La Panigale V4 R? “E’ molto diversa dalla Superbike bicilindrica, somiglia più alla MotoGp”. Parola indiscutibile, parola di Michele Pirro. Pirro, uomo Ducati dal 2013, è pilota e tester di Borgo Panigale sia per i prototipi – le Desmosedici che corrono il Motomondiale – sia per le derivate di serie (fino allo scorso anno le serie R della Panigale V2, da adesso in poi della Panigale V4).
In linea generale, per le MotoGp sarebbe collaudatore e con le derivate pilota Superbike nel Civ per il team Barni, squadra con cui ha vinto i campionati italiani 2015, 2017 e 2018; diciamo ‘sarebbe’ tester delle Desmosedici e pilota delle Panigale perché le distinzioni dei ruoli non sono così rigide, e per la MotoGp – giusto per parlare del 2018 – ha preso il via a tre weekend di gara come wild card con il Ducati Team (Mugello, Misano, Valencia), oltre a partecipare in Malesia come sostituto dell’infortunato Jorge Lorenzo, mentre per la Superbike è salito come collaudatore sulla quattro cilindri per la parte finale dei test, momento fondamentale per definire la moto del mondiale e dei campionati nazionali 2019.
Il team manager Davide Tardozzi, nella nostra intervista, ha definito Michele Pirro “Un grande collaudatore, una parte fondamentale del lavoro fatto sulla moto dal team di sviluppo”, e al tempo stesso “Un pilota veloce, uno dei pochi piloti che, non correndo costantemente, riesce a stare tra i primi dieci della MotoGp, quindi uno dei piloti più veloci del mondo”. Giusto, per chi chiedesse conferma, a Valencia il mondiale si è chiuso con un quarto posto della wild card Pirro.
Classe 1986, pugliese di San Giovanni Rotondo (Fg), è parte del gruppo sportivo delle Fiamme Oro, corre sempre con lo stemma sulla tuta e la scritta ‘Polizia’ sul casco, ma in gara è molto più facile vederlo in fuga che impegnato in un inseguimento; lo abbiamo visto dominare molte gare della SBK italiana, ad esempio, ma anche nella Race of Champions al WDW 2018, vinta contro tutti gli altri piloti Ducati che corrono i mondiali (in sella a V4 S uguali tra loro).
Nell’anno appena passato, Michele ha vissuto e fatto vivere momenti molto belli, tra i quali una pole position nel Civ al Mugello sulla 1199 R, con un tempo incredibile – “1,49′ e quattro”, ricorda lui stesso con sacrosanto orgoglio – e attimi terribili, sempre al Mugello, con il volo alla San Donato a circa 350 all’ora, nelle libere del venerdì della MotoGp.
L’incidente è stato visto e rivisto in tutto il mondo da milioni di persone, più o meno appassionate, colpite dalla violenza della caduta e dalla sincera determinazione del pilota a tornare in sella il prima possibile.
Dopo l’incidente, Michele Pirro ha portato avanti il suo lavoro correndo le gare e completando i test, non senza fare i conti con le conseguenze del crash di inizio giugno: ha sviluppato la MotoGp 2019, ha vinto il Civ Superbike, ha messo a punto la V4 R, l’ha fatta conoscere al pubblico della British Superbike a Brands Hatch, e infine, negli ultimi giorni di novembre, è stato operato alla spalla destra per risolvere i problemi portati dietro per mesi.
Lo abbiamo intervistato pochi giorni prima di Natale.
Come va la convalescenza ?
“Comincerò tra qualche giorno la riabilitazione, togliendo definitivamente il tutore. E’ dura perché ci vuole molta pazienza, la spalla è un’articolazione complessa e, avendo lesionato sia la parte ossea che i tendini, bisogna darle tempo; ci vuole pazienza e solitamente noi piloti non ne abbiamo. Però bisogna star tranquilli, per fortuna c’è questa pausa invernale e c’è tempo per recuperare ed essere pronti per Sepang. Quindi tanto autocontrollo e, appunto, tanta pazienza”.
Finalmente si passa all’attività 2019 e si archivia il 2018. Che anno è stato?
