vince la 24 ore di Barcellona in coppia con Gandossi, successo che ripeterà nel 1964 in coppia con Mandolini in sella a una 285 cc curata da Armaroli.

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Il pilota emiliano, in sella alla Ducati 100 Desmo sul circuito di Modena nel 1956.

Il suo anno d’oro è il 1958 quando con la 125 Desmo vince il campionato italiano seniores e il GP delle Nazioni Monza, davanti ad altre quattro Ducati.

A seguito del ritiro della Ducati dalle competizioni ufficiali firma con la MV per il 1960 come secondo di Carlo Ubbiali, ma non sopportando gli ordini di scuderia l’anno successivo passa alla Benelli.

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Qui siamo nel 1958, a Milano Marittima, in pista con la 125 Desmo.

Nel 1962 la Ducati si interessa nuovamente di competizioni e Spaggiari coglie al volo l’occasione: corre molto in Spagna per la Mototrans, filiazione spagnola della Ducati, ma nel 1964 ritorna alla MV che rispolvera per lui la 125 GP bialbero con la quale si aggiudica nuovamente il campionato italiano seniores.

Ritorna ancora in Ducati col ruolo di pilota collaudatore ufficiale dal 1965 al 1974, anno del suo ritiro dalle competizioni. Partecipa allo sviluppo della 125 GP 4 cilindri e delle Mototrans 250/350 GP 4 cilindri, moto che non avranno sbocco nelle competizioni.

Estemporaneamente, nel 1966, partecipa a una gara a Modena in sella alla Morini 250 monocilindrica bialbero e si classifica secondo dietro Provini con la Benelli quattro.  Dal 1968 al 1970 porta in gara le monocilindriche 250/350/450 da GP derivate dalle Desmo di serie, gestite dalla scuderia Speedy Gonzales. Dal 1971 corre invece con la 500 GP bicilindrica ad L.

I suoi grandi risultati sono stati il titolo di campione italiano nel 1958 e 1964, la vittoria nel Gran Premio delle Nazioni a Monza nel 1958 (dopo una lunga sosta causata dalla frattura alla clavicola rimediata ad Alessandria), il primo posto nel GP di Modena nel 1958 e due successi nella 24 ore del Montjuich in Spagna.

Spaggiari era dotato anche di una resistenza fisica incredibile e di una forza di volontà assoluta che dimostrò in più occasioni: la più clamorosa si è verificata sul circuito cittadino di Alessandria nel 1958. Va subito in fuga inseguito da Ubbiali e Provini con le MV e dopo 14 giri ha 12 secondi di vantaggio, ma cade e si frattura la clavicola destra. Incurante del dolore si rialza, riparte e va a riprendere i due di testa; raggiunge prima Provini e poi, al 35° giro, raggiunge anche Ubbiali e lo batte in volata. Vince così corsa e titolo italiano; nonostante la grande gioia sul podio paga lo sforzo e sviene per la fatica e il dolore.

RECORD A MONZA

La fiducia di Taglioni nei confronti di Spaggiari come pilota e collaudatore era totale ed è testimoniata da un particolare importante che risale al 1956. Taglioni aveva in mente da tempo di realizzare un tentativo di record mondiale a Monza con il 100 cc carenato. Il mezzo scelto per l’impresa era un Marianna 98 cc monoalbero, con carenatura a siluro frutto di approfonditi studi aerodinamici.

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Una foto storica scattata in occasione dei primati mondiali ottenuti dalla 100 Gran Sport sul circuito di Monza. Con cappello e macchina fotografica si riconosce l’Ing. Taglioni.

La grande importanza dell’avvenimento è testimoniata dal fatto che alla prova presenziarono anche l’ingegner Fabio Taglioni, che aveva coordinato il progetto tecnico, e il dottor Calcagnile, vice del direttore generale Montano.

Il risultato poteva essere forse ancora più sorprendente se avesse partecipato al tentativo di record anche Spaggiari, pilota ufficiale Ducati, a cui inizialmente Taglioni aveva affidato l’impresa.

Ma i problemi economici che assillavano continuamente la Ducati costrinsero la direzione agonistica a privilegiare Ciceri e Carini che, pur essendo meno validi di Spaggiari in pista, assicuravano però una quasi totale copertura delle spese grazie a sponsor personali.

