Una volta tanto, invece che parlare di una special più o meno riuscita da un punto di vista tecnico ed estetico, dedichiamo l’attenzione, approfittando dell’esemplare che ci mette a disposizione il nostro lettore Luca Ferri, a un modello che forse non ha riscosso tutto il successo che si meritava; parliamo della seconda versione della famiglia Supersport più recente, quella successiva alla cosiddetta “Faro quadro“. La Ducati 900 SS disegnata da Pierre Terblanche, infatti, merita tutta la nostra attenzione in quanto è una moto molto maneggevole e divertente, soprattutto nella versione da 900 cc, come quella che vi qui vi presentiamo.
Come sottolinea lo stesso Luca, infatti, siamo davanti a una “…verace bicilindrica, una delle ultime vere sportive stradali, nel senso che per divertirsi non è necessario per forza portarla in pista. Anzi, si gusta di più la coppia del suo motore e la solidità della ciclistica su un bel passo di montagna, guidandola in maniera ragionevolmente brillante”.
In effetti, la sua caratteristica principale è proprio quella di avere un assetto rigido e una posizione di guida raccolta (per qualcuno forse anche troppo!), doti tipiche di una moto sportiva, nella migliore tradizione Ducati.
Tutto ciò, abbinato alla grande generosità del propulsore due valvole a iniezione e all’impeccabile telaio a traliccio, la rende un’interprete eccellente di ogni passo di montagna.
Al tempo, non a tutti piacque il passaggio dalle forme rotonde della precedente SS a quelle un po’ spigolose della nuova, direttamente ispirate alle linee che lo stesso designer sudafricano aveva scelto per la mitica Supermono.
Ma Luca non è d’accordo con questa affermazione: “Lo stile della nuova Supersport di Pierre Terblanche è particolare, molto proteso in avanti, con la carena che sembra inglobare la ruota anteriore (con due prese d’aria per raffreddare il cilindro posteriore) e un profilo a muso di squalo. Il cupolino include un grande faro a parabola complessa e vetro trasparente che, con la forma del parabrezza delinea il disegno di una freccia. La sua linea aggressiva termina con una bella coda filante e semplice su cui poggia una sella a due livelli. Uno stile bello, aggressivo e personale, inconfondibile e decisamente Ducati, a cui fa riscontro una buona qualità delle finiture e dei materiali, eccezion fatta per alcuni fili e connettori elettrici lasciati a vista, decisamente antiestetici”.
Se sulle considerazioni estetiche è giusto che ognuno abbia le sue opinioni, invece è insindacabile il piacere di guida che trasmetteva la SS: grazie all’iniezione, infatti, perse le scontrosità e le incertezze della precedente versione, mentre la particolar posizione di guida consentiva di “sentire” perfettamente l’avantreno, trasmettendo in ogni situazione fiducia e sincerità al pilota.