Siccome le dita della mano sono cinque e per motivi analoghi usiamo un sistema numerico a base decimale, 50 anni è considerato un buon traguardo per festeggiare le ricorrenze. Non 49 e non 51 e non lo sarebbe nemmeno 55.
Ma Gabriele Mazzarolo ha una passione che lo divora e i mezzi che gli vengono dall’essere presidente e proprietario di Alpinestars; voleva una scusa e ha deciso che 55 anni dalla fondazione di un’azienda quasi leggendaria era un compleanno perfetto per regalarsi una Ducati da sogno, di quelle che non si trovano dal concessionario.
Anzi, a dire la verità l’idea di partenza non è stata nemmeno sua. Forse non tutti in Italia conoscono Michael Woolaway, ma per chi ama le customizzazioni è una specie di Padreterno, direttore di Deus Ex Machina USA e autore di centinaia di trasformazione di successo; tanto per dire, ha allestito moto per Orlando Bloom, Ryan Reynolds, Billy Joel, Bruce Springsteen e molte altre star.
Prima ancora però è un grandissimo appassionato che ha corso in ogni specialità, va tuttora in moto e possiede anche una Suter MMX 500, la quattro cilindri due tempi da Gran Premio costruita per chi si diverte a girare in pista.
“Stavo parlando con “Woolie” a Laguna Seca – ha raccontato Mazzarolo in una intervista concessa a Cycle World – in occasione di un round del mondiale Superbike, mi disse che era un grande fan del nostro marchio ed era affascinato dalla nostra storia. E se ne uscì: “Gabriele, potrei costruire una moto per te. Posso prendere elementi dalla storia di Alpinestars e fare la miglior moto che io abbia mai fatto””.
Prendere quanto di meglio si può trovare sul mercato e poi assemblarlo in qualche modo però non è nello stile di Woolaway. Le sue moto devono andare bene, certo, ma prima ancora devono avere un’anima e questa è una cosa molto più complicata.
Ma il nostro capo designer viene dal mondo del cinema, si occupava di effetti speciali e a Hollywood uno dei suoi primi lavori fu dirigere la squadra che costruì buona parte delle scenografie di Godzilla, dal ponte di Brooklyn in scala 1:6 alla barca che si capovolge all’inizio del film; non è la fantasia che gli manca e tanto meno la conoscenza dei materiali e delle lavorazioni.
Quindi la moto da sogno non doveva essere semplicemente “bella” ma trasmettere l’idea della storia di Alpinestars – cioè il suo passato – e contemporaneamente la vocazione dell’azienda per l’innovazione e il futuro. Se vi sembra un’idea strana o un po’ troppo cervellotica, sappiate che non lo è sembrato a Mazzarolo.
L’incontro per definire la moto fu nel laboratorio di “Woolie” a Venice, California, un venerdì o sabato in tarda serata, l’unica finestra che il Presidente sempre impegnato in giro per il mondo era riuscito a ritagliarsi. Michael presentò l’idea che aveva elaborato ed ebbe l’OK.
Quale poteva essere il cuore di una moto che esprimesse storia e modernità di un’azienda italiana? Ducati ovviamente, ma una molto speciale.
Il nostro designer ne aveva trovato un esemplare meraviglioso, il bicilindrico 750 di una Sport 1974 nuovo immacolato.
Era stato spedito in Australia perché venisse preparato per le corse dai tecnici di Vee Two, Brook Henry ed Andrew Cathcart, ma al ritorno, dopo che era stato montato sul telaio, il suo proprietario ci aveva ripensato e trovandolo troppo bello per buttarlo su una pista se lo era messo in salotto.
Non è l’unico caso…
Woolaway aveva comprato la moto completa a San Francisco e l’aveva pagata carissima: 55.000 Dollari, che al cambio attuale fanno circa 46.500 Euro.
Ancora non si era accordato con Mazzarolo, ma non ci aveva pensato un attimo: quello era “il motore”, con la distribuzione a coppie coniche e i carter tondi che parlavano di una storia gloriosa; il cuore antico di una special moderna.
Tutto il resto naturalmente doveva essere all’altezza del motore e soprattutto di Alpinestars.
Tracciare le linee del progetto richiese tre mesi: “Ci ho lavorato anche il Giorno del Ringraziamento, a Natale e Capodanno – sorride Woolie – mia moglie è molto comprensiva. Non disegno le cose al computer, faccio tutto con carta e alluminio. E i modelli richiedono un mucchio di tempo”.
Dopodiché la lista della spesa, sempre cercando il massimo.
Tradizione e innovazione si fondono in questa special che ha sicuramente il suo piatto forte nella presenza del motore carter tondi. Anche se non la farà mai, sembra pronta a scendere in pista per far rivivere i fasti agonistici di questo mitico propulsore!
In America il massimo per telai di questo genere si chiama Jeff Cole, proprietario della C&J Precision Products e telaista leggendario: ha lavorato per Kenny Roberts, Scott Parker, Chris Carr, Bubba Shobert e molte altre leggende del motociclismo americano, le sue macchine hanno vinto campionati in quantità.
