Oggi siamo abituati a identificare le varie versioni di un singolo modello con sigle ridotte ai minimi termini, come S o R, ma un tempo, quando le schiaccianti logiche del marketing non avevano ancora preso il sopravvento, venivano usati nomi decisamente più poetici e altisonanti.
Pensate, per esempio, a questa bellissima Ducati 98 commercializzata con l’appellativo di Turismo Lusso: una denominazione importante, che evoca subito prestigio, eleganza ed esclusività, come appunto confermano sia il suo equipaggiamento che le sue prestazioni.
La 98 Turismo Lusso viene presentata da Ducati al Salone di Milano del 1956, dal 1 al 10 dicembre. Il riscontro da parte del pubblico è positivo, così che nel 1957, anno del suo debutto sul mercato, ne vengono prodotti 2577 esemplari.
Per rispondere alle esigenze del suo pubblico, Ducati propose questa versione Turismo Lusso.
Di questi ne vengono venduti 1677, mentre ai restanti 900 vanno ad aggiungersi i 602 esemplari costruiti nel 1958 e i 145 del 1959, ultimo anno di produzione.
A caratterizzare il telaio della 98 Turismo Lusso è una struttura in tubi sostanzialmente diversa da quella in lamiera stampata che veniva usata in precedenza.
In pratica, si tratta della stessa unità già utilizzata sulla versione Turismo di 125 cc e, come tale, si conferma perfettamente dimensionata per supportare la piccola motoleggera Ducati.
Sempre a proposito di telaio, va subito fatta una doverosa precisazione: l’esemplare riprodotto in foto, splendidamente restaurato dallo specialista mantovano Enea Entati e di proprietà dell’altrettanto famoso Presidente della Fondazione Ducati Gianluigi Mengoli, differisce dall’allestimento di serie per la presenza di una doppia culla anteriore.
In pratica, il modello originale ha il motore a sbalzo, imbullonato al telaio solo nella zona posteriore, mentre in questo caso, anche per motivi estetici, è stata aggiunta la doppia culla anteriore del 125 che, essendo scomponibile, può essere aggiunta alla struttura tramite due semplici punti di fissaggio, uno sotto al serbatoio e uno sotto alle pedane.
“Si tratta di una modifica che veniva fatta spesso, anche all’epoca, – spiega Entati – perché non solo irrigidisce la struttura, ma rende anche più completo ed elegante il disegno del telaio, che altrimenti risulta un po’ vuoto nella parte anteriore. In ogni caso, però, è bene sottolineare che si tratta di una specifica non originale, onde evitare inutile confusione tra gli appassionati di moto storiche”.
Sempre a livello di componentistica, la 98 Turismo Lusso condivide con altri modelli anche il serbatoio del carburante da 14 litri di capacità, che in questo caso è lo stesso della 98 Sport ultima serie, anche se differisce per il tappo a vite in bachelite al posto di quello in acciaio con innesto a baionetta.
“Probabilmente, questa scelta è dovuta a una semplice ottimizzazione dei costi, – è sempre Entati a parlare – nel senso che il tappo in bachelite risultava più economico da produrre. Inoltre, non dobbiamo dimenticare che stiamo parlando di un modello che, pur essendo sportivo, puntava sull’eleganza e sull’estetica in generale, non sui particolari racing”.
Per quanto riguarda il motore, che ha i carter esterni rinnovati rispetto alla prima serie, il monocilindrico a quattro tempi con raffreddamento ad aria che spinge la 98 Turismo Lusso ha misure caratteristiche pari a 49 mm di alesaggio e 52 mm di corsa, per una cilindrata di 98 cc. La potenza erogata è di ben 6 Cv a 6500 giri/min, sufficienti a spingere questa raffinata motoleggera fino a una velocità massima di circa 85 Km/h. Il merito è anche del generoso carburatore con diffusore da 18 mm, che aveva sostituito quello da 16 mm presente sui precedenti modelli.
Grazie ad esso, il 98 Turismo Lusso può contare su un ottimo spunto, perfettamente coadiuvato dal cambio a quattro marce con comando a bilanciere sul lato destro del motore.
Anche la ciclistica è stata impostata di pari passo, con una forcella telescopica semi idraulica all’avantreno, freni a tamburo su entrambe le ruote, con l’anteriore maggiorato da 135 mm di diametro e il posteriore da 123 mm, e pneumatici scolpiti da 2,75-17” sia davanti che dietro.
Un’altra particolarità che caratterizza questa Ducati è l’impianto elettrico, con la bobina dell’alta tensione che non si trova insieme al volano, chiusa all’interno del motore, ma posizionata esternamente, sotto il serbatoio, in modo da scongiurare alcuni fastidiosi problemi di surriscaldamento che in precedenza avevano lasciato a piedi più di un proprietario.
Come detto in apertura, la Turismo Lusso veniva scelta da chi cercava una motoleggera sì sportiva, ma anche elegante, con il suo manubrio ribassato, la sella lunga e i parafanghi più avvolgenti rispetto, ad esempio, alla versione Sport, caratterizzata da un’impostazione decisamente più spartana.
Forme pulite e al tempo stesso sinuose, che si sposano altrettanto felicemente con la scelta della livrea bicolore rossa e bianca, o con alcuni dettagli esclusivi come il cassettino portaoggetti con apertura sul lato sinistro, incastonato nel telaio tra il serbatoio del carburante e la ruota posteriore.
Assente, in questo caso, anche se compare la relativa predisposizione, la classica pompa di gonfiaggio per gli pneumatici posta sopra il copricatena, testimone di un’epoca in cui lo stato delle strade italiane rendeva le forature un’eventualità tutt’altro che remota.
Il faro anteriore Cev, dalla caratteristica forma a proiettile, è dotato sia della spia per le luci di posizione che del commutatore per gli abbaglianti, mentre sul manubrio sinistro è presente il pulsante per l’avvisatore acustico.
Altro tocco di eleganza è infine rappresentato dal terminale del lungo scarico cromato, dotato di una ricercata forma tricuspidale che, ancora una volta, testimonia come questo modello fosse destinato a una clientela particolarmente esigente in termini di finiture e design.
Una dotazione che rispecchia in pieno il nome impresso sui fianchi della carrozzeria, figlio di un periodo storico in cui, forse, le strategie commerciali erano costruite più sulla sostanza che non su opinabili concetti.
Foto di Enrico Schiavi