É il futuro dell’Italia in MotoGP, un ragazzo giovane che ha già dimostrato di valere nelle categorie inferiori e che, quest’anno, si è trovato in sella alla Desmosedici del Team Pramac: è Andrea Iannone, con il quale abbiamo cercato di analizzare la situazione, senz’altro difficile, della Ducati nella massima categoria./
Andrea ci ha permesso di affrontare la questione toccandola soprattutto dal suo punto di vista, dall’angolazione delle sue aspirazioni, attraverso l’umiltà di un ragazzo che conosce perfettamente quali siano la forze in gioco alle sue spalle e l’importanza del ruolo che è chiamato a svolgere.
Andrea è, diciamolo pure senza nasconderci, un cardine attorno al quale girano i propositi di riscossa della Casa di Borgo Panigale. “Andrea Iannone è un ragazzo di 24 anni, che vive una vita semplice, fatta comunque di corse, di passione, di viaggi. – è questa la sua maniera di presentarsi – Mi piace divertirmi, stare con gli amici, quando posso.“
Arrivare in MotoGP è il sogno di ogni pilota e, da questa stagione, nelle file del Team Pramac, Iannone fa parte della ristretta cerchia dei migliori al mondo: “Sicuramente è stata una cosa bellissima! All’inizio sogni di arrivare a correre nel campionato del mondo, non importa in quale categoria, sogni di gareggiare con i piloti che comunque, in ogni classe, sono i più forti. – racconta Andrea – Poi pensi a crescere, a riuscire a ottenere risultati importanti, a passare alla categoria superiore. Alla fine, questa è la mia undicesima stagione di mondiale, sono arrivato nella categoria più importante: è stato un tragitto lungo, ma sono contento. Una grande emozione, una cosa unica!”
Un’emozione resa ancora più ricca per come si è consumata: “La cosa che l’ha resa ancora più emozionante è essere approdato qua con una casa italiana, con questa moto, la Ducati, che a detta di tutti i piloti è una moto difficile, ma che secondo me sa regalarti sensazioni grandi. Sì, probabilmente un pochino difficile lo è, ma comunque è una bestia! Ti fa divertire!”
Andrea sorride, ha sottolineato la parola “bestia”, e prosegue a raccontare, invitato a descrivere le cose che lo esaltano e quelle che lo fanno arrabbiare della sua Desmosedici: “Non c’è niente che mi fa arrabbiare in questo momento, per il semplice fatto che io ho preso questo impegno con molta tranquillità, sapendo a cosa andavo incontro e sono stato, fin dall’inizio, molto calmo, cercando di capire come potermi adattare a questa categoria e a questa moto, e a come poterne sfruttare il potenziale, individuandone i punti deboli.”
Lucido e maturo nelle valutazioni, il pilota abruzzese continua in una sorta di primo bilancio: “Adesso posso dire che non sono pienamente soddisfatto di quello che ho fatto, perché ho dovuto fare i conti con molti infortuni. E’ stata una stagione difficile, ma nello stato in cui ho corso devo anche essere positivo: quattro gare con la spalla probabilmente al 70% delle possibilità, altre tre gare con il problema al braccio che mi impediva di tenere la moto fra le mani, poi mi hanno operato e ho corso con ventidue punti di sutura. In pratica, non sono mai riuscito a correre con il fisico nel pieno dell’efficienza (l’intervista è all’indomani del Gran Premio di San Marino, ndr). Ancora non sono a posto, ma sto lavorando sodo, tutti i giorni, per riprendere la piena forma, cercando di raggiungerla il prima possibile.”
Qual è stato il percorso che ha portato Andrea a debuttare in MotoGP in sella alla Ducati? “Quando mi è stato detto che in Ducati c’era la volontà di avermi come loro pilota, sono stato subito contento, lusingato dal fatto che un marchio così importante avesse interesse nei miei confronti: è stato come un sogno che diventa realtà, a prescindere dalla situazione che molti piloti hanno descritto e descrivono.”
Va detto che c’erano stati, comunque, i test sulla Desmosedici di qualche anno prima. “Sì, nei test al Mugello sono andato abbastanza forte e quindi ero piuttosto tranquillo.”
Affascinato dunque dal Marchio, dall’appeal che può esercitare: c’è da chiedersi che cosa, un giovane pilota, possa sapere della storia della Ducati nelle corse: “Posso citare le gare di Giancarlo Falappa in Superbike, – ci sorprende piacevolmente Andrea – quelle nessuno può scordarle! Io ero molto piccolo e non le ho mai seguite in diretta, ma sono andato a rivederle, perché ero veramente curioso: la maniera di correre di Giancarlo era veramente emozionante! Per quanto riguarda i ricordi diretti, questi partono dall’esordio di Capirossi con la Desmosedici nel 2002, la Superbike non l’ho mai seguita molto: guardavo il Motomondiale con Biaggi, Valentino in 125, Melandri; ero piccolino! Secondo me, però, Falappa è unico e dimostra di essere ancora carico!”
Torniamo al presente: il pilota numero ventinove ci parla della suasituazione e della sua squadra: “Sono molto fortunato. Ho il supporto di Ducati Corse al 100%! Sono nel Team Pramac, ma con la moto ufficiale e quindi non certo in una situazione di secondo piano.”
Invitato a dire se si sogna vincente, un giorno, con la Ducati, Andrea mostra tutta la convinzione circa la scelta che ha fatto: “Devo immaginarmi per forza vincente con la mia moto! – attacca deciso – La scelta che ho fatto, se fosse stata senza vedermi vincente, sarebbe stata veramente una mossa da stupido! Non è possibile arrivare nel mezzo di una situazione difficile e non credere di poterla cambiare: sono arrivato in Ducati pensando di poter crescere insieme alla moto, pensando di migliorare insieme al progetto che stanno portando avanti e che magari, con la moto nuova, sarebbe arrivato anche il momento di divertirsi. L’ho già detto: io mi diverto anche adesso, perché sto accumulando esperienza con persone competenti attorno a me. Non posso certo dire che mi manchi qualcosa, anzi: devo ringraziare davvero tutti, da Claudio Domenicali a Paolo Ciabatti, più quelli che lavorano con me per il supporto che sto ricevendo, dai test d’inizio stagione fino a oggi. In particolare, voglio ringraziare Filippo Preziosi: è con lui che ho affrontato i primi test al Mugello ed è una persona che stimo molto.”
In Ducati si fanno il mazzo dalla mattina alla sera
Infine, chiediamo a Iannone che cosa sappia della nuova moto: “Quello che ho sempre saputo: che in Ducati non si è mai smesso di lavorare, che tutti i ragazzi si fanno il mazzo dalla mattina alla sera e che, anche se i risultati non sono quelli che vorremmo, bisogna aver rispetto per queste persone.”
Poi Andrea coglie la grande verità, il nocciolo della questione: “Vanno rispettati e va dato loro il tempo, perché arrivare a livello di Honda e Yamaha non è facile: siamo impegnati in MotoGP, dove c’è la massima espressione della tecnologia applicata alle corse di moto! Qua, se qualcuno scopre una cosa per primo, riesce a fare la differenza, quindi non è che la Ducati sia una cattiva moto, è che le altre, adesso, vanno un po’ meglio!”
Con questa frase lapidaria, con l’ammirazione dimostrata nei confronti di Giancarlo Falappa, con l’umiltà e la decisione con la quale affronta le corse, Andrea Iannone ha tutte la carte in regola per diventare l’idolo dei fan della Ducati.
Foto Enrico Schiavi, Pramac Racing e Roberto Rimorini
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