Leo Di Michelangeli nasce in Umbria, ma la sua vita, privata e professionale, è indissolubilmente legata all’Emilia Romagna e più precisamente e quella frazione che porta il nome di Borgo Panigale.
Il suo primo lavoro, dopo il diploma in ragioneria e una volta assolto il servizio di leva, è stato proprio presso la Ducati.
Correva l’anno 1972, quello della storica doppietta realizzata da Paul Smart e Bruno Spaggiari alla 200 Miglia di Imola.
Si può dire, dunque, che l’ingresso di Leo all’interno della fabbrica Ducati abbia portato fortuna al Marchio: “Mi piace pensare che, in un certo senso, sia così. Comunque, è anche vero il contrario: l’azienda è stata per me fonte di un’ottima opportunità. Ricordo che, attraverso un contatto, venni a sapere che in Ducati cercavano un ragioniere. Per me, che venivo dalla provincia, appena diplomato e dopo aver fatto il militare, trasferirmi a Bologna rappresentava un bello stimolo. Feci un colloquio all’ufficio del personale e andò bene, così è nata la mia storia in Ducati…”
All’inizio, Di Michelangeli pensava che quella “storia” si risolvesse nel giro di qualche anno, per poi tornare vicino ai genitori e ai parenti nella sua terra natia. Invece, le cose sono andate diversamente.
“Trentacinque anni fa ci si sentiva molto più legati alle proprie origini; dunque, il mio trasferimento fu visto, diciamo così, con un po’ di scetticismo dalla mia famiglia. Vivere qua significava avere inizialmente più spese e, quindi, non mettere da parte i soldi necessari per mettere su casa in Umbria e costruirsi così una famiglia.”
Alla fine, la famiglia, Leo, se l’è costruita in Emilia Romagna! Questa terra, infatti, secondo Di Michelangeli, riserva un’accoglienza senza eguali a chi proviene da fuori, soprattutto e ovviamente quando si hanno grandi motivazioni e voglia di lavorare.
“Devo dire che, forse in virtù dei vent’anni che avevo allora, qui mi sono ambientato molto bene e in fretta. L’azienda è stata una sorta di mamma che mi ha accolto tra le sue braccia. Questo è accaduto anche perché, ben presto, io stesso mi sono appassionato alle sorti del Marchio e quando c’è la passione ti abitui a dare sempre il 100%. Certo, ci vogliono le idee, le capacità e quant’altro, ma in generale tutto diventa più facile.”
La passione come valore aggiunto, dunque, che fa dare ai dipendenti quel qualcosa in più che serve a un’azienda come Ducati: ecco il segreto, secondo Leo, che sta alla base dei successi raccolti in tanti anni dalla Casa di Borgo Panigale.
“In Italia, la nostra industria non può contare sulle stesse risorse materiali che, viceversa, troviamo in altri paesi. Dunque, la differenza l’abbiamo sempre fatta attraverso le risorse umane. Il valore del personale che lavora qui da noi non è mai stato trascurato.”
Data la sua lunga militanza all’interno della fabbrica, Di Michelangeli rappresenta senza dubbio uno dei depositari della memoria storica di questa realtà: “In tanti anni ci sono stati degli alti e bassi come in tutte le aziende. Siamo passati dalle partecipazioni statali ai fratelli Castiglioni, da quest’ultimi alla Texas Pacific Group con Federico Minoli e, ultimamente, è arrivata la famiglia Bonomi con Investindustrial. Tutti questi avvicendamenti, naturalmente, hanno comportato cose positive e altre negative. Quello che conta, però, è ancora una volta il fatto che la passione, all’interno della fabbrica, non sia mai venuta meno. In questo modo, quando le cose andavano male, i dipendenti hanno saputo stringere i denti, senza mai mollare, mentre quando tutto fila per il verso giusto è un piacere portare avanti un lavoro che dà grande soddisfazione.”
Un’azienda come Ducati, secondo Leo, è diversa da tutte le altre. Prima o poi, chi vive a contatto con essa si ammala inevitabilmente di passione. Il fatto che la fabbrica produca motociclette, naturalmente, concorre in modo determinante a questa condizione.
Di Michelangeli, tuttavia, ha praticamente girato tutti gli uffici dello stabilimento prima di arrivare dov’è adesso, ovvero all’interno del nuovo Point situato proprio di fronte alla fabbrica.
“In tanti anni di carriera sono passato dal settore amministrativo ai magazzini, per i quali ho ricoperto la carica di responsabile delle spedizioni, dopo di che mi sono occupato di programmazione materiali, a stretto contatto con l’ufficio acquisti, per l’alimentazione delle linee di montaggio e la pianificazione dei componenti in arrivo dai fornitori. Poi, c’è stata l’occasione di passare all’area commerciale. Una possibilità che non mi sono lasciato scappare, anche perché nella mia famiglia c’è una grande tradizione di commercianti: mio padre e mio fratello, infatti, hanno intrapreso questo tipo di carriera, dunque nel sangue anche io ho probabilmente una certa vocazione per la vendita.”
