Se c’è una Ducati che negli ultimi anni ha suscitato pareri contrastanti quella è proprio la 999. Un modello capace di segnare nettamente un “prima” e un “dopo” nella storia della Casa di Borgo Panigale, nel bene e nel male.
Due facce di una stessa medaglia che, da una parte, ha visto la fabbrica bolognese conquistare ben tre titoli mondiali nel campionato Superbike in quattro stagioni e con tre piloti diversi (Neil Hodgson, James Toseland e Troy Bayliss), mentre dall’altra ha fatto registrare numeri di vendita non esaltanti, nonostante si trattasse di un progetto per certi versi innovativo e, di sicuro, molto più razionale rispetto alla sua progenitrice, la 916.
Tuttavia, anche adesso che la 1098 ha colmato il vuoto lasciato da quest’ultima nel cuore degli appassionati, esiste un gruppo di fedeli “sostenitori” della 999 sparsi un po’ in tutto il mondo, Giappone compreso.
I tre che portiamo a esempio, infatti, provengono proprio dal paese del Sol Levante e, ognuno a modo suo, apprezza la Ducati disegnata da Pierre Terblanche. Facciamo dunque la conoscenza con questi simpatici personaggi, proprietari di esemplari tenuti con la massima cura e, in alcuni casi, anche leggermente personalizzati.
Il primo a essere chiamato in causa è il Sig. Ishino, il quale, prima di acquistare la 999, ha avuto anche altre Ducati. “In realtà, io utilizzavo lo scooter, però poi mi è stato rubato. Così, ho deciso di prendere un Monster 400. Poco dopo, però, è nata in me la voglia di guidare qualcosa di più performante, così ho acquistato una 900 Super Sport. Non sono passato direttamente a un modello della famiglia Superbike, perché pensavo che sarebbe stato meglio fare un’esperienza intermedia, anche se, a dire il vero, la 900 SS si è dimostrata forse più impegnativa della stessa 999!“
Diverso è stato invece il percorso del Sig. Mochida: “Ho iniziato a guidare con le supersportive giapponesi, dopo di che sono passato alla Ducati: un giorno, stavo seguendo il Mondiale Superbike sul circuito di Sugo e ho visto Carl Fogarty che, con la sua Ducati, guidava in modo incredibile. Ricordo che rimasi profondamente affascinato dalla sua moto. Poi, un mio carissimo amico mi ha chiesto se potevo accompagnarlo presso un concessionario Ducati per dargli dei consigli in merito a un eventuale acquisto, solo che alla fine siamo usciti tutti e due con un contratto firmato (ride)! Il mio, appunto, era quello della 748.“
La passione può essere contagiosa!
“Beh, all’inizio ci ho messo un po’ per capire come andava guidato il bicilindrico Desmo. – prosegue Mochida – Poi, quando avevo finalmente preso la confidenza necessaria, la mia amata 748 è stata rubata! Così, ho deciso di compiere un ulteriore passo in avanti prendendo la 999.“
Sentiamo invece dalle parole del Sig. Kanno quali sono state le circostanze che l’hanno portato a diventare possessore di una 999: “Anche nel mio caso c’è sempre stata la passione per le moto sportive, ma le maxi giapponesi risultavano troppo pesanti per i miei gusti, mentre io avevo voglia di guidare una moto leggera e dal design più elegante. Per questo ho pensato subito a una bella 900 SS. Ne ho avute due: una a carburatori e una a iniezione elettronica. Di quest’ultima in particolare ho sempre ammirato il design di Pierre Terblanche, perciò il passo successivo è stato proprio quello di prendere la 999.“
Stiamo parlando di tre motociclisti con le idee ben chiare, dunque, non di novellini. Pertanto è interessante scoprire, secondo il loro parere, cosa ha in più questo modello rispetto alle altre Ducati che hanno guidato.
Ecco la risposta di Ishino: “Di sicuro è molto più comoda rispetto alla 900 SS e anche più facile da guidare. Solo che in questo modo ci si ritrova a velocità proibite senza accorgersene. Questa caratteristica richiede dunque grande senso di responsabilità.“
Anche Mochida è d’accordo con questa osservazione: “Se si guarda il tachimetro digitale si scopre che quasi sempre si sta viaggiando più forte di quanto ci si potrebbe immaginare, perciò bisogna fare attenzione. La stabilità della ciclistica, infatti, è fantastica e la moto non si scompone, neppure alle alte velocità.“
Ishino, che per gli standard giapponesi risulta abbastanza alto e ha una corporatura robusta, aggiunge: “Rispetto alla Super Sport, la 999 ha anche il pregio di affaticare di meno il pilota. Le sensazioni che si ricevono fin da subito, infatti, sono di facilità e divertimento.“
Interviene a questo punto il Sig. Isobe, concessionario Ducati, che aggiunge una sua opinione a proposito del design: “Dopo l’era di Tamburini, che è rimasto fedele a Castiglioni per disegnare la MV Agusta, non era facile per Ducati prendere un’altra strada. Tuttavia, se non altro la 999 si è dimostrata decisamente più confortevole per molti ducatisti. E’ anche vero, però, che rispetto alle supersportive giapponesi, le Ducati sono sempre state un po’ più impegnative.“
Gli fa eco il Sig. Kanno: “Sulle Ducati disegnate da Massimo Tamburini la sella è posizionata molto in alto; la 916 ha un’impostazione sportiva e aggressiva, ma è anche più scomoda, mentre la 999 offre maggior comfort.“
La conversazione entra nel vivo e, come era prevedibile, si focalizza proprio sull’argomento più discusso di questo modello, la parte stilistica.
