L’autodromo del Mugello ha un suo fascino particolare. Gli deriva dalla splendida cornice ambientale che si riflette sull’andamento della pista, molto tecnica, anche grazie ai dislivelli tipici delle colline di questa parte della Toscana, e dal pubblico che aspetta la tappa italiana del campionato mondiale MotoGP per stringersi in ogni maniera attorno ai propri campioni e tifare per il proprio marchio motociclistico preferito.
Al Mugello, l’idolo è più che mai Valentino Rossi e la Casa che riscuote i maggiori consensi è la Ducati, uniti da questa stagione in un binomio dal quale gli sportivi si sarebbero attesi di più. I problemi ci sono, gli avversari vanno forte e c’è da soffrire per poterli raggiungere e stare con loro senza farsi staccare; la gente si sarebbe aspettata il miracolo in terra toscana, una specie di sussulto che avrebbe rimesso i valori nel giusto ordine. Nel Gran Premio d’Italia, invece, la Ducati e il suo pilota numero quarantasei hanno di nuovo sofferto, ma è lecito aspettarsi che la gara abbia fornito chiarimenti e stimoli per imboccare la strada giusta.
La gara del Mugello, infatti, rappresentava un banco di prova importante per diversi motivi. Il primo è quello dell’aspetto tecnico, l’altro ha un risvolto emozionale: entrambi sono importanti per cercare di raccogliere i frutti di un lavoro frenetico che impegna la Ducati e il suo rider di punta, uniti nella ricerca di tornare a lottare per la vittoria.
Questa è la pista scelta dalla Casa di Borgo Panigale come “test track” e qui il suo pilota ha provato la moto che dovrebbe riportarlo a essere competitivo nel 2012: il prototipo della Desmosedici GP12 di 1000 cc, dalla quale è stata estrapolata la GP11.1 che sta utilizzando dalla gara di Assen. Il risvolto emozionale, quello che è in grado di caricare sia Rossi che gli uomini Ducati, è l’affetto e il calore percepito senza riserve proprio in questa occasione.
Dopo il weekend del Mugello, Rossi può fare dei raffronti: “La sensazione è che comunque ci sia da lavorare, che ci sia da mettere a posto la moto. Con la 800 ci sono delle differenze rispetto alla 1000. Bisogna fare traiettorie diverse per mantenere più alta la velocità in curva, perciò ci vuole anche maggior grip quando si è molto piegati. Con la 1000 ci sono più cavalli e, quindi, è possibile sfruttare la maggiore potenza spigolando le traiettorie nelle curve e raddrizzando la moto in anticipo. Confermo che la 1000 è bella, anche adesso che ho girato sia con la GP11 che con la GP12 sulla stessa pista. La trovo gustosa, speriamo che anche le gare siano belle l’anno prossimo! Con la 1000, nonostante avessi qualche problema, riuscivo a guidare meglio: a parte il fatto che va più forte in rettilineo, con quella riuscivo a curvare più velocemente.”
Ricordiamo che la moto di Valentino è una sorta di ibrido: ciclistica della nuova 1000 e motore riportato alla cilindrata di 800 cc: “Ci aspettavamo sicuramente un passo in avanti più evidente. Quello che è certo è che usare già da quest’anno questa moto può accelerarne lo sviluppo. Il posteriore è migliorato tanto, grazie al forcellone, ai leveraggi e all’ammortizzatore. Ci manca ancora un po’ di grip davanti: il problema da risolvere è sempre quello. Ne abbiamo parlato con Filippo (l’Ingegnere Preziosi, ndr) e lui sta pensando a come risolverlo. Sicuramente usare questa moto ora significa capire che per la prossima stagione ci vorrà qualcosa di diverso!”