Oggi sfiora gli 80 anni, ma ha le idee chiarissime e la mano di un artista: per la special di Alpinestars ha fatto questo telaio in tubi, a doppia culla aperta come quello della gloriosa 750 Sport, ma con una triangolazione in più all’attacco anteriore del motore, che è parte stressata della struttura.
La si potrebbe definire l’interpretazione di Cole dello schema Deltabox, in origine pensata per le moto che corrono sulle piste da dirt-track di un miglio; chi ha provato la moto, e non sono molti, ha raccontato di essere stato impressionato dalla solidità dell’avantreno e dalla maneggevolezza sorprendente in rapporto a un interasse piuttosto lungo.
Ovviamente anche le sospensioni sono qualcosa da raccontare: il forcellone agisce tramite un classico schema cantilever ad azionamento diretto, ma l’ammortizzatore che lo controlla è un Öhlins con piggy back preparato alla Race Tech da Jimmy Wood, il mago che fa la taratura delle sospensioni per i top riders del flat track ed è pilota a sua volta; la forcella, Öhlins pure quella, viene da una delle moto da corsa dell’engineering di Chuck Graves che negli States da molti anni lavora in Supersport e Superbike con diverse squadre ufficiali, compresa la Yamaha USA.
Il massimo sono anche le ruote forgiate Marchesini, che montano pneumatici Michelin Power a doppia mescola 120/60 ZR17 M/C (55W) all’anteriore e 160/60 ZR17 M/C (69W)RS al posteriore e un impianto frenante Brembo al top, con modernissima pinze monoblocco ad attacco radiale che di rétro non hanno un bel niente; dietro però ritorna la storia, perché la pinza che controlla il disco a margherita può essere azionata sia con il classico comando a pedale, sia con la leva “a pollice” sul semimanubrio di sinistra.
Prima ancora che una questione di guida, il riferimento è per Michael Doohan, il pilota che questo sistema lo inventò, così come la forma del codino ricalca quella della moto – nessuno si preoccupa che fosse una Honda! – con cui Nicky Hayden vinse il mondiale 500 nel 2006: sono stati due piloti molto importanti nella storia della Alpinestars, legatissimi a Mazzarolo e all’immagine dell’azienda, un po’ come lo sono Marc Marquez e Andrea Dovizioso oggi.
“È con questo genere di atleti che viviamo e condividiamo obiettivi – afferma Mazzarolo – che veramente rappresentano la nostra personalità come marchio e come azienda che spinge sempre più avanti i limiti delle prestazioni e della sicurezza nel motociclismo”.
Nella lista della spesa ovviamente non figurava la carrozzeria perché quella “Woolie” l’aveva tenuta per sé. La parte che in una moto è più evidente doveva trasmettere l’idea di una GP “Italian style” mettendo insieme passato e futuro.
Il nostro designer ci ha lavorato meticolosamente, sono stati modellati a mano il serbatoio in alluminio, il gruppo sella/codino e la parte anteriore che nella sua semplicità è un’opera d’arte: a cavallo tra elemento di carrozzeria e una tabella portanumero al centro della quale è sistemato un fanale di dimensioni ridottissime.
La strumentazione è limitata al solo contagiri, uno splendido, glorioso Veglia Borletti meccanico con la lancetta e la linea rossa a 8500 giri; il parafango anteriore non è verniciato perché risalti la moderna (relativamente…) fibra di carbonio.
Sul serbatoio c’è il nome di questa special ed è frutto di un ragionamento pure quello: Oscar come la collezione di abbigliamento Alpinestars che – guarda caso – riesce ad abbinare linee rétro-vintage con protezione e tecnologie moderne come l’airbag Tech-Air.
Secondo il progettista mancava ancora una cosa: “Molto importante, volevo che la moto ricordasse alle persone le radici e l’eredità italiana di Alpinestars nelle corse, quindi doveva sembrare e suonare come una vera moto da corsa. Cosa che fa!”.
Con l’aiuto della Akrapovic: per questa occasione speciale, l’azienda slovena ha realizzato un sistema di scarico su misura, a due tubi separati.
Il risultato finale è questa splendida special che ha un’ottantina di cavalli e pesa appena 159 Kg.
È stata presentata il 19 aprile 2018 al GP of the Americas ad Austin, Texas, per celebrare la famosa ricorrenza dei 55 anni (la Alpinestars, per gli amanti della statistica, è nata nel 1963) e pare che Mazzarolo sia riuscito a farci qualche giretto là negli USA, però non è certo.
Il tempo libero è un lusso che va poco d’accordo con la carica di presidente.
La Oscar, special da sogno, adesso è in quella che alla fine dei conti era fin dall’inizio la sua sede naturale: ad Asolo, provincia di Treviso, nell’ingresso della Alpinestars. Quando è in Italia, il buon Mazzarolo può darle una sbirciatina tutte le mattine che va in azienda.
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