Proprio lo scorso anno è stato celebrato il ventesimo anniversario dalla presentazione della 916, la meravigliosa creatura di Massimo Tamburini. Rispetto ad allora, la famiglia delle Superbike Ducati è progredita di altre tre generazioni (999, 1098 e 1199), eppure ci sono ancora tanti appassionati che continuano ad apprezzare questo modello più