IL PRIMO SUCCESSO MONDIALE

Il primo successo mondiale Spaggiari l’ha centrato a Monza nel GP d’Italia 1958 (quattro le vittorie in totale per il marchio Ducati nel Mondiale con tre diversi piloti, sempre nelle 125, nei campionati 1958-1959), nello stesso anno è stato campione d’Italia con la 125 desmodromica.

E’ stato tra i protagonisti più applauditi e seguiti dai tifosi anche nella Mototemporada Romagnola che si disputava sui circuiti di Cesenatico, Milano Marittima, Riccione e Rimini negli anni 60 e richiamava i migliori piloti di tutto il mondo.

Nel 1964 ha vinto la 24 ore del Montjuich su Ducati 285 (ufficialmente iscritta dalla scuderia Mototrans, che costruiva la Ducati in Spagna) insieme a Mandolini. Nel 1965 si è aggiudicato la classe 125 e la 250 nel GP de La Coruña sul circuito di Riazor. Si è ripetuto poi con la 125 a Valladolid e Bilbao.

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La coppia Mandolini-Spaggiari vincitori al Montjuich nel 1964 sulla Ducati di Armaroli.

Nel 1969 nella Mototemporada romagnola ha colto una lunga serie di piazzamenti col 350 monocilindrico (ma anche con una 500 monocilindrica derivata dal 350) che hanno confermato le sue grandi doti in ogni condizione di tempo e tracciato.

E’ stato uno dei piloti più dotati e completi dal punto di vista tecnico, precisissimo nella messa a punto delle moto da gara, sapeva sempre cosa voleva e come indirizzare i meccanici negli interventi pre gara. Ha fatto forse il suo più grande errore quando ha lasciato la Ducati che aveva deciso di ritirarsi dal Mondiale dopo il mortale incidente di De Portago nella Mille Miglia; evento tragico che portò al divieto delle competizioni motoristiche su strada aperta.

Alla Ducati non ha mai perdonato il fatto di averlo lasciato senza benzina al termine della 200 Miglia di Imola del 1972, che fu vinta così dal compagno di squadra, l’inglese Paul Smart.

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Bruno Spaggiari, con il numero 9, impegnato nella 200 miglia del 1972.

La Ducati partecipava alla prima 200 Miglia di Imola con quattro moto derivate dalla 750 Sport dotate di testate desmodromiche; da questi prototipi deriverà la famosissima 750 SS.

Dopo una sfuriata iniziale di Giacomo Agostini con la MV 750 ufficiale, le due Ducati di Spaggiari e Smart dominano la gara nell’ordine ma, all’ultimo giro, la moto di Spaggiari termina la benzina e arriva secondo di slancio dietro Smart.

Spaggiari ha sempre sostenuto che la minor quantità di carburante messa nel suo serbatoio sia stata dettata da interessi commerciali (la Ducati si stava espandendo in Gran Bretagna e nei paesi anglosassoni e un successo di un pilota tanto affermato in patria avrebbe fatto certamente comodo), ma la versione ufficiale della casa di Borgo Panigale ha costantemente negato questa eventualità.

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Spaggiari e Smart sul podio.

Forse la spiegazione più vicina alla realtà l’ha fornita a suo tempo Franco Farnè che era ai box Ducati e aveva partecipato in prima persona al rifornimento delle Ducati 750 di Smart e Spaggiari.

Farnè ha raccontato più volte che il quantitativo pronto nelle taniche per l’ultimo rabbocco era identico per i due piloti; nella concitazione è probabile che però la tanica sia stata tolta dal serbatoio di Spaggiari un attimo prima che il rifornimento fosse terminato e così qualche litro di carburante non fu travasato. La valvola che chiudeva l’ugello di collegamento fece in maniera che la benzina non finisse a terra provocando anche un incendio.

Altra ipotesi, forse la più credibile, è che all’interno del serbatoio di Spaggiari si fosse formata una bolla d’aria che non riuscì a uscire e provocò di fatto il ristagno di benzina nella tanica, perché non c’era più spazio per il liquido.

