Qualcuno conosce la teoria del battito delle ali della farfalla? E’ un’affascinante maniera di dire che tutti gli eventi sono collegati ed ogni accadimento è la causa scatenante di altri. In pratica la teoria si spiega raccontando che una tempesta può aver avuto origine dallo sbattere delle ali di una farfalla che volava ignara a centinaia di chilometri di distanza.
E mi piace partire da qui per raccontare. Vi dirò il luogo: la seconda curva del circuito catalano Ricardo Tormo.
Vi dirò il tempo: ieri, appena dopo la partenza della gara della MotoGp, e vi dirò la farfalla: Danilo Petrucci, la causa scatenante.
Ma gli avvenimenti che si succederanno non saranno distanti centinaia di chilometri, ma a pochi metri da lui: il pilota ternano del Ducati Team perde per un attimo il controllo della propria Desmosedici, Johan Zarko, che lo segue, se lo trova davanti e scivola, portandosi via Andrea Dovizioso.
Siamo nelle retrovie del gruppo, nella grande baraonda dei piloti che debbono guadagnare posizioni e nello stesso tempo preoccuparsi di trovare uno spazio fisico dove porre se stessi e la propria moto, possibilmente senza interferenze con altri con le stesse ambizioni e gli stessi problemi.
E’ fin subito chiaro che la teoria, carina per iniziare l’articolo che stiamo scrivendo, ha delle grosse falle. A noi interessa questa: la farfalla invece da quale altro evento ha origine? E quindi togliamo il ruolo di farfalla a Petrucci e chiediamoci che cosa ci facessero i due del Ducati Team (e Dovizioso in particolare…) nelle retrovie dello schieramento di partenza: che cosa non sta funzionando?
Per quale motivo un pilota per anni vicecampione del mondo dietro a Marquez, una volta che questo è costretto a star fermo, non riesce a far valere l’ordine gerarchico acquisito?
Si potrebbero fare due ipotesi, la prima delle quali chiama in causa le note vicende che porteranno Andrea e la Ducati a prendere strade separate al termine di questa stagione: un pilota, per poter correre a livelli eccezionali, deve essere tranquillo, se non addirittura coccolato, come ebbe a dirmi il grandissimo Franco Farnè anni fa, sul divano di casa sua.
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E’ chiaro che la situazione, che può essere allargata anche allo status di Danilo Petrucci, possa generare malumori e disagi là dove per prevalere, o comunque dare il massimo, bisognerebbe essere tranquilli. Le gare in moto – e soprattutto quelle della massima categoria – si giocano sul filo degli equilibri precari, sia fisici che mentali…
La situazione di Andrea Dovizioso e di Danilo Petrucci è strana anche per il fatto che, solitamente, si lascia una squadra per un’altra, e la nuova squadra e la nuova sfida generano aspettativa e tengono alto il morale, liberando addirittura un inedito potenziale da spendere nella restante parte della stagione, come successe per Jorge Lorenzo, quando ebbe definito il passaggio dalla Ducati alla Honda.
Al contrario, per i due del Ducati Team invece pesa l’incertezza per una stagione 2021 tutta da inventare.
La seconda teoria è più affascinante: ci stiamo trovando di fronte ad un ricambio generazionale di dimensioni importanti e mai visto, che ha creato una situazione nella quale, anche se Marc Marquez non si fosse infortunato, egli stesso sarebbe stato in difficoltà o comunque avrebbe dovuto sudare maggiormente per prevalere.
In effetti, contrariamente che negli anni passati, dove di solito sono saliti alla ribalta uno o massimo due talenti emergenti, in questa stagione tanti piloti dal nome nuovo o seminuovo per la categoria hanno dimostrato di poter stare davanti, dividendosi come non mai vittorie e piazzamenti, e costruendo così la storia avvincente ed ancora quanto mai incerta di questa stagione di gare.
E’ poi chiaro che le due teorie, quanto a determinare la stagione di Dovizioso, si possono anche sommare ed incrociare. Quindi, tirando le somme, ieri ha vinto Fabio Quartararo, legittimando finalmente con la terza vittoria stagionale il ritorno in vetta alla classifica, bene le Suzuki, benissimo (di nuovo) soprattutto Mir.
Benino Franco Morbidelli, che forse aveva illuso gli appassionati italiani dopo la conquista della pole. A Jack Miller e alla combattività ancora una volta dimostrata da Pecco Bagnaia è toccata la sorte di salvare in una certa misura il fine settimana di Ducati.
L’ottavo posto di Petrucci, dietro alla Honda di Nakagami, non può soddisfare. Due parole su Viñales e Valentino Rossi: il primo che ad una settimana dalla vittoria di Misano viene risucchiato di nuovo nelle posizioni di rincalzo, incapace, una volta di più, di essere lui il miglior rappresentante del nuovo che avanza, ed il secondo che, caduta a parte, in questa stagione rappresenta l’unico dignitoso aggancio con la generazione degli anziani: vi pare poco?
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