“Sì, nel 2018 ho avuto momenti positivi e un momento bruttissimo con l’incidente al Mugello. Voglio lasciarmi tutto alle spalle e ripartire nel 2019 con la consapevolezza che posso tornare ad alti livelli: la dimostrazione sta nelle gare che ho fatto, anche l’ultima di Valencia col quarto posto. Il 2019 sarà un anno tosto sicuramente nella MotoGp, dove potremo lottare per il titolo in quanto abbiamo una moto competitiva, mentre in Superbike sarà un grande risultato correre con la V4”.
Partiamo proprio dalla V4 R, dai giri a Brands Hatch con la 4 cilindri Superbike in versione definitiva (ma senza alette) nel weekend del BSB a fine 2018.
E’ certo che agli inglesi la moto è piaciuta molto, e sappiamo quanto sia competente quel pubblico. Tu che ne pensi?
“La realtà è che questa moto è un po’ di famiglia MotoGp; venendo io da lì, ed essendo uno dei primi ad aver utilizzato la V4 R, posso dire che ci somiglia molto; per le persone che la potranno acquistare questo è un grande risultato, perché potranno provare delle prestazioni veramente vicine a quelle della MotoGp: una moto che dà davvero tanto gusto a guidarla”
E’ bella da guidare quanto è bella da ammirare?
“Io che sono un pilota preferisco guidarla, però sai, se alla guida ci aggiungi anche che è “strafiga” abbiamo il compromesso più giusto (dice divertito, nda). In verità, mi aspetto che la Ducati possa essere competitiva in tutti i campionati, questo anche per l’impegno che ho messo nello sviluppo di entrambe le moto. Aspettiamo con ansia le prime gare: con la Superbike non sarà facile perché comunque è un progetto completamente nuovo, non è un’evoluzione come la MotoGp, dovranno essere raccolti tanti dati per cercare di essere competitivi e battere la concorrenza”.
Tu l’hai provata più volte, puoi descrivere che sensazioni dà e quali sono i suoi punti di forza? Su quali circuiti l’hai guidata e dov’è che va meglio?
“Sicuramente il suo punto di forza è nel motore, che è molto gestibile e ti aiuta un sacco dai bassi regimi, ha tanta coppia e in alto gira molto; poi ha un anteriore incredibile che permette di aggredire molto la frenata, in stile MotoGp; questi sono già due aspetti molto importanti. L’ho provata in diversi circuiti, da Jerez, Aragon, Misano e appunto Brands Hatch, quindi abbiamo un po’ di dati su cui lavorare. In ogni caso, alla fine, quello che conterà è che ci saranno sempre più V4 in pista e ogni moto porterà informazioni a casa”.
L’hai accostata alla Desmosedici, qual è il punto di maggior somiglianza tra V4 R e MotoGp?
“Sicuramente il motore e la frenata, però il motore ha una bella spinta quindi diciamo che è quello il miglior punto di partenza”.
Rispetto alla Panigale 1199 R in cosa è cresciuta?
“Sicuramente è cresciuta nel motore, che ha un altro carattere, poi è molto più agile del V2; infine, l’anteriore ha un potenziale maggiore”.
Somiglia a un’evoluzione del bicilindrico, oppure si avvicina più alla MotoGp?
“Secondo me è una moto completamente diversa dal bicilindrico; si avvicina più alla MotoGp”.
L’anno prossimo l’avrai in gara nel campionato italiano Superbike, che già tu, il team Barni e Ducati avete dominato con la bicilindrica. Che miglioramenti vedremo? Possiamo già fare previsioni?
“Con un team come quello di Barni, che è il riferimento per quanto riguarda i campionati nazionali, e un pilota come me, che comunque ha vinto quasi tutte le gare negli anni in cui ha partecipato, non possiamo non partire per vincere, anche se la moto è nuova. Sicuramente ci sarà da faticare e capire come sfruttare il potenziale rispetto alla concorrenza, però l’obiettivo è quello di essere veloci sempre e di partire in forma”.
SBK a Jerez: avanti tutta!
A Jerez de la Frontera, seconda tappa del campionato SBK, si ri-accende lo spettacolo con Ducati protagonista. Doppietta di Redding e secondo posto in gara 2 per Davies.