Il finale resta comunque amarissimo per il grande pilota reggiano perché se avesse avuto il carburante previsto avrebbe certamente battuto il compagno Smart nella fase finale della 200 Miglia. I responsi cronometrici, infatti, davano una leggera prevalenza di Spaggiari che inoltre aveva la “certezza” di poter chiedere qualcosa in più alla sua Ducati, mentre quella di Smart era ormai al limite, specie con le gomme.

Nel finale di carriera Spaggiari ha raggiunto i migliori risultati correndo con moto di grossa cilindrata (aveva fatto benissimo all’inizio anche con le piccole) tanto da giungere secondo a Imola nel 1972 con la 750 e terzo sulla 500 GP nel Gran Premio delle Nazioni, alle spalle delle imprendibili MV di Agostini e Alberto Pagani, ma davanti alla Ducati di Paul Smart: è stata quella la vendetta immediata della discussa sconfitta subita solo un mese prima nella 200 Miglia di Imola.

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In una foto recente, posa con il casco che utilizzò a Imola nel 1974, la sua ultima gara. (foto Tessieri).

L’ultima gara Spaggiari l’ha disputata a Imola il 7 aprile 1974 sulla Ducati 750 che ha portato all’ottavo posto nella 200 Miglia e poi al terzo nel Trofeo Continentale, gara di contorno. Nel 1974, ultimo anno della sua carriera di pilota, ha costituito un team con moto Ducati 750 SS per gareggiare nella categoria “derivate dalla serie”, ottenendo molti successi con l’astro nascente Franco Uncini, che nel 1982 diventerà campione del Mondo della 500 con la Suzuki.

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Franco Uncini in gara con la Ducati del Team Spaggiari.

Nello stesso anno ha fondato una scuola di pilotaggio che utilizzava monocilindriche Desmo, ovviamente Ducati. Dopo il ritiro dalle competizioni Spaggiari ha avviato un’attività commerciale, prima nel settore auto come concessionario di marchi importanti, poi in quello dell’edilizia specializzandosi nella costruzione di capannoni industriali.

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La presentazione della scuola guida che riporta al suo nome.

LA SUA PIU GRANDE VITTORIA

La più grande vittoria di Spaggiari, come uomo e pilota, la conoscono in pochi, nonostante sia stata rivelata in più occasioni da Rosa Bergamonti, moglie di Angelo Bergamonti. Risale al 1967, anno in cui Spaggiari era impegnato alla Mototrans di Barcellona (emanazione Ducati in Spagna) come pilota e collaudatore.

Bergamonti stava vivendo un momento molto felice con vittorie a raffica in Spagna e si apprestava ad arricchire l’elenco di successi vantando un vantaggio abissale nella 250 del Gran Premio d’Autunno a Madrid. Mentre stava superando un doppiato il pilota più lento sbandò e finirono entrambi a terra, ma la moto del doppiato andò addosso a Bergamonti provocandogli danni che lo proiettarono subito in coma, causa la frattura della base cranica con commozione cerebrale: le speranze di salvarlo, a detta dei medici, erano quasi nulle. La moglie Rosa e le piccole figlie che erano in Spagna caddero in una disperazione assoluta.

Spaggiari in quegli anni viveva a Barcellona e gli venne naturale mettersi a disposizione di Rosa Bergamonti: “La vedevo in lacrime, dopo l’incidente – ha detto più volte Spaggiari ricordando quei tragici momenti – piangevano le bambine che non sapevano cosa fare, chiedevano del loro papà. Di Angelo Bergamonti mi è sempre piaciuto il lato umano, l’ho sempre considerato un grande pilota e in più aveva qualcosa che umanamente ti colpiva. Anche per questo volli stare vicino alla sua famiglia, in quel momento in cui non si capiva nemmeno cosa gli avrebbe riservato il futuro“.

Uomini veri come Spaggiari e Findlay, prima ancora che piloti, assistettero e seguirono moglie e figlie di Bergamonti con la massima disponibilità per tutta la durata del ricovero a Madrid. Spaggiari addirittura riaccompagnò la famiglia in aereo a Milano.

 

SBK a Jerez: avanti tutta!

A Jerez de la Frontera, seconda tappa del campionato SBK, si ri-accende lo spettacolo con Ducati protagonista. Doppietta di Redding e secondo posto in gara 2 per Davies.

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