Nulla di nuovo: il Portogallo se lo spartiscono loro. In un’ideale partita a Risiko, sul tavolo da gioco vincono ancora loro, invadono tutto loro e anche il circuito di Estoril è stato teatro del loro esclusivo scontro.
Li dobbiamo nominare? Non avete capito chi sono? Va bene, li nominiamo, ma solo per tributare a questi tre piloti un’ulteriore menzione, se mai ce ne fosse bisogno: Jonathan Rea, irlandese, Kawasaki, Alvaro Bautista, spagnolo, Ducati, e Toprak Razgatlioglu, il più “esotico”, il più giovane, turco, Yamaha.
Sì, hanno tre moto differenti, ma questo, per mettere in atto le loro imprese, il loro dominare, pare che sia un particolare secondario. E sono loro, non ce n’è per nessuno. Ci ha provato Lowes ad inserirsi, durante la prima parte di Gara 2, ma niente, non ha retto. E a uno che si fosse calato ora nel nostro mondo, che fosse vergine da ogni precedente informazione, andrebbe spiegato che sì, se leggi i numeri, gli ordini d’arrivo, le classifiche, potresti pensare a qualcosa di veramente monotono, ma lo spingeresti a guardare le gare. E cambierebbe idea. I tre pagano.
Pagano il loro dominio, pagano il loro escludere da ogni possibilità di successo chi non faccia parte del loro triunvirato, pagano di tasca loro facendoci assistere a gare incredibili. Da soli, quei tre lì, valgono il biglietto. Sono tre mostri e la WorldSBK è loro. Del terzetto, il più giovane, il turco campione del mondo in carica non ha ancora vinto quest’anno: sarà un patema certamente suo, ma per noi no, perché la sua parte del dominio la paga anche lui, per come lotta, per come guida e per come ci abbia spinto ad immaginarci la faccia di Rea, dentro al casco, quando, dopo averlo visto per terra e sfilato nelle ultimissime battute della SuperPole Race, se lo è trovato di fianco a contendergli la vittoria!
Roba da supereroi, mica da gente normale. Roba da chi non molla mai. E – parlando di chi non molla – non possiamo non rivolgere il pensiero all’irlandese della Kawasaki: ma che cosa mangia? Di cosa è fatto? Che fame agonistica che dimostra ancora? È un fenomeno, non c’è dubbio e ci sentiamo di dire che nessuno è mai stato come lui nel campionato e non solo per i numeri, le gare e titoli vinti, che concorrono certamente a definire la caratura di Jonathan, ma soprattutto per come sia ancora una spanna sopra gli altri.
Lo sa bene Alvaro Bautista, il pilota della Ducati Panigale V4R del team Aruba.it: lo spagnolo, dopo aver vinto Gara1 su Razgatlioglu e avere di nuovo battuto il turco nella gara dei dieci giri della mattina nella volata per il secondo posto, in Gara 2 ha subìto da Rea un sorpasso da ovazione, qualcosa di simile a subire un tunnel nel calcio, una finta che mette a sedere il portiere. Jonathan, Toprak e Alvaro si mettono in gioco per l’assoluto, ogni volta, in ogni giro, in ogni singola curva. Sbagliano anche, ma anche questo è un affare tra loro.
Tutto il resto non conta. Non conta in che parte del mondo si trovi il circuito e non contano le condizioni del circuito. Ognuno di loro trae dagli altri due le motivazioni, le unità di misura di quanto si debba andare forte, la precisa entità di quale sia il valore assoluto, l’eccellenza. E gli altri li guardano da lontano, pur avendo pacchetti tecnici simili o addirittura uguali a loro. Conviene – credetemi – non prendere in simpatia nessuno dei tre, non fare il tifoso di nessuno, lasciare da parte la passione per il Marchio della moto che cavalcano e godersi lo show!