Un uomo e la sua moto, indivisibili.
Amano, questo è il nome del protagonista di questa bella storia, aveva un grande sogno: nell’ormai lontano 1972, quando aveva appena 16 anni, desiderava ardentemente diventare un pilota di moto.
“Ero al secondo anno di liceo, c’erano pochissime informazioni di moto, figuriamoci sulle moto straniere, compravo le riviste di moto e continuavo a sfogliare tutte le pagine, sognando a occhi aperti. A un certo punto, una notizia incredibile ha attirato la mia attenzione: la vittoria e il secondo posto, un dominio assoluto, della Ducati a Imola in occasione della 200 Miglia: già mi affascinavano le moto italiane, naturale che ebbi una grandissima curiosità di conoscere tutto su questa marca italiana capace di ottenere un risultato così brillante in una gara difficile come quella di Imola!”.
Inseguendo il suo sogno, quando aveva 19 anni, ha provato a debuttare con la Yamaha TZ 125 in pista. Sempre nello stesso periodo, l’ironia della sorte ha voluto che incontrasse la 750 SS per la prima volta: “Ero in gita con la mia moto, quando l’ho vista, volevo sentire l’impressione del proprietario, l’ho aspettato almeno 2 ore, purtroppo non sono riuscito a incontrarlo. Ma mentre l’aspettavo di nascosto, ero letteralmente preso dal fascino della 750 SS. Mi sono detto: «Un giorno, la prendo, sì che la prendo!»”.
In quella epoca, le moto italiane erano molto costose, la loro affidabilità ancora non era all’altezza delle aspettative dei clienti, quindi succedeva una cosa strana: erano i concessionari a selezionare, per così dire, i clienti, non il contrario.
Domandavano: siete in sintonia con le particolari caratteristiche di questa moto? Sapete che potrà capitare di attendere a lungo i pezzi di ricambio?
Tant’è che successe che Amano si vide rifiutare dal rivenditore la prima richiesta d’acquisto: pensare una cosa del genere ai giorni nostri è obiettivamente impossibile! Ma così successe, il negoziante gli disse queste testuali parole: “Questa moto non è adatta per te”!
SBK a Jerez: avanti tutta!
A Jerez de la Frontera, seconda tappa del campionato SBK, si ri-accende lo spettacolo con Ducati protagonista. Doppietta di Redding e secondo posto in gara 2 per Davies.
Ducati 750 SS: mezza carena, divertimento totale
La mezza carena garantisce un look più Ducati, la cilindrata di 750 cc una moto gradevole e divertente per un utilizzo tipicamente stradale.
“Nonostante il rifiuto – continua Amano – ho iniziato a studiare le sue caratteristiche, perché la voglia di salire su quella moto era troppo forte. La moto costava 1,600,000 Yen, molto costosa, ma avrei rinunciato a tutti gli svaghi della mia gioventù, pur di poterla guidare”.
Aveva 19 anni, a quella età è normale che si voglia godere la vita: ma la sua priorità era quella di salire sulla 750 SS. Dopo aver convinto il concessionario, un altro scoglio si frappose fra lui e il suo desiderio: i genitori non gli permisero di salirci sopra finché non avesse saldato tutti i debiti che aveva contratto per l’acquisto!
“Mi ricordo, come se fosse ieri, quando misi in moto per la prima volta la mia 750 SS”
“Mi ricordo, come se fosse ieri, quando misi in moto per la prima volta la mia 750 SS, quando sentii il suo respiro, non solo il rombo che esce dalla marmitta, ma anche l’aspirazione dell’aria dai carburatori e poi quando questa aria si incontra con la benzina, la detonazione, il movimento dei pistoni: ecco, io sento tutto questo passaggio, questo percorso, quando apro il gas della mia moto. Poi, la sua accelerazione, una vera goduria tutt’ora! Il suo fascino più grande? Questo motore con i suoi scoppi irregolari, una vera delizia che mi affascina ancora oggi!”.
Con le Ducati moderne è difficile percepire questa caratteristica, le moto hanno un’anima diversa, c’è l’iniezione, tutte le restrizioni della severa normativa antinquinamento. Con le moto d’epoca, invece, c’è il fascino antico del motore bicilindrico che aspira e respira, irresistibile e primitivo.
“Però confesso che ci ho messo quasi 3 anni prima di guidarla come si deve (ride). All’inizio, non riuscivo nemmeno ad accenderla: ora, con 5-6 calci, riesco a metterla in moto senza problemi. Se non si avvia dopo 10 tentativi, è inutile insistere, bisogna smontare e pulire la candela: bisogna togliere la benzina dalla candela con un fazzoletto e asciugare con il fiato; se il motore è a posto, si accende solo con questa procedura”.
