Facciamo un sondaggio: alzino la mano quelli che, saputo dell’arrivo di Casey Stoner alla Ducati, si sono preoccupati per quella sua fama di cascatore che avrebbe fatto spendere chissà quanto in ricambi a Ducati Corse, nonché per le notti in bianco che i suoi poveri meccanici avrebbero dovuto passare per rimettere insieme moto distrutte affinché potesse disporne il giorno dopo.
Okay, siete in tanti: quasi tutti! Abbassate pure le mani, e noi… anche noi! Con una mano sola sulla tastiera, chissà quando finiremo di scrivere questo articolo! Il fatto che Casey ci abbia fatto tutti fessi ci fa piacere come ducatisti, ma ferisce l’orgoglio di quelli che la sanno lunga, che conoscono i loro polli e che si lanciano (questa volta con una certa ragione…) verso previsioni che sono state fortunatamente disattese.
Così, al giro di boa del campionato, la Desmosedici GP7 del giovanissimo australiano svetta in testa alla classifica, ma non per le disgrazie altrui, bensì per una serie di vittorie perentorie, ottenute in ogni condizione climatica e sui più disparati tipi di circuito. Al di là del fatto che stanno funzionando a meraviglia tutte e tre le componenti che costituiscono i cardini di un trinomio vincente – moto, pilota e gomme – vogliamo occuparci del pilota, facendocelo raccontare da Bruno Leoni, detto “Leo”, il suo capo meccanico, all’indomani della gara di Assen.
Le parole del capotecnico di Stoner
A Leo, innanzitutto abbiamo chiesto come si sta in cima alla classifica, così da scaldare il motore della conversazione: “Bene, si sta molto bene e si pensa di starci per tanto: noi speriamo di esserci fino alla fine, anche se lui è consapevole della forza di quell’altro.”
Lui è Stoner, l’altro è Rossi: siamo arrivati, con una sola domanda a uno dei punti cardine della stagione. Quanto cambia l’atteggiamento in una squadra di tecnici quando si deve mettere la moto sotto al sedere del primo in classifica? “Non cambia, perché il lavoro è sempre stato fatto bene: prima come adesso. Le moto sono sempre quelle e il lavoro è sempre lo stesso. E’ solo un po’ più complicato, perché è il primo anno delle 800 e bisogna stare un po’ più attenti a certe cose, perché la moto ha dei componenti nuovi. Noi siamo sempre stati una squadra felice, anche quando le cose andavano male, però è più bello lavorare in questa situazione di primato: ti pesa anche meno il lavoro.”
L’approccio di Casey Stoner con la squadra
Qual è stato l’approccio di Stoner con voi? “Per adesso siamo all’inizio… è stato come quando è arrivato Troy Bayliss: un po’ schivo, direi piuttosto timido. Adesso sta iniziando a lasciarsi andare, è diventato molto più affabile. Passa più tempo a parlare con noi nel box.”
Eppure si parla di un certo caratterino spigoloso dell’australiano… “No, con noi non ha mai avuto degli scatti d’ira. Lo abbiamo conosciuto andando sempre bene, se capisci cosa voglio dire. E’ molto corretto, si comporta molto bene.”
Che cosa sta imparando da una squadra come la vostra? “Sta imparando la famiglia – è la risposta decisa di Bruno – Gli piace stare con noi; è un po’ la replica di quello che è successo con Troy.”
Anche Leoni, nel sondaggio che abbiamo lanciato all’inizio di questo articolo, era uno di quelli che avrebbero alzato la mano: “Ero preoccupato come tutti quanti: è normale. Al pensiero di un cascatore – dice ridendo – ero già preparato a lavorare il doppio, poi si è rivelato l’opposto di tutti gli altri!”
Stoner, fino ad ora quest’anno, ha dimostrato di essere immune da qualsiasi tipo di pressione psicologica, quella guerra sottile con la quale Rossi aveva annientato Gibernau e con la quale era quasi riuscito nell’intento con Hayden, l’anno scorso.
Anche nel box è così freddo? “Sì, per lui che ci sia da battere Valentino o un altro non fa differenza. Se hai visto ieri com’è andata (in Olanda, ndr), Valentino gli è stato dietro quattro o cinque giri, secondo me per vedere di farlo sbagliare e guadagnare più punti possibile, ma lui non ha battuto ciglio, anzi, quando Rossi ha cercato di portarselo dietro, per indurlo ancora all’errore, Casey non c’è cascato neanche questa volta! E’ un ragazzo molto in gamba, è molto maturo.”
Si può affermare che, per la prima volta, Rossi abbia trovato un avversario che lo combatte con le sue stesse armi, che è bravo quanto lui nella guida e, soprattutto, a livello psicologico…
“Sì, si può dire tranquillamente. Stoner ha un carattere incredibilmente forte: è più lui a mandare nel pallone gli altri per la freddezza che dimostra. Questo è uno che, se la moto è a posto, ti dà un secondo al giro. Uno dei suoi punti di forza è la partenza: a freddo va subito forte!”
La Ducati Desmosedici GP7 sembra gli sia stata cucita addosso: “E’ un ragazzo giovane che è abituato ad adattarsi alla moto. Inoltre, la Desmosedici gli piace, ha capito come guidarla. Non è che la moto non abbia mai qualche problema: è lui che ci guida sopra. Loris invece non riesce ad adattarsi.”
Questo può sembrare strano da fuori, perché in fin dei conti si può dire che la moto l’abbia fatta crescere Capirossi: come si può spiegare questa situazione?