E’ anche vero che, rispetto alle prove, al Mugello in gara si è vista una moto migliore: “Il meteo, qui come già ad Assen, non ci ha certo aiutato. Abbiamo potuto girare pochissimo con le condizioni ottimali in pista. – spiega Valentino – La modifica che abbiamo fatto durante il warm-up è stata una modifica radicale, nata da un’idea sulla carta, e siamo andati meglio. La mia posizione in gara, onestamente, sarebbe stata la stessa, ma se fossi partito meglio, senza i problemi alla frizione, il distacco dai primi sarebbe stato nell’ordine dei 20 secondi. Quello che conforta è che la moto, con il nuovo posteriore, sembra accettare meglio questi interventi, che avrebbero reso nervosa la moto precedente. Adesso occorre affinare l’idea e lavorarci su, perché abbiamo capito che si può andare più forte anche già con questa GP11.1. Perdiamo ancora tanto nell’entrata in curva ed è qui che dobbiamo migliorare. Siamo piuttosto lenti nei tratti guidati e dove ci sono rapidi cambi di direzione. Abbiamo migliorato il posteriore: adesso dobbiamo fare lo stesso con la parte davanti!”
Un’ulteriore spinta verso il miglioramento potrebbe fornirla pure Nicky Hayden, nel momento in cui anche lui potrà disporre della nuova versione: “Sì, sotto un certo punto di vista è vero, sarebbe interessante e credo che questo sia in programma, fra poche gare, quando saranno disponibili i motori.”
Spesso, però, altri piloti Ducati gli sono stati davanti, specialmente in prova, guidando la “vecchia” versione: “Con la vecchia versione c’è più esperienza e quindi anche le altre squadre sanno come metterla a posto. Non nego che noi ci aspettassimo un passo in avanti più consistente, ma è importante lavorare su questa per il futuro, anche perché ci ha fatto capire che non può essere la versione per il 2012!”
Rossi e la Ducati insieme: che effetto fa ritrovarsi calato nel mondo così particolare rappresentato dal Marchio di Borgo Panigale? “Mi trovo molto bene, – risponde il pilota di Tavullia – soprattutto perché i ragazzi che sono impegnati nelle gare sono tutti molto bravi. Sono tutti giovani ragazzi italiani e mi dà molto gusto lavorare con loro: è questa la cosa più importante, oltre chiaramente al supporto e al tifo della Ducati. E’ una situazione un po’ difficile per noi perché ovviamente pensavamo di andare più forte, di essere più competitivi, però, in questi casi, c’è solo tanto da lavorare per cercare di essere più veloci!”
Il risvolto emozionale della gara del Mugello, ci piace ribadirlo, è constatare che l’attenzione verso Valentino Rossi, anche adesso che è in difficoltà, non ha avuto il minimo accenno di flessione, con in più l’aggiunta della schiera di appassionati ducatisti, a fondersi con il rosso e con il giallo, che spingono questo binomio storico verso il ritorno alla vittoria.
Rossi e Ducati sono entrambi abituati a posizioni di vertice. Valentino, c’è da scommetterci, soffre per non poter stare con gli altri a giocarsela, ma dalle sue parole, dai suoi sguardi, traspaiono la voglia di lavorare duro e di tornare a dare lezioni agli avversari.
Rossi è tranquillo perché sembra trovare negli uomini di Borgo Panigale la stessa identica volontà. Non si abbatte e mantiene intatta la voglia di divertirsi e di far divertire: ne sono la prova i sorpassi perentori fatti per rimontare al Mugello, dopo una partenza che lo ha visto anche in penultima posizione, e il casco sfoggiato durante le prove del sabato e in gara.
Il principale elemento di protezione del pilota è diventato un gigantesco bulbo oculare, sul significato del quale non ha mancato di scherzare con ironia: “Da noi, quando si deve stare attenti a qualcosa si dice: ‘Occhio!’ Del resto credo che si dica allo stesso modo in tutta Italia! Al Mugello, per noi, voleva dire: ‘Occhio! Siamo al Mugello!’ e magari, fossimo stati veloci, ci poteva stare anche il messaggio per gli avversari, come dire: ‘State attenti!’, però, visto che eravamo lontani, abbiamo pensato che fosse ‘Occhio!’ solo per noi e quindi abbiamo ritenuto che il primo significato fosse quello che ci si addiceva di più!”
Foto Micro e Mega, Roberto Rimorini
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