Il campionato del mondo e la vittoria in gara: quello che è successo in Giappone il 25 settembre è stato un vero e proprio schiaffo per i dirigenti della Honda. Sul circuito di casa, i quattro colossi giapponesi si sono dovuti arrendere allo strapotere della Ducati. Gli alti vertici dei costruttori nipponici sono andati incontro a una dura realtà. Anzi, quasi a un’umiliazione.
Così, mentre gli ingegneri soffrivano in silenzio, i ducatisti giapponesi cominciavano a festeggiare. Si dice che i giapponesi non dimostrino i propri sentimenti, invece non è vero. Il cuore dei ducatisti giapponesi è letteralmente scoppiato di gioia.
Con questo racconto vi sveliamo come sono i tifosi giapponesi e come hanno vissuto il trionfo della Ducati in MotoGP.
Il Signor Masatoshi, felice possessore di un Monster S2R, era nella tribuna Ducati in occasione della gara di Motegi e ci racconta la sua incredibile esperienza: “Sono arrivato il giorno prima della gara, ho festeggiato in anticipo bevendo birra e sakè! Non so perché, ma avevo il presentimento che avrebbe vinto la Ducati. Già al primo giro, Capirossi infiammava il tifo della tribuna, nonostante ci fosse una gran confusione in pista. Poi, quando è passato in testa, sembrava che continuasse a chiedere l’incitamento del pubblico, come se ci dicesse: ho bisogno del vostro sostegno, ancora! Ero davvero coinvolto ed emozionato per quella situazione. Ho sventolato la mia bandiera Ducati finché le forze me lo hanno permesso!”
La Signorina Konishi, invece, è andata da sola a Motegi, prendendo l’aereo dalla prefettura di Ishikawa, dove vive.
Possiede una Sport Classic 1000, ma non le è sembrata il mezzo adatto per arrivare fino al circuito di Motegi: “Quando sono finite le prove di qualifica ero un po’ giù perché la Ducati non era andata benissimo. Ho pensato: forse domani non potrò assistere alla conquista del titolo mondiale da parte di Stoner. Prima della gara, poi, pioveva e non è certo il massimo dover assistere a una corsa sotto la pioggia. Invece, è andato tutto per il meglio: non era proprio possibile sperare in qualcosa di più! Per me, la Ducati non è solo una motocicletta, mi ha fatto conoscere tantissima gente. Persone che, ormai, considero i miei migliori amici. Forse sono affascinata dalla Ducati per questo, per le persone che la circondano, voglio essere una di loro.”
Come si può dedurre da queste parole, le ducatiste stanno aumentando anche in Giappone.
Alla redazione di Ducati Magazine, il bimestrale con cui abbiamo stretto una sorta di gemellaggio, c’è sempre un gran viavai di gente.
Lo staff ha appena festeggiato la pubblicazione del quarantesimo numero, vale a dire più di 6 anni di attività.
In questo periodo, inoltre, la Casa di Borgo Panigale ha aperto filiali in tutte le parti del Giappone e ha investito tantissimo a livello di immagine. C’è stato, dunque, un grosso cambiamento intorno alla Ducati, nel paese del Sol Levante.
Il responsabile di Ducati Magazine, il Signor Nakazawa, che dirige anche BMW Magazine e Honda Bikers, ce lo conferma dall’alto della sua esperienza: “In questi 6 anni, apparentemente, i ducatisti giapponesi non sono cambiati molto, ma in realtà non è così. I fan della Ducati sono molto affezionati al Marchio, più di qualsiasi altra casa motociclistica, tanto da pensare soltanto ad esso. Raramente mi è capitato di sentire un ducatista giapponese che confronta la Ducati con altri tipi di moto. Inoltre, anche le persone che prima non si sarebbero neppure sognate di possedere una Ducati hanno iniziato a interessarsene, grazie all’assistenza adeguata, all’immagine del Monster, all’effetto di alcuni film proiettati al cinema e alla profonda ammirazione dello stile italiano da parte dei giapponesi.”
Il direttore della rivista, il Signor Nomura, aggiunge: “Sei anni fa, per un motociclista giapponese non era possibile scegliere una Ducati come prima moto. Adesso, invece, sì. Il fatto che ci siano sempre più appassionati Ducati in Giappone, dunque, non deve sorprendere: ci sono delle ragazze giapponesi che prendono la patente solo perché vogliono guidare il Monster 400. I fan della Ducati sono anche i più calorosi: quando vado ai raduni mi chiedono sempre informazioni sulle varie moto e come vanno i nuovi modelli. Sono molto interessati e poi sono motociclisti che vogliono guidare sempre meglio, vogliono approfondire la loro esperienza di guida.”
Il Signor Nakazawa ha già partecipato al Centopassi e ha capito come e dove si guida una Ducati: “A parte il brivido della velocità, che può costare il ritiro della patente – ride – in Giappone ci sono moltissime strade con tante curve, perciò è possibile divertirsi anche a ritmi non troppo elevati. Quindi, le Ducati sono perfettamente adatte anche al nostro codice stradale.”
Il direttore Nomura ci racconta della sua Multistrada.
“La prima volta che ho visto la Multistrada non lavoravo ancora per il Ducati Magazine. Mi è piaciuta subito e l’ho ordinata, ma all’epoca non pensavo che avrei avuto l’opportunità di lavorare a contatto con le Ducati. Poi, ho ricevuto il kit Multistrada (che comprende anche un libro dedicato a questo modello, ndr) di cui, se non ricordo male, ne esistono soltanto 70 pezzi in tutto il mondo. Per me è come un giocattolo per i bambini: non ho molto tempo per guidarla, ma appena salgo sulla mia Multi è come se fosse sempre la prima volta.”
Il direttore ci svela, poi, il commento di un ingegnere della Honda dopo la vittoria Ducati a Motegi: “Ho incontrato un tecnico della Casa alata: era molto triste per la sconfitta. Diceva: abbiamo provato a colmare le nostre lacune, ma non siamo riusciti a raggiungere il livello tecnologico dei nostri avversari, perciò l’abilità del nostro team è stata messa in discussione. Dobbiamo quindi arrivare nel minor tempo possibile allo stesso livello raggiunto dalla Ducati. Dietro questa frase si nasconde, dunque, il fondo di verità che conferma l’interessamento, da parte della HRC, per lo sviluppo di un sistema della distribuzione simile a quello desmodromico per equipaggiare la RC 212V.”
Anche in Formula 1, nonostante un finale alquanto rocambolesco, è stata la Ferrari a prevalere: così quest’anno l’industria motoristica italiana ha dominato la scena, con Ducati, Aprilia e appunto Ferrari. I giganti giapponesi si sono dovuti inchinare e togliere il cappello.
Molti di questi si stanno probabilmente chiedendo: “Come mai non siamo riusciti a vincere, nonostante vi siano stati investimenti nettamente superiori da parte nostra?”
Eh già, la fantasia e la tecnologia italiana hanno avuto quella forza che non viene mai meno. Intanto il pianeta Ducati in Giappone diventa sempre più grande e la moderna favola italiana va più forte che mai…
Foto Archivio Ducati Magazine
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