Joan Mir ce l’ha fatta: è lui il Campione del Mondo del 2020, il Campione di questa stagione surreale.
Mir e la Suzuki hanno costruito la vittoria mattoncino dopo mattoncino, senza il sapore del dominio, approfittando delle difficoltà degli avversari e dei fiumi di punti che questi sono stati capaci di lasciarsi sfuggire.
In questa stagione, nonostante ciò, nulla può togliere il merito a chi ha lavorato bene, stando fuori dai clamori, gestendo la situazione a livello tecnico e sportivo in maniera mirabile.
Mir, la Suzuki, la squadra capitanata da Davide e Roberto Brivio, sono state le tre facce di una compagine che – ad un certo punto della stagione – si è trovata favorita dagli eventi ed ha avuto la bravura di non lasciarsi sfuggire l’occasione. La vittoria del giovane pilota spagnolo, senza la spregiudicatezza del dominio, si è comunque consumata ad una gara dalla fine. Sono tanti quelli che avranno da recriminare.
La Suzuki ha vinto e – realisticamente – ha consegnato il compitino decente quando tutti gli altri sono andati fuori tema.
Ha sbagliato per prima la Honda, affidandosi con superbia e supponenza soltanto allo straordinario Marc Marquez, e naufragando quando il fenomeno ha dovuto forzatamente chiamarsi fuori.
Ha sbagliato la Yamaha, quella che dopo un inizio col botto con Fabio Quartararo, si è resa conto tardi delle mille difficoltà tecniche nelle quali si sarebbe dibattuta.
La Suzuki ha consegnato il compitino decente quando tutti gli altri sono andati fuori tema
La Yamaha ha da mordersi le mani: al netto della prossima gara, domenica prossima a Portimao, è quella che è stata sconfitta contando sette vittorie, contro due della Suzuki e una, personale, del nuovo Campione. Su tredici gare disputate.
Nelle proprie fila, Fabio Quartararo e Franco Morbidelli, ne possono contare tre ciascuno, il francese naufragato dopo aver illuso di poter dominare, e l’italiano che si dimostra, anche dopo il Gran Premio vinto ieri, il pilota più in palla dell’ultima parte della stagione.
Crisi tecnica, mille problemi, motori andati in fumo sono le fotografie che la Casa di Iwata metterà nel proprio album del 2020, accanto a quelle di Quartararo, Morbidelli e Viñales che salgono sette volte sul gradino più alto del podio. Per la Ducati poi la vittoria di Mir ha il sapore della fine delle speranze, la fine delle speranze di Andrea Dovizioso, ridotte al lumicino prima della gara di ieri e somiglianti ad una lunga, lenta, agonia.
Sempre di più, da metà campionato in poi, la posizione di Andrea, tenuto in lotta per il titolo dalla dispersione dei punti, è stata l’immagine di una sorta di un triste e terribile accanimento terapeutico.
Che è finito ieri, con la vittoria di Joan Mir e con una pur bella gara di Andrea, in rimonta dalla posizione nella quale in griglia era rimasto impantanato dopo che non era riuscito a superare lo sbarramento della Q1. Ottavo alla fine. Anche la Ducati è tra le grandi sconfitte, a causa di una politica sportiva che ha sgonfiato i propri piloti ufficiali di ogni voglia, di ogni certezza, della sacrosanta aspettativa di avere alle spalle una squadra dalla quale sentirsi spalleggiati e protetti.
Per chi è chiamato a dare il massimo a più di 300 all’ora su un circuito, a cercare di arrivare più vicino possibile ai limiti invalicabili della fisica è fondamentale.
I problemi tecnici, che pure ci sono stati, passano in secondo piano rispetto alla serenità che non si è stati in grado di dare ai piloti.
Sul Ricardo Tormo, nel Gran Premio della Comunità Valenciana, per Yamaha e Ducati, le sconfitte del 2020, la beffa ed il contraltare si chiamano Franco e Jack.
Con i compagni di Marca assillati da mille problemi, Morbidelli e Jack Miller sono stati capaci di mettersi tutti dietro, capaci di resistere ad una guerra spietata di nervi, misurata in decimi, in centesimi, in metri, in centimetri, e – arrivati a poterlo fare – sono stati capaci di sfidarsi in uno degli ultimi giri più belli di sempre. Duri, puliti, lucidi e leali, a darsele di santa ragione per arrivare a vincere.
Primo dunque l’italiano e secondo l’australiano, a salvare l’onore di Borgo Panigale. Se Morbidelli ha dominato il fine settimana valenciano, Miller è stato l’espressione di chi non ha mollato e ci ha creduto fino in fondo.
Ma il campionato lo ha vinto Joan Mir, consegnando un compitino onesto che gli altri non sono stati capaci di imbastire o hanno avuto la superbia di non abbassarsi a fare.
Mir ieri ha vinto partendo dalla dodicesima posizione ed arrivando settimo, ha vinto una gara sola e gli è bastato.
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