Durante questa intervista, Amano ha suggerito al giornalista di fare lui stesso la prova: nonostante si sia ormai persa l’abitudine alla messa in moto a pedale, il nostro collega giapponese è riuscito ad accenderla al primo colpo. Certo, molto del merito è dovuto alla accurata manutenzione che Amano le riserva, ma probabilmente questa da sola non basterebbe: ci vuole qualcosa di più, essere in sintonia, percepire i segnali che arrivano dalla moto.
Insomma, non basta soltanto la manutenzione, ci vuole l’amore vero!
L’accensione della Ducati 750 SS è un vero e proprio rituale
Per capire cosa intendiamo, basta leggere la seguente descrizione di Amano sulla procedura di accensione della sua moto: “Quando apro il rubinetto della benzina verso “On”, la sento scendere verso il carburatore: aspetto un po’, finché non avverto come un piccolo suono che mi avvisa che nel carburatore ne è arrivata a sufficienza e non ce n’è andata troppa. Allora chiudo il rubinetto e do tre calci a vuoto per mettere in compressione. Dopo tutto questo rito, finalmente, giro la chiave verso “On”, salgo e do il calcio vero. Ma non finisce qui: appena in moto, sembra che il motore si voglia spegnere, ma non devi mai aprire il gas, se non con estrema dolcezza”.
Poi Amano fa uno strano paragone, che a noi occidentali sfugge completamente: “E’ un po’ come accendere il motore di uno Zero, il mitico aeroplano giapponese della Seconda Guerra Mondiale”.
Eh sì, per noi è decisamente un confronto difficile da capire!
Resta il fatto che tutta questa procedura, pur nella sua meccanicità, non prescinde da una bella sensibilità, un accordo strano fra il proprietario e la sua moto: anche una volta regolarmente accesa, bisogna saperla ascoltare, aprire il rubinetto della benzina al momento giusto, farla girare regolarmente a circa 2000 giri, toccando ogni tanto la testa del cilindro per capire quanto si sta riscaldando: ci vogliono circa 5 minuti per raggiungere la temperatura ideale, allora inizia la sinfonia, con quell’inconfondibile suono dato dalla combinazione di coppie coniche e desmo.
Anche se sembra, a questo punto, che il motore si stia spegnendo, il nostro collega giapponese annota sicuro che non si tratta di un’incertezza, ma semplicemente che il motore sta aspettando che Amano salga sulla moto per iniziare il giro: probabilmente, anche lui si è fatto coinvolgere da questa simbiosi quasi mistica che si è creata nei decenni fra uomo e macchina!
Amano è alto solo 153 cm, ma sulla sua 750 SS non sembra proprio che la statura sia così minuta: “E’ vero? Sarà forse a causa di tutto questo rito, allora salendo anche io sulla moto, magari, emano un’aria particolare…”.
Tanto di cappello ad Amano, perché quando ha comprato la 750 aveva solo 19 anni e non l’ha mai lasciata: un amore che dura da oltre 40 anni.
“La 750 SS è una di famiglia per me: considerando tutto questo tempo, sto insieme con lei più che con mia moglie. Scusate se è poco! Beh, ci mancherebbe, se qualcuno mi chiedesse di scegliere tra mia moglie e lei, scelgo mia moglie, ma sono profondamente legato alla mia moto. Purtroppo non ho il garage, quindi ha un po’ di ruggine che spunta qua e là, ma questo non vuol dire che non la amo, anzi: ho visto tante moto e tanti nuovi modelli, anche di Ducati, ma non ho alcun intenzione di cambiare. Però magari vorrei provare la Multistrada, per andare sulle strade sterrate vicino casa mia, senza fretta”.
Infatti, Amano abita in piena campagna, viaggia quindi su strade poco frequentate, guidando in tutta tranquillità, ammirando il paesaggio su strade divertenti.
“La guido anche durante l’inverno, seguendo il mio rito abituale; con il freddo, ci vogliono almeno 10 minuti affinché il motore arrivi alla temperatura giusta, ma tutto ciò per me è un divertimento”.
La 750 SS sa di essere amata da Amano e non l’ha mai tradito e va sempre che è un piacere, tant’è che Amano un po’ rimpiange il fatto che i costruttori non producano più moto così semplici, anche se non è un tipo nostalgico, ma solo perché, secondo lui, così è più facile instaurare un bel rapporto tra moto e motociclista, senza tutte le complicazioni e la freddezza di troppa elettronica e sistemi da gestire.
Non possiamo comunque che invidiarlo per questo bellissimo rapporto che ha con la sua moto, per il fatto che, già da giovanissimo, aveva individuato la moto che faceva per lui, l’amore della sua vita, al cui fianco trascorrere insieme più di 40 anni, sempre in buona salute, entrambi.
Uno del rapporti più belli tra moto e centauro che abbiamo avuto la fortuna di raccontare su queste pagine.