Nel 1999 era stato richiesto dalla programmazione un elemento per svolgere questo tipo di mansione. Di Michelangeli si candidò e, dopo aver sostenuto un colloquio con il Direttore Commerciale, è stato messo a capo del Ducati Store più vicino alla Ducati.
“Non vedevamo il motivo per cui, visto che esistono degli Store in Giappone e in America, non dovesse essercene uno anche a Borgo Panigale, ovvero nel luogo dove l’azienda è nata nel 1926. Detto questo, però, all’inizio abbiamo dovuto superare alcune difficoltà. Era comprensibile, infatti, che un Point gestito direttamente dai dipendenti della fabbrica potesse creare malcontento nei concessionari più vicini. Abbiamo allora contattato i dealer dell’Emilia Romagna, cercando di capire quali problematiche poteva suscitare la nascita di questo nostro Point nei loro confronti, e alla fine abbiamo risolto la situazione, a mio avviso brillantemente, assicurando loro che non avremmo venduto moto nuove ai residenti fuori dalla nostra provincia. Lo stesso vale naturalmente anche per le permute. Con questi piccoli paletti, ai quali ci siamo sempre attenuti in questi anni, non abbiamo avuto nessuna lamentela da parte dei nostri concessionari più vicini.”
Il Point che sorge di fronte alla fabbrica viene anche utilizzato per vendere le moto di parco stampa, ovvero quelle utilizzate dai giornalisti, oppure quelle impiegate nei test dai collaudatori, o ancora quelle che vengono esposte in ambito fieristico.
Grazie a queste iniziative, le Ducati immatricolate nella provincia di Bologna sono aumentate, anche perché è chiaro che il prezzo praticato su questi esemplari è oggetto di sconti più o meno importanti.
Oltre a ciò, però, Di Michelangeli vede in questo Store un punto di riferimento per i motociclisti, per la maggior parte già clienti Ducati, ma anche clienti di altre marche.
“Siamo molto democratici da questo punto di vista – spiega Leo – Ci teniamo ad avere contatti con motociclisti che al momento non hanno una Ducati. Devo dire che anche questa idea ha avuto successo. La posizione del Point è quanto mai strategica, tanto che spesso e volentieri i motoraduni che organizziamo hanno quest’ultimo come punto di ritrovo. Spesso siamo aperti anche di domenica. Dunque, le persone che passano di qui, anche per caso, si fermano, entrano e scambiano due chiacchiere. I motociclisti non vengono qui solo per acquistare una moto o l’abbigliamento ufficiale. In questo modo, infatti, portiamo avanti un’opera di fidelizzazione molto importante. Certo, noi esponiamo le nostre idee, lo facciamo con passione, pertanto il cliente capisce che chi ha di fronte parla con cognizione di causa, indipendentemente dal fatto che sia d’accordo o meno. Si parla di Valentino Rossi, di Stoner, di Capirossi, di Mediaset, che non sempre quest’anno ci ha dato le soddisfazioni che, secondo noi, meritavamo attraverso le relative telecronache. Affrontiamo, dunque, gli stessi argomenti che si sentono discutere all’interno dei normali bar d’Italia…”
Quest’anno il Point di cui Leo è il responsabile compirà tre anni. Di Michelangeli è molto soddisfatto per come stanno andando le cose e cita qualche numero in proposito. “L’abbigliamento raddoppia tutti gli anni e anche la vendita delle moto sta andando forte.” Stefania, braccio destro di Leo, ha il merito di aver avviato tutti e quattro i Point che sono gestiti direttamente dall’azienda.
Oltre a quello posizionato davanti alla fabbrica, infatti, ci sono quello all’interno dell’Aeroporto di Bologna, l’Outlet di Castel Guelfo e quello collocato dentro la fabbrica stessa, accanto al Museo Ducati: inoltre, Stefania ha gestito, per un certo periodo, il cosiddetto spaccio aziendale, ovvero l’embrione di quello che poi è diventato il Point.
Secondo lei, uno dei motivi relativi al successo di questo negozio è proprio la sua vicinanza alla Casa madre: “I ducatisti vengono qui da noi perché rappresentiamo una sorta di emanazione della fabbrica stessa. Venendo qui è come se mettessero piede dentro la Ducati.”
In realtà, la politica che Ducati adotta non prevede, eccezion fatta per le moto usate, prezzi particolari sui prodotti di abbigliamento, merchandising e altro, dunque è proprio per una questione legata alla passione se il Point di Borgo Panigale sta riscuotendo questo successo.
“Al di là della nostra bravura – torna a parlare Leo – siamo certamente aiutati dall’atmosfera che si viene a creare in questo negozio. La fabbrica è là, dall’altra parte della strada, la possiamo vedere. Si respira dunque aria di Ducati e questo costituisce certamente un elemento di forte richiamo per i clienti.”
A tal proposito, Di Michelangeli ci informa che Ducati ha fatto richiesta presso il comune di Bologna affinché la rotonda che separa la fabbrica dal Point venga intitolata all’Ingegner Taglioni. Un gesto che darebbe senz’altro ancora maggior risalto a un’area dove tutto, ormai, parla sempre più di Ducati.