Vi spiego la Panigale V4 R
In quanti modi può essere preparata una Panigale V4 R? Lo chiediamo a Marco Barnabò, team principal del Barni Racing Team.
Cosa aspettarsi nel mondiale SBK?
“Io penso che alla prima gara si possa lottare per la vittoria, sinceramente, sono fiducioso”.
La concorrenza lì è bella tosta!
“Bisogna essere fiduciosi”.
Passiamo alla MotoGp. Ti lasci alle spalle una stagione difficile, a partire dall’incidente alla San Donato, ma recuperata alla fine con il quarto posto a Valencia, dopo una gara difficile e travagliata. C’è da dire, poi, che nel ruolo di tester hai sviluppato la moto più equilibrata e forse più performante del campionato. Qual è il tuo bilancio?
“Credo che alla fine, grazie a Ducati, siamo riusciti a creare un mondo parallelo ai piloti che corrono, che è quello dei tester. Ducati è stata la prima a farlo con me: abbiamo fatto un percorso che ha portato ad avere un vero e proprio team che ha dato i suoi risultati. Già da un po’ anche la Honda sta seguendo la nostra strada, ma anche la Yamaha si sta attrezzando. Noi siamo stati i primi e sono orgoglioso di questa cosa, Ducati mi ha dato fiducia, sono cresciuto, sia come pilota che come collaudatore: ora abbiamo la moto più “equilibrata” del Motomondiale. E’ chiaro che si deve sempre far meglio, ma sono contento, perché il rapporto che abbiamo instaurato con i tecnici Ducati e con i piloti ha fatto sì che la moto fosse più facile da guidare al limite per vincere le gare. Non penso che dall’esterno si veda tanto, ma credo che io e il gruppo interno di Ducati abbiamo fatto un gran lavoro, poi finalizzato dai piloti”.
Per il 2019 hai provato la nuova moto con la nuova elettronica. Che ne pensi? A che punto siamo dello sviluppo?
“Alla fine, per l’elettronica siamo già a un buon livello, un livello molto simile a quello del 2018. La nuova moto ha delle piccole evoluzioni – non delle rivoluzioni, ma delle piccole evoluzioni – che hanno dato dei riscontri positivi già quando l’ho provata a ottobre; i piloti poi hanno confermato, quindi partiremo da questa base qui. Tuttavia, siccome in Ducati non ci fermiamo mai, quando scenderemo in pista a Sepang ci saranno sicuramente delle novità anche su altri fronti, e cercheremo di capire se migliorano la situazione; c’è da dire che, anche nel caso non trovassimo niente, partiremmo comunque da una buona base”.
Con il 2019 sono sette anni che sei con Ducati, sia sulle Desmosedici che sulle Superbike. C’è una moto che hai preferito, che ti è piaciuta particolarmente da guidare, che ti ha dato soddisfazioni e sensazioni speciali?
“La miglior moto che abbiamo è stata migliorata ogni anno, quindi ti dico che la miglior moto che c’è è quella di adesso; le peggiori invece sono quelle di quando sono arrivato”.
Guidi la moto anche in strada? Se sì quale modello? Quali Ducati in garage?
“Sì, mi piace fare girate, sia con lo Scrambler che con la Multistrada, sono un amatore. In garage ho lo Scrambler, ho la Multistrada, ho la Panigale Final Edition numero 51; comunque cambio spesso (ride…)”.
Non possiamo che concludere con i saluti e i ringraziamenti!
“Innanzitutto ringrazio Ducati per questi anni, io mi sento un pilota, ma mi ha fatto crescere anche fare il collaudatore, quindi il mio grazie va a tutti i ragazzi e le persone che ci lavorano; soprattutto però ringrazio tanto i tifosi per l’affetto che mi hanno dimostrato dopo l’incidente del Mugello. Approfitto di questa occasione per augurare un buon 2019 a tutti i Ducatisti: vi aspettiamo in pista per divertirci insieme!”.
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La V4 R e la stagione SBK 2020: intervista a Marco Zambenedetti
Intervista a Marco Zambenedetti, coordinatore tecnico progetto Superbike e in generale di tutti i progetti attinenti la Ducati V4 R.