Nessun sorpasso nel finale nel duello tra Francesco Bagnaia ed Enea Bastianini, eppure è stato esaltante.
Due piloti a cavallo della stessa moto, che saranno compagni di squadra l’anno prossimo.
Francesco ed Enea ce l’hanno messa tutta, ognuno tutto proteso a far valere il proprio “metodo”. È stata una lotta vissuta in apnea, una lezione di motociclismo che i due hanno messo in scena nell’aula ideale della bellissima pista in riva all’Adriatico. Nessun sorpasso, eppure è stata la maniera più alta di sublimare il gesto atletico, la perizia, di portare al limite una moto da corsa.
Metodi contro e – questa volta, per la quarta volta di fila – è stato quello di Bagnaia a prevalere.
La preda che non si fa prendere dal cacciatore. Sì, perché l’ennesima vittoria del pilota torinese sulla Ducati rossa porta la sua firma, è stata inequivocabilmente sua realizzata alla sua maniera.
Bagnaia prende il comando, non se ne va da solo, gli avversari lo vedono, ma lui non da modo di essere attaccato: è la sua firma, il suo marchio di fabbrica. Ed ha funzionato ancora, ancora più spinto verso l’estremo, con Bastianini (il Cacciatore) vicino a lui come nessuno prima, ma anche a lui Pecco ha negato ogni possibilità.
Enea Bastianini è il pilota dalla lunga rincorsa, che prelude l’attacco fulmineo, l’uomo dell’impossibile sorpasso all’ultima curva… che questa volta non c’è stato, perché l’avversario è stato perfetto. Però che belli questi due piloti.
Due maniere diverse di interpretare le gare, due maniere così marcatamente personali, due tattiche diverse, che sono ognuna la firma con la quale indiscutibilmente autenticano le loro gare.
Ed è il Misano World Circuit che li ha visti combattere, fornendo ai due lo scenario fantastico dove battersi.
Due piloti consistenti una spanna sopra tutti gli altri, con la gara finita in volata. Francesco ed Enea sono personaggi interessanti, che hanno come caratteristica comune la compostezza, nel bene o nel male. Nessun fronzolo: sono il simbolo di un ritorno del motociclismo agli appassionati veri, dopo il ritiro di Valentino. Il pilota nove volte Mondiale ha fatto molto a livello mediatico per il motociclismo, lo ha fatto spontaneamente, per la personalità sua, diremmo quasi suo malgrado, portando sui circuiti di tutto il mondo gente che di corse non aveva visto nulla: in tanti volevano soltanto vederlo e poterlo acclamare.
Qualcuno rimarrà, appassionato grazie a lui, ma tanti si sparpaglieranno in mille direzioni, alla ricerca di idoli da seguire in altri contesti. Bagnaia e Bastianini, le loro essenzialità, sono il simbolo della purezza delle gare in moto, del valore assoluto, del puro. Niente di più è concesso, niente di più che non sia l’eccellenza di saper guidare una moto da corsa: a tanti non basterà, ma gli appassionati veri riavranno in mano il motociclismo sportivo.
L’anno prossimo, da compagni di squadra, avranno altre pagine da scrivere, per adesso godiamoci la rimonta di Francesco Bagnaia su Fabio Quartararo, che sarà ancora difficile da portare a termine, ma che prende sempre più corpo. Pecco deve vincere le gare e lo fa. Nessun pilota Ducati, neanche Stoner, era stato mai capace di infilare un serie di quattro vittorie consecutive. Ieri a Misano abbiamo visto tutto questo. Abbiamo visto il circuito fare da contesto all’ultima volta di Andrea Dovizioso, che chiude in sella alla Yamaha ma che ha speso gli anni migliori, ha vissuto i successi più esaltanti, ha combattuto i duelli più duri (e spesso vincendoli) in sella alla Ducati.
Il pubblico era lì anche per lui, per dire grazie al pilota che in sella alla Desmosedici ha più di tutti saputo contrastare Marc Marquez.