In Giappone, negli anni Novanta, era di gran moda customizzare le Harley-Davidson. La maggior parte di queste moto seguiva la tradizione del cosiddetto “American style” e, mentre in giro se ne vedevano sempre di più, a un certo punto ne è apparsa una che si distingueva da tutte le altre.
Una special che brillava di luce propria nonostante la sua semplicità, come se si trattasse di un paio di jeans usati che, nel tempo, hanno mantenuto intatto il loro fascino e, anzi, lo hanno moltiplicato.
Allo stesso modo, questa moto aveva un aspetto volutamente vissuto, tanto da sembrare una macchina a vapore. Il suo nome era Amber Trophy e il suo creatore, Shinya Kimura, aveva come si suol dire centrato l’obiettivo, viste le reazioni entusiastiche che ha suscitato, soprattutto all’estero.
Dopo aver riscosso questo grande successo a livello internazionale, Kimura ha deciso di andare a vivere negli Stati Uniti, dove da solo ha fondato la Chabott Engineering (il nome deriva da un piccolo gallo giapponese).
Il suo stile prevede che la customizzazione di una moto sia sempre totale e che dia vita a oggetti unici al mondo, sia secondo la sua ispirazione che in base ovviamente alle richieste e al gusto dei rispettivi proprietari. Le special della Chabott pertanto non utilizzano i ricambi normalmente in commercio e non possono essere una uguale all’altra.
Intanto, in Giappone, la più importante azienda di customizzazione, la Zero Engineering, che fino a quel momento si era occupata esclusivamente di Harley-Davidson, ha iniziato ad allargare i propri orizzonti, su richiesta di quei clienti che volevano realizzare esemplari unici anche a partire da un modello Triumph, piuttosto che da un monocilindrico Yamaha a due tempi, fino ad arrivare al Super Cub della Honda!
Così, nel 2008, anche Kimura ha deciso di cambiare genere, ma la sua scelta è ricaduta su una moto italiana. L’ingrediente di base che costituisce questa bellissima special è infatti una Ducati 750 GT a coppie coniche del 1974.
C’è voluto un intero anno di lavoro affinché il risultato finale prendesse forma. Ovviamente, anche in questo caso, tutti i particolari che compongono la moto rappresentano dei pezzi unici.
Kimura ha pensato di realizzare un oggetto la cui silhouette richiamasse quella delle moto sportive degli anni Settanta, all’epoca in cui i mezzi da corsa erano ancora costruiti a mano.
“Non c’è stato un modello in particolare al quale mi sono ispirato, è stata la fantasia a guidarmi. Per prima cosa ho realizzato il telaio e, mentre lo stavo costruendo, ho iniziato a visualizzare la linea che ne sarebbe venuta fuori. Questo per quanto riguarda l’aspetto generale, mentre per i dettagli mi sono lasciato trasportare e, con il tempo, è affiorato questo risultato. Seguo sempre questo metodo quando creo una moto e anche per la Flash è stato così.“
Poi Shinya entra nel merito di alcuni aspetti tecnici che caratterizzano la parte ciclistica: “All’epoca in cui Ducati ha progettato la Super Sport, si cercava soprattutto di rendere la moto stabile. Nel mio caso, invece, l’obiettivo era quello di dare un’impronta cafe racer al mezzo, perciò ne ho accorciato l’interasse, a beneficio delle doti di agilità.“
L’aspetto della Flash è sorprendentemente snello. Del resto, grazie alla sua lunga esperienza come telaista, Kimura non ha timore nell’apportare modifiche anche drastiche all’assetto di una moto.
La forcella è una Ceriani da Gran Premio degli anni Sessanta, così come i freni a tamburo Menani in magnesio e i cerchi Borrani in alluminio. Insomma, nulla è stato lasciato al caso ed è praticamente impossibile restare indifferenti davanti alla Flash. Dopo aver messo a punto la ciclistica, Kimura è passato alla parte estetica vera e propria.
Anche in questo caso, il talentuoso customizer giapponese non ha realizzato dei bozzetti preliminari su carta, ma si è lasciato guidare dalla fantasia, prendendo il martello e modellando dei fogli di alluminio. Il martello automatico ad aria compressa è stato utilizzato solo alla fine, per completare il lavoro, eliminando le eventuali irregolarità presenti sulla superficie.
Tuttavia, la Flash non va considerata come la scultura di un artista, fatta solo per essere esposta in una galleria d’arte o nel salotto di casa, anche se dietro di essa si celano ore e ore di lavoro, oltre che una capacità tecnica acquisita negli anni, come spiega lo stesso Kimura: “L’alluminio puro è un po’ troppo duttile per realizzare una moto. Per il serbatoio, ad esempio, sono costretto a utilizzare un materiale più tenace e poi bisogna adattare lo spessore dei pezzi in base alla loro funzione. Le sollecitazioni e le vibrazioni sono due fattori abbastanza complessi e difficili da capire. Lo stesso discorso vale poi per il peso del materiale.“
Non solo ci vuole una tecnica particolare per tagliare, modellare e saldare l’alluminio senza che tutto questo si noti eccessivamente, ma, come dice Shinya “E’ necessario che l’aspetto del metallo sia il più realistico possibile. Anche in questo caso, è importante la scelta degli spessori e, soprattutto, la finitura superficiale. Io, ad esempio, ho l’abitudine di lucidare l’alluminio solo parzialmente, in modo da lasciare trasparire un’impronta dal gusto retrò e un aspetto più vissuto.“
Kimura non si domanda dunque come debba essere una moto prima di realizzarla, ponendo la sua fantasia al di sopra di ogni cosa. Questa affascinante Ducati a coppie coniche è nata in questo modo e adesso brilla sotto il sole della California.
Per gentile concessione di Ducati Magazine, traduzione di Noriki Aizawa
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