Difficile mettersi a scrivere e raccontare di un fine settima tragico.
A Jerez ha perso la vita un ragazzino, di quindici anni, Dean Viñales.
Quindici, venti o trenta non importa.
Non ce la sentiamo di scendere sul piano del retorico, a noi che ha sempre fatto incazzare che giornali e telegiornali del settore si siano ricordati del nostro mondo solo quando si siano verificati eventi come quello di sabato scorso. E’ un evento terribile, la morte di un pilota, ed è una notizia, ma ci piacerebbe che i Piloti – ogni tanto – facessero notizia anche per le loro qualità eccezionali, per la loro smisurata passione, per il sudore, la fatica, i sacrifici che compiono, loro e le loro famiglie, per essere lì, in griglia.
E fa arrabbiare quando si sente dire che gli appassionati siano attratti dal fascino dell’arena, dai moderni gladiatori, dall’attrazione per l’incidente. Cazzate che fanno male.
Chi ama le corse, in qualsiasi disciplina del motorsport, va alle gare a vedere ragazzi che sanno fare quello che lui vorrebbe saper fare, o che hanno la possibilità di essere lì dove lui avrebbe voluto essere.
Non esiste l’attrazione per la tragedia per gli appassionati di moto: quando cade un pilota e rimane a terra, sul circuito cala un silenzio assoluto, pesante, perché accade qualcosa che non vorresti vedere.
La morte di Dean Viñales non è di più di quella che porta via un coetaneo sul motorino all’incrocio di una delle strade accanto a casa nostra, genera la sensazione della stessa, ingiusta, tragedia. Ai piloti viene chiesta una cosa che abbiamo sempre ritenuto essere eccezionale: dal momento dello spegnimento del semaforo, andare a tutta, a freddo, come più veloce non si possa. Non è come trovare il passo brillante di cui ti compiaci quando, salendo magari su un passo di montagna, riesci a scioglierti dopo qualche chilometro e un po’ di curve: il loro mestiere, quello che vogliono e sanno fare, è andare a tutta, subito.
Ed è questo che ammiriamo, che noi non siamo buoni a fare e loro sì. Sono ragazzi eccezionali, con le loro manie, le scaramanzie, le preghiere, i diversi modi di affrontare la manciata di minuti che precede il via. Qualcuno più sciolto, qualcuno con lo sguardo perso verso un punto all’infinito, chi con gli occhi chiusi e chi un’occhiata all’ombrellina che ha accanto riesce a darla.
Gesti funzionali ad essere pronti a quel gioco di darla tutta da subito. L’imponderabile è dietro l’angolo, per la natura stessa del motorsport, e benché il rischio sia andato sempre calando, grazie al grado crescente di sicurezza dei circuiti e della dotazione protettiva dei piloti, i ragazzi che corrono fanno e continueranno a fare qualcosa che è pericoloso. Come chi va in moto tutti i giorni nella vita normale e come chi va in macchina tutti i giorni nella vita normale. Per questo non è da cinici o da assetati di sangue che ieri, pur con l’amarezza della scomparsa di uno di loro, abbiamo ammirato le gesta dei ragazzi eccezionali che si chiamano Piloti, e che hanno dato vita a gare appassionanti, come loro sanno fare e come chiunque di loro, in libertà assoluta, continuerà o no a fare.
Non vi racconteremo le gare di ieri…lo facciamo solo per accomunare tutti i Piloti, senza dividere i meriti per categoria, per quello che di straordinario sanno fare in sella alle loro moto…
Non vi racconteremo le gare di ieri, ma non per pudore o senso di colpa: lo facciamo solo per accomunare – senza dividere i meriti in base all’ordine d’arrivo – tutti i Piloti, senza dividere i meriti per categoria, per quello che di straordinario sanno fare in sella alle loro moto, non importa se rosse, verdi, blu o di un altro colore. Hanno duellato, ci hanno tenuti con il fiato sospeso, hanno dato il massimo di quello che potevano, come sempre.
E noi appassionati li ammiriamo per quello, e anche per la capacità di scendere in pista dopo un evento come quello di sabato, facendo quello che amano fare, e per la passione che li porta ad essere lì, al via di una qualche gara, non importa se sia a Jerez o sul campetto da cross a pochi chilometri da casa nostra. Se avete avuto la fortuna di leggere “I Giorni Del Coraggio”, scritto da Ezio Pirazzini, avrete l’esatta dimensione di quanto sia stato fatto per migliorare la sicurezza dei piloti e dei circuiti dagli albori fino ad oggi.
Certo, bisognerà migliorare ancora… ma non arriveremo mai ad escludere completamente il rischio dallo sport che ci piace.
SBK a Jerez: avanti tutta!
A Jerez de la Frontera, seconda tappa del campionato SBK, si ri-accende lo spettacolo con Ducati protagonista. Doppietta di Redding e secondo posto in gara 2 per Davies.
Perché sosteniamo un pilota e non un altro?
Un ragionamento sulle motivazioni che ci spingono a sostenere e a trovare spesso giustificazioni per i nostri beniamini.