Avete mai sentito parlare del cosiddetto tuning transfer? In effetti, ce lo siamo inventati noi non appena abbiamo sentito la storia della moto realizzata da Ducati Pisa.
Tutto parte da una Ducati Elite 200 del 1953 che Simone e Roberto, rispettivamente titolare e responsabile officina della concessionaria toscana, da anni si promettevano di restaurare.
Alla fine, però, tali buoni propositi si sono trasferiti (da cui il nome di prima) su una Sport 1000 monoposto che ha preso pertanto le fattezze, per quanto possibile, della celebre antenata.
Il risultato, lasciatecelo dire, è quanto mai piacevole da vedere. Nella sua livrea rossa e argento con telaio in oro metallizzato, la più spartana della Sport Classic Ducati fa la sua gran bella figura.
Ecco, dunque, come nasce la Elite 1000, un sapiente mix di accostamenti tra vecchio e nuovo, a cominciare proprio dalle scelte cromatiche, tutt’altro che frutto del caso o di facile reperibilità e attuazione, come ci spiega lo stesso Simone: “La storia nasce proprio dall’acquisto di una Elite 200 originale e prosegue con la realizzazione di questa special. L’intenzione, infatti, era quella di farla somigliare il più possibile alla piccola monocilindrica Ducati. Per raggiungere questo obiettivo, la prima cosa che abbiamo preso in considerazione è stata la colorazione. Il fatto, però, è che il serbatoio della Elite originale ha delle porzioni cromate molto difficili da riprodurre su quello della Sport 1000. Abbiamo dunque ripiegato su un argento metallizzato che, comunque, crea un valido effetto. Per quanto riguarda il rosso, invece, abbiamo utilizzato esattamente lo stesso colore a inchiostro che ci ha gentilmente suggerito il Registro Storico Ducati. Sono stati necessari tantissimi strati di colore e di trasparente prima di ottenere il risultato desiderato.“
Il marchio che la special pisana porta sul serbatoio è stato riproposto sulla base di quello originale, così da creare ancora maggior continuità tra il modello degli anni Cinquanta e l’interpretazione contemporanea. L’indicazione della cilindrata sotto il nome, tuttavia, sta a significare l’evoluzione tecnica sviluppata nel frattempo.
Ad andare in carrozzeria, oltre alle sovrastrutturre e al telaio, è stato anche il bicilindrico da un litro di cilindrata che spinge questa cafe racer all’italiana. Sui modelli della famiglia Sport Classic, infatti, i semicarter esterni del Desmodue raffreddato ad aria vengono verniciati di nero, mentre adesso sono di nuovo color alluminio, accentuando così la caratterizzazione estetica vintage e la somiglianza con la motoleggera di cui questa Sport 1000 ha degnamente ereditato anche il nome.
Simone e Roberto, tuttavia, non potevano certo non approfittare della loro professione nell’occuparsi del motore.
A dispetto del suo look nostalgico, infatti, la Elite 1000 presenta un livello di elaborazione meccanica da non sottovalutare. A rinvigorire il bicilindrico Ducati a due valvole ci pensano adesso dei pistoni ad alta compressione, un kit di alberi a camme dal profilo più spinto, un volano alleggerito, delle pulegge della distribuzione in ergal e un impianto di scarico racing.
Al di là di quest’ultimo, tutti i particolari che abbiamo elencato provengono, e non poteva essere altrimenti, dal catalogo Ducati Performance, così come la frizione munita di dispositivo antisaltellamento che i tecnici della riviera tirrenica hanno pensato bene di installare per ridurre l’apporto del freno motore in staccata.
Il sistema di scarico, invece, è stato realizzato dalla Zard interamente in titanio e rappresenta un po’ il fiore all’occhiello dell’intera opera di preparazione.
Il layout è infatti caratterizzato da un complesso sviluppo dei collettori, che terminano in due silenziatori a tronco di cono disposti entrambi sul lato destro del veicolo, uno in posizione rialzata, di fianco alla sella (che risulta pertanto rigorosamente monoposto), e l’altro appena sotto la pedana, in modo da sfruttare la particolare piega del forcellone.
L’impianto viene fornito compreso dei cosiddetti dB killer e, a detta di chi lo ha sentito “dal vivo”, è bene che questi ultimi vengano mantenuti in sede se non si vuole incorrere nelle ire dei passanti quando si attraversano i centri abitati!
Ad ogni modo, anche nella versione più “civile”, la potenza del motore che equipaggia la special di Ducati Pisa dovrebbe essere superiore, seppur di poco, ai 90 Cv effettivi, con un regime massimo di rotazione pari a 9000 giri.
Gran parte della viteria di serie è stata sostituita con materiale più leggero, mentre in vista sono stati sapientemente lasciati sia la campana della frizione, tramite un coperchio in alluminio lavorato, che le cinghie della distribuzione, grazie alla rimozione di parte delle relative cartelle.
Il reparto delle sospensioni è stato aggiornato con quanto previsto dalla dotazione della Paul Smart Limited Edition.
La forcella Marzocchi e il monoammortizzatore originali hanno dunque lasciato il posto alle più sofisticate unità della svedese Öhlins, dotate naturalmente di tutte le possibilità di regolazione del caso.
Allo stesso modo, ai dischi dell’impianto frenante di serie sono stati preferiti dei Braking dalla particolare conformazione a margherita che, oltre a offrire un minor effetto giroscopico per via della maggior leggerezza, garantiscono un look decisamente esclusivo, come ben sanno i numerosi tuner che li scelgono per le loro trasformazioni.
Da questo punto di vista, fanno eccezione le coperture calzate dai cerchi a raggi. Si tratta infatti delle Pirelli previste dall’equipaggiamento di serie, volutamente mantenute per il loro aspetto retrò.
Non si tratta, invece, di una scelta legata alla semplice pulizia estetica l’assenza dello specchietto retrovisore, come puntualizza Simone: “Il motivo per cui non è stato montato dipende dal fatto che l’Elite 200 ne è originariamente sprovvista, dunque, per mantenere la massima fedeltà tra i due modelli abbiamo deciso di non installarlo.“
Simone si è preso cura anche di alcuni piccoli particolari estetici, come la trasmissione finale alleggerita con catena rossa, gli indicatori di direzione in alluminio ricavato dal pieno, il minimale portatarga e il discreto gruppo ottico posteriore di forma ovale a led luminosi, che completano un lavoro costato numerosissime ore di manodopera, ma che per contro ha già portato i primi frutti, sotto forma di un cliente che ha chiesto una replica della Elite 1000.
“Per ovvi motivi – spiega il titolare di Ducati Pisa – non realizzeremo una copia esatta della nostra moto. Ci ispireremo pertanto, almeno a livello di livrea, a una 125 Sport con colorazione grigia e blu. E’ chiaro che per realizzare una special di questo tipo bisogna smontare la moto in ogni sua parte, senza contare il grosso lavoro a livello di carrozzeria. Non mi sono messo a fare il conto di quanto sia costata l’Elite 1000 perché l’abbiamo realizzata per noi stessi, ma spero che quando presenteremo il conto alla persona che ci ha commissionato la replica non le vengano i capelli bianchi!“
Curioso, dunque, come un modello non particolarmente significativo a livello di numeri di vendita (almeno in Italia) si presti così bene per la realizzazione di special di grande fascino come questa Elite 1000.
Foto di Ducati Pisa
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