Bruno sorride non sapendo lui stesso dare una risposta: “Non lo so, purtroppo per adesso è così! Loris non riesce a guidare come Casey. Lui guida la moto ad angolo retto, non fa le curve rotonde. In questo modo ha tutti i vantaggi del caso, perché quando spalanca il gas la moto è già dritta, mentre l’altro ce l’ha ancora piegata. Il problema principale è quello. Sono ormai vent’anni che Loris guida in quella maniera e fai fatica a fargli cambiare stile di guida.”
Adesso che vincete, come sono i rapporti con gli altri team?
“Adesso ci salutano tutti! – risponde ridendo – La Ducati è stata fortunata e brava a trovare Stoner, ma è anche vero che noi abbiamo sempre fatto bene il nostro lavoro. Casey è un ragazzo al quale l’anno scorso non avresti dato un soldo e ora, secondo me, rappresenta il dopo Valentino. Arriverà il momento in cui, come in tutte le storie, si chiuderà un’era per aprirsene una nuova: l’epoca di Casey Stoner potrebbe benissimo avvicendarsi a quella di Valentino Rossi.”
Un bell’apprezzamento quello di Bruno, rivolto al lavoro di Ducati Corse e alla bravura del proprio pilota.
I dubbi sulla Desmosedici GP7
Quelle illazioni avevano causato un senso di rabbia. Aver lavorato meglio degli altri, aver ottenuto risultati migliori e venire additati come furbetti, per usare un termine addolcito, non fa certo piacere. Bruno Leoni ci racconta la vera storia delle verifiche alla Desmosedici GP7: “E’ stato brutto solo pensarlo che gli altri ci considerassero dei disonesti, quando in realtà è dall’inizio del progetto GP7 che facciamo esperienza per vedere fino a dove avremmo potuto spingerci attenendoci scrupolosamente alle nuove regole.”
L’amarezza nelle parole di Bruno lascia però presto il passo alle sue precise valutazioni: “Diciamo che, secondo me, all’inizio gli altri sono stati troppo conservativi e invece noi no. Come si è potuto vedere, in Olanda la moto si è fermata nel giro d’onore, senza benzina, perché comunque gli ingegneri hanno fatto il loro dovere: hanno calcolato che la moto doveva tagliare il traguardo, poi non è detto che debba avere carburante anche per il giro di rientro ai box!”
Questo dimostra che, comunque, si è al limite, e che di trucchi non ce ne sono. “Noi siamo partiti molto più preparati degli altri, che adesso però arriveranno. Diciamo che se la sono presa un po’ più comoda all’inizio. Sulle moto di adesso c’è tanta elettronica, ci sono tante cose che vanno messe a punto. Faccio un esempio: un pennello è fatto di tanti peli, così come una moto è fatta di tante cose che, messe insieme, fanno la differenza e noi, per adesso, siamo riusciti a farla.”
Come si sono svolte, di fatto, le verifiche? “Le verifiche vengono fatte da un responsabile della Dorna. Dopo la prima gara è stata verificata la capacità del serbatoio e l’hanno trovata in regola; dopo, in Cina, hanno controllato il motore, come del resto ci aspettavamo. Queste sono state le verifiche ufficiali. Poi, sempre a opera del responsabile della Dorna, ci hanno verificato l’interno del serbatoio, e altre cose che gli abbiamo fatto vedere tranquillamente, perché c’erano tutte queste supposizioni delle altre squadre che dicevano che avevamo un filtro che poteva tenere un litro di benzina, che avevamo questo e quell’altro e poi si sono convinti che non avevamo niente in più degli altri.”
Quindi si è aggiunta la soddisfazione di aver messo a tacere le chiacchiere a quella di essere davanti a tutti in classifica: “Perché è più facile dire a un pilota: gli altri vincono perché rubano, piuttosto che lavorare duro per far andare più forte la moto!”
Sta di fatto che questi controlli sono di routine, più frequenti adesso perché c’è stato il cambio di cilindrata. Bruno ci tiene, infatti, a precisare che la Honda è stata smontata addirittura prima della Ducati…
Già che ci siamo, visto che all’inizio è stato proprio Leo a paragonarlo a Bayliss, non possiamo lasciarci sfuggire l’occasione di farci raccontare il dietro le quinte della vittoria di Troy nell’ultima gara del campionato scorso.
“Per me, non era mai riuscito a dare quello che avrebbe potuto; la vittoria è stata una rivincita per lui e per me. Ho sempre pensato che fosse un vincente e siamo riusciti a farlo vedere.”
Ricordiamo che la squadra di Bruno Leoni ha sempre lavorato per Troy in Superbike e che, proprio con l’australiano, era stata promossa in MotoGP, con il debutto della Desmosedici.
“E’ arrivato molto tranquillo e molto carico, era convinto di fare il risultato. Si è capito subito che cercava il colpaccio, sicuro delle sue possibilità. E’ arrivato con il suo ingegnere, Ernesto Marinelli, che ormai lo conosce bene e sa come assecondarlo e tenerlo nelle migliori condizioni possibili, poi era nella squadra che ha sempre avuto… si è visto subito. La moto, le gomme, non gliene fregava niente: gli dava del gran gas e basta! E’ stato incredibile: gli abbiamo messo a posto due o tre cose e niente di più. Ha fatto la differenza, è stato micidiale!”
Con Troy è iniziata la lunga serie di vittorie dei piloti curati dallo staff di Leoni, che prima aveva visto vincere soltanto Capirossi, affidato da sempre alle cure del capotecnico Massimo Bracconi, detto Bracco, amico e socio di Bruno nell’officina di Rimini, dove potrete trovarli quando sono liberi dagli impegni delle corse…
Foto Ducati Corse
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