Non è certo un caso se il motto “L’unione fa la forza” sia uno dei più utilizzati e comuni. Del resto è anche abbastanza ovvio che, se più persone o aziende o Paesi uniscono le loro abilità e capacità, il livello di ciò che si può raggiungere si alza notevolmente. Talmente ovvio che non succede quasi mai!
Infatti, per egoismi, superbia e ristrettezza di vedute, capita spesso che si rinunci a raggiungere un certo risultato pur di salvaguardare il proprio orticello, quando magari basterebbe solo un po’ di buona volontà per puntare a traguardi ambiziosi e di maggiore soddisfazione.
E’ un discorso generale, che ha quindi valore per molteplici attività, compresa quella oggetto di questo articolo: l’organizzazione dei raduni.
Chiaramoci: qualsiasi sforzo venga fatto per far incontrare motociclisti e promuovere la nostra passione è sempre il benvenuto; è però anche vero che sempre più spesso sentiamo i partecipanti lamentarsi perché la ricetta non cambia mai: incontro, iscrizione, giretto a 40 Km/h e abbuffata nel classico ristorante fuori porta.
Tutto bello e piacevole, ma alla lunga può annoiare, tanto che qualcuno si è sforzato di trovare una soluzione alternativa; così ha fatto, infatti, Alberto Scarafiocca, presidente del Ducati Club Marche, che ha voluto coinvolgere altri club legati al marchio per organizzare qualcosa che fosse appunto più ricco, o comunque diverso dal solito: consapevole che le forze di cui può avvalersi un club sono quelle che sono (anche a fronte di centinaia di iscritti, infatti, quelli che si danno da fare sul serio si contano spesso sulle dita di una mano), Alberto ha voluto coinvolgere nel suo progetto ben altri 10 Ducati Club, tutti attivi nel centro Italia: ecco che quindi è nato il CDW, sigla che ricorda certamente il raduno ufficiale Ducati WDW, ma che in questo caso sta per Centro Italia Ducati Week.
Un grande sforzo organizzativo, non deve essere infatti stato semplice sintonizzare fra loro tante diverse sensibilità, ma che si è tradotto in un grande evento che si è svolto il 6 e il 7 luglio scorso nella splendida cornice del Varco sul Mare, a Civitanova Marche.
Ad accogliere i partecipanti, provenienti un po’ da tutte le parti del centro Italia, vi era un vero e proprio Ducati Village: su due lati, in bella mostra, la famiglia quasi al completo delle Ducati prodotte nella sua lunga storia motociclistica, dal Cucciolo fino alla nuovissima Panigale V4 R. Nel contesto, degna di nota la collezione privata di Roberto Ilari che presenta tutti i modelli della tradizione superbike, partendo dalla 851 per terminare con la Superleggera.
A chiudere il discorso, lei, la Desmosedici di Andrea Dovizioso, alla quale è spettato ovviamente il posto d’onore, al centro dell’esposizione e dell’attenzione dei presenti.
Lunga la lista degli eventi e delle occasioni, fra i quali ovviamente non potevano mancare i test drive organizzati dalla concessionaria Brother Moto, ma anche iniziative più particolari, come un pistino dedicato ai più piccoli che così hanno potuto emulare i loro genitori salendo su moto rigorosamente Ducati nella forma e nei colori, o un’area attrezzata per lo street food dove erano disponibili pietanze per tutti i gusti.
Insomma, da tutto ciò si chiarisce il senso della nostra premessa: come potrebbe organizzare un singolo club un evento di tale portata, che si è rivelato, a tutti gli effetti, molto di più di un simile raduno, un centro di attrazione per tutti i ducatisti, coinvolti in una miriade di iniziative delle quali non possiamo né vogliamo fare l’elenco, considerato il loro numero e varietà?
Ci interessa, quindi, rimanere al punto: perché anche in altre aree geografiche italiane non si lavora per coordinare i vari Club Ducati al fine di realizzare eventi di portata molto più coinvolgente?
Anche perché questo poi non limiterebbe la vita sociale del club, che manterebbe i propri incontri e le sue attività, dedicando però l’impegno maggiore per l’organizzazione dell’evento comune.
Anche in questo senso, il CDW può insegnare molto, in quando si tratta di una manifestazione che si organizza ogni due anni a rotazione fra i vari club che compongono il consorzio.
L’impegno per la realizzazione di tutto ciò è così diluito nel tempo, consentendo di organizzare al meglio i propri sforzi e di non risultare troppo impegnativo per i volontari. Tanti aspetti positivi, quindi, soprattutto per chi vi partecipa.