Lo stesso Mochida, a tal proposito, ammette: “Quando ho visto la 999 per la prima volta ho pensato che non fosse un granché, soprattutto rispetto alla mia 748. Mi sembrava ingombrante, ma quando l’ho vista dal vivo l’ho trovata incredibilmente compatta e mi ha subito convinto. Penso che il design di Terblanche, in un certo senso, fosse troppo avanti rispetto ai tempi in cui è stato proposto. Per quanto mi riguarda, ancora oggi non mi stanco mai di guardare la mia 999!“
Simpatica è l’affermazione del Sig. Mochida in merito alle differenze tra la 999 e la 748: “Con la prima puoi andare a girare in circuito in sella alla moto, mentre con la seconda hai bisogno di un furgone!“
Scherzi a parte, la 999 può essere effettivamente definita come una supersportiva “a tutto tondo”, come conferma il Sig. Kanno: “Sono molto soddisfatto di questa moto che non è soltanto efficace nelle curve, ma è anche abbastanza confortevole nei trasferimenti in autostrada.“
L’indice di gradimento di questi tre appassionati per la 999 non ha risentito neppure della presentazione della 1098, sentiamo perché: “Quando ho visto la 1098 sono rimasto subito molto colpito. Il design è sicuramente molto bello e incarna il degno proseguimento della strada percorsa dalla mitica 916. Tuttavia, l’amore per la 999 non matura in un giorno, ma ha bisogno di più tempo. Almeno nel mio caso è stato così!“
“Tutte le moto sono destinate a invecchiare, – dice il Sig. Kanno – ma la 999 dà proprio l’idea di essere protagonista di una seconda giovinezza. Il suo tempo, secondo me, deve ancora arrivare.“
Dopo aver parlato di tutti gli aspetti che soddisfano questi tre proprietari della 999 è arrivato il momento di interrogarli su quali sono, viceversa, i lati negativi di questo modello.
Parte il Sig. Ishino: “Purtroppo, la capacità di carico lascia molto a desiderare. Ho provato anche a installare una borsa da serbatoio, ma quest’ultima crea qualche fastidio durante la guida. Inoltre, la frizione risulta un po’ troppo dura e, al termine di una giornata intera passata in sella, si arriva con la mano sinistra indolenzita.“
Il Sig. Mochida pone invece l’accento su altri due aspetti interessanti: “Rispetto alle moto odierne, la 999 pesa quasi 20 Kg in più e questo mi fa guardare con invidia verso chi possiede una 1098. Inoltre, il calore sprigionato dal motore e, in particolar modo, dall’impianto di scarico si fa sentire.“
Qualche difficoltà può arrivare anche dall’accessibilità meccanica: “Cambiare le candele non è affatto facile: – prosegue Mochida – per lavorare bene bisogna togliere sia la sella che il serbatoio.“
In difesa, interviene a questo punto il Sig. Isobe: “In effetti, la facilità di intervento è diminuita, ma questo non riguarda solo la 999, sono le moto in generale a essere diventate più sofisticate.“
Pur con la paura di poter apparire pignolo, il Sig. Kanno punta invece il dito sulla dotazioni in termini di attrezzi: “Pur non essendo facile lavorare sulla moto, mi avrebbe fatto piacere trovare una trousse di attrezzi un po’ più ricca.“
“Io ho addirittura delle difficoltà nel trovare il posto per montare l’ETC (il telepass giapponese, ndr) – gli fa eco il Sig. Ishino, il quale poi aggiunge alla lista nera un problema più serio – Si è spezzato il supporto della sella. Il Sig. Isobe mi ha confermato che su alcuni esemplari del 2003 si è verificato un inconveniente analogo, ma tutto sommato posso dire che la 999 è molto robusta e affidabile.“
L’affidabilità, soprattutto in Giappone, è un concetto sul quale non si transige. Pertanto fa un certo effetto sentire il Sig. Mochida che afferma: “Mi dà fastidio quando sento dire che le Ducati si guastano facilmente: non è vero! Magari capita che qualcuno, lavando la moto, usi prodotti inadatti, che danneggiano le superfici dei metalli o addirittura l’impianto elettrico. Se succede questo, tuttavia, non dipende dalla moto, ma dal proprietario!“
Parliamo adesso del seguito della 999 e del suo gradimento. Il Sig. Isobe, a tal proposito, fa una dichiarazione che in molti non si aspetterebbero: “La popolarità della 999, dopo la presentazione della 1098, è addirittura cresciuta. La linea della 1098 è senz’altro bella, ma forse non è particolarmente originale. I ducatisti, che vogliono distinguersi dagli altri, iniziano ad apprezzare le forme disegnate da Pierre Terblanche. Per quanto riguarda l’usato, di solito è abbastanza facile reperire esemplari in ottime condizioni, con non più di 5000-6000 Km all’attivo.“
Alla luce di tutte queste considerazioni, dunque, quali consigli si possono dare a chi è intenzionato all’acquisto di una 999? “Se si è alla ricerca di un esemplare usato, – spiega il Sig. Kanno – direi senz’altro di orientarsi sulla versione S, che ha la forcella Öhlins. Piacerebbe molto anche a me!“
“Io utilizzo la 999 sia per le gite domenicali che durante le prove libere in circuito e in entrambi i casi si dimostra una moto appagante. – aggiunge con un sorriso il Sig. Mochida – Mi ritengo molto soddisfatto. Forse il mio punto di vista è un po’ strano, ma non vorrei che troppi iniziassero ad apprezzare questo modello. Siamo in pochi a rappresentare una sorta di intenditori e va bene così!“
Per gentile concessione di Ducati Magazine
Traduzione Noriki Aizawa
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