Di serie, la 998 non è mai stata bianca. Eppure, guardando la special allestita dalla Ducabike, questo colore le dona come pochi altri, regalandole una sobrietà e un’eleganza che non fanno altro che esaltare le bellissime forme disegnate ormai quasi vent’anni fa dal grande Massimo Tamburini.
Una moto ancora attualissima, dunque, che al di là dell’effetto nostalgia sa farsi ammirare quanto e più di prima. Per questo non è stata appesantita, almeno a livello estetico, con una livrea più elaborata, ma si è preferito concentrarsi sulla componentistica, ottenendo una Superbike stradale in piena regola.
Sono molti, infatti, i particolari montati su questa moto che provengono direttamente dal mondo racing. Basta dare un’occhiata all’avantreno, dove compare una forcella Öhlins con steli da 46 mm, pinze Brembo ricavate dal pieno, dischi flottanti da 320 mm a pista bassa e cerchio Marchesini in magnesio forgiato.
Un equipaggiamento da vera Superbike, quindi, che però fa da contraltare alla perfetta compatibilità con la circolazione su strada del mezzo. Il proprietario, infatti, lo usa regolarmente per divertirsi nel fine settimana, sui passi dell’Appennino Tosco-Emiliano.
A conferma di quanto detto c’è la strumentazione di serie (che addirittura comprende anche il tachimetro), al posto del cruscotto digitale che andava di moda sui mezzi ufficiali all’inizio degli anni 2000.
Qui, tuttavia, bisogna fare una piccola precisazione, che poi tanto piccola non è: la base da cui è stata ricavata questa special è in realtà del 1999 e nasce non come 998, bensì come 996, dunque con motore Desmoquattro anziché Testastretta. Solo in un secondo momento è avvenuto il “trapianto di cuore”, che ha portato questa Ducati ad assumere la base meccanica dell’ultima evoluzione della famiglia 916 (nella fattispecie la versione 998 R, che prevede una misura di alesaggio pari a 104 mm).
Con questo pretesto, si è pensato bene di aggiornare anche “il vestito” dell’allora regina delle Superbike, adottando una carenatura racing, dotata di condotti per l’aria maggiorati sul cupolino (a sua volta munito di plexiglas più alto) e interamente realizzata in fibra di carbonio, così come il parafango anteriore, dal profilo leggermente diverso rispetto a quello di serie per assecondare il maggiore interasse tra gli steli della forcella racing (dotata a sua volta di apposite piastre di sterzo) e per far spazio ai dischi dell’impianto frenante, che escono dal profilo della ruota in modo da beneficiare di un miglior raffreddamento.
Allo stesso modo, il radiatore di serie ha lasciato il posto a uno da corsa sul quale, visto l’impiego prevalentemente stradale del mezzo, si è provveduto a installare le ventole originali, necessarie per far fronte alle eventuali soste al semaforo!
Non facile, poi, è stato il lavoro necessario per adattare l’impianto elettrico e i supporti relativi ai gruppi ottici che, tra l’altro, adesso prevedono gli indicatori di direzione anteriori integrati negli specchietti, come sulla 1198, garantendo ancora una maggiore pulizia estetica all’avantreno.
Al posteriore compare il forcellone monobraccio di serie, anche se questo lavora in abbinamento a un ammortizzatore Öhlins racing, con serbatoio ricavato dal pieno.
La posizione di guida conta su un kit di pedane regolabili di produzione Ducabike così come i semimanubri (e i contrappesi alle loro estremità), che possiedono un’inclinazione maggiore rispetto a quelli di serie (10% anziché 8%) essendo ancorati a dei braccialetti che partono da un’altezza superiore rispetto agli originali.
La lista degli accessori dell’azienda bolognese prosegue con il piattello della frizione in ergal ricavato dal pieno e il relativo attuatore maggiorato, oltre al coperchio in alluminio e fibra di carbonio. Per una precisa scelta volta a rispettare la stessa tipologia di dotazione prevista in origine, non è stata installata un’unità antisaltellamento, nonostante la factory emiliana ne abbia in catalogo più di una versione (a sei e quattro molle).
Anche il supporto che sostiene l’ammortizzatore di sterzo (sempre della svedese Öhlins) viene realizzato dalla Ducabike, mentre i comandi al manubrio sono Brembo, con quello della frizione ex Ducati 1098 e quello del freno anteriore, invece, di tipo racing, entrambi radiali.
Tornando al motore, oltre alla sostituzione dell’unità di 996 con quella di 998 cc è stato installato un cambio con rapportatura che vede la prima marcia molto lunga e le altre a seguire più ravvicinate. Quest’ultimo, insieme all’impianto di scarico completo Termignoni con collettori da 50 mm e silenziatori in fibra di carbonio, rappresenta in pratica l’unica modifica relativa al propulsore.
Per il resto, infatti, gli interventi si sono concentrati nel rendere ancora più esclusiva la parte estetica.
Un compito non certo facile, visto il blasone del mezzo e, trattandosi comunque di una special che, come detto all’inizio, punta tutt’altro che sull’appariscenza, grazie a un sobrio accostamento cromatico tra bianco e rosso.
Questo nonostante che uno degli aspetti più apprezzati della Ducabike consista proprio nel fatto di proporre accessori molto colorati, secondo le ultime tendenze in fatto di tuning.
Tuttavia, più che di un “catalogo viaggiante” in questo caso si tratta del tributo a un modello che va oltre la moda del momento, come ha dimostrato la sua straordinaria longevità commerciale e come conferma tuttora il suo attuale indice di gradimento presso i ducatisti, quelli veri.
Foto Enrico Schiavi
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