Parlare con colui che negli ultimi anni ha rivoluzionato il listino Ducati è senza dubbio la cosa migliore per capire come si è arrivati a un progetto come il Diavel. Dalle parole di Claudio Domenicali, Direttore Generale Ducati, si capisce come, al di là della sua carica istituzionale, abbia svolto un ruolo fondamentale in merito a questo modello. Una moto nata quasi per scommessa, che lo stesso Domenicali non si preoccupa di collocare in un settore preciso.
Alla luce della crisi delle supersportive, dunque, una moto come questa rappresenta per Ducati più una scommessa o una logica conseguenza? “Direi una scommessa, nel senso che l’idea del Diavel nasce prima che noi assistessimo a questa variazione del mercato delle sportive. Questo modello prende vita dall’idea di proporre la sportività Ducati in un mondo, quello delle cruiser e delle naked, molto popolato, anche se è certamente vero che, alla luce dell’evoluzione del mercato, il Diavel rappresenta una risposta molto interessante a questa difficoltà.“
Che aspettative ci sono per questo modello? Si è parlato di 6000 pezzi nel primo anno. Quanti di questi saranno destinati al mercato italiano? “L’Italia, normalmente, rappresenta circa il 20% della nostra produzione. In questo caso, però, forse questa percentuale sarà leggermente più bassa in favore di una maggior quota degli Stati Uniti. Nel nostro Paese, comunque, potremmo aspettarci una vendita di circa 1000 esemplari. Saremmo contenti di un risultato di questo tipo.“
Come detto, l’impressione è che il Direttore Generale abbia appoggiato fin dall’inizio questo progetto, anche se in un certo qual modo non si sa ancora come catalogarlo.
E’ un po’ come dire che sarà il mercato a decidere le sorti del Diavel? Qual è il suo cliente di riferimento? “In realtà ce ne sono parecchi. – spiega Domenicali – Il Diavel è come un poliedro, ha tante facce e dipende da quale punto di vista lo si guarda. Certamente, questa è una moto sportiva, perché possiede prestazioni di un certo tipo, ma al tempo stesso è anche una moto confortevole, perché ha una posizione di guida e un’ergonomia che la identificano come tale. Inoltre, è una moto ragionevolmente agile, perché a dispetto delle sue dimensioni non è impacciata nell’affrontare le curve o i percorsi cittadini. Quindi rappresenta una proposta che, fino a questo momento, non c’era e si rivolge a quei clienti a cui piacciono le moto che non si comprano per caso, per andare da un posto all’altro. Il motore e la fisicità del Diavel colpiscono nel segno. Le vibrazioni che trasmette ai bassi regimi emozionano, così come la sua spinta agli alti. L’accelerazione e la frenata sono da riferimento. Al tempo stesso, pur essendo in grado di dare queste forti sensazioni, non obbliga a subirne il sacrificio con l’assenza di comfort tipica di una supersportiva. Se vogliamo, siamo di fronte a una sportiva in guanti bianchi, in abito da sera. Quindi, i potenziali clienti sono tutti gli appassionati di auto e moto sportive che però non ritengono di voler comprare una moto da pista. Il Diavel può essere utilizzato tutti i giorni, nel traffico cittadino o per la gita fuori porta, e penso che molti clienti utilizzeranno questa moto anche per andare relativamente piano, quindi abbiamo cercato di svilupparla proprio per questo tipo di situazioni. Del resto, per andare forte abbiamo altri prodotti all’interno della nostra gamma. Volevamo offrire la possibilità di comprare un prodotto con cui essere perfettamente a proprio agio, ma che, nel momento in cui si ha voglia di sentire il motore, sia comunque molto emozionante, anche solo per 30 secondi nell’arco di una giornata.“
Rispetto ai propri competitor, il Diavel ha una cilindrata di “soli” 1200 cc. Al di là delle prestazioni, che sono eccezionali, dal punto di vista tecnico non si poteva salire ancora un po’? “E’ stata una scelta precisa, anche perché noi volevamo un certo equilibrio. Questa moto ha 13,0 Kgm di coppia. Un valore esagerato! Se l’avessimo fatta con una cilindrata maggiore sarebbe stata più pesante, mentre noi volevamo preservarne la leggerezza. Il risultato finale ci sembra dunque un bel compromesso: il motore è molto prestante e la moto pesa poco più di 200 Kg.“
L’elettronica rappresenta una componente molto importante del Diavel. Prendendo spunto dalla Multistrada 1200, non si poteva equipaggiarla con il DES (Ducati Electronic Suspension)? “Non c’è limite alla sofisticazione tecnica, quindi è chiaro che sarebbe stato interessante avere anche il sistema di sospensioni elettroniche. Tuttavia, quando si pensa a un prodotto si confeziona una proposta per un certo tipo di valore. Ogni sofisticazione ha un suo costo. Noi abbiamo ritenuto che per questa moto il range di utilizzo cambi da un cliente all’altro, oltre che da una situazione all’altra, meno della Multistrada. Quest’ultima, dall’impiego più sportivo a quello enduro, ha un range più ampio di utilizzo. Nel caso del Diavel abbiamo preferito concentrarci su altre cose, come i cerchi forgiati lavorati con macchine utensili, che la Multistrada non ha.“
Visto che stiamo comunque parlando di una moto custom, non era forse il caso di puntare ancora di più, a livello numerico, sugli accessori, in modo da offrire una maggiore personalizzazione? “Di accessori ce ne sono tanti, anche perché non abbiamo ancora mostrato il catalogo completo. C’è inoltre un piano di lancio di accessori che va avanti nel tempo. Di sicuro, questa è una moto che si presta molto alla personalizzazione, quindi è certamente una delle nostre priorità, anche se poi bisogna trovare il giusto bilanciamento tra la quantità di accessori e il servizio che offriamo ai clienti. La cosa più spiacevole che possa succedere, infatti, è avere un catalogo con molti accessori, ma non garantirne la disponibilità.“
Il Diavel o la Diavel? “Il Diavel, senza dubbio, è una moto maschia! Questa, almeno, è la nostra versione, poi ognuno dirà come preferisce!“
Nel 1998, il Monster era l’unico modello Ducati privo della carenatura. Oggi, a distanza di 15 anni, la 1198, insieme alla 848, rappresenta l’unico modello Ducati con la carenatura. Il listino Ducati è cambiato tanto.
C’è un modello che Domenicali vorrebbe vedere in gamma o del quale sente la mancanza? “La gamma è sempre il risultato di un compromesso. Certamente ci sono dei modelli potenziali che, in un certo senso, mancano dal listino. Tuttavia, il mantenimento di una gamma molto ampia presuppone che ci sia un rinnovamento adeguato e, quindi, una vendita adeguata di ogni modello. Date le dimensioni dell’azienda, secondo me, la gamma di oggi è ampia e completa, anche perché alcuni modelli coprono più settori. Mi piace pensare come la Multistrada sia un oggetto che fa bene il lavoro della categoria dual, ma anche quello della categoria sport-touring. Faccio infatti fatica a pensare delle situazioni in cui la ‘vecchia’ ST4S si comporti meglio della Multistrada 1200. Pertanto, nella definizione delle caratteristiche dei vari modelli abbiamo cercato di dare una risposta a più categorie.“
Visto il grande contributo dell’elettronica, sul Diavel come sulla Multistrada, sarebbe stato interessante vedere su questi modelli anche una sorta di trasmissione automatica, cosa che nel settore auto è già ampiamente diffusa.
Arriverà in tempi ragionevoli anche in Ducati o non rappresenta una priorità? “Penso che, come molte altre caratteristiche tecniche, rappresenti una soluzione decisamente interessante. Come spesso avviene in questi casi, però, si tratta di fare una valutazione su quelli che sono i vantaggi e gli svantaggi, vedi peso, ingombri e costi. Non sempre, infatti, quello che vediamo nel mondo dell’auto ha una sua applicazione vantaggiosa anche sulle moto. Pertanto, secondo me, bisogna rifletterci ancora un po’ sopra. Con le sospensioni elettroniche, ad esempio, la Multistrada ha potuto contare su un plus immediato, come testimonia il fatto che la versione più venduta sia stata la S. Al momento non siamo sicuri che un modello con il cambio automatico possa avere lo stesso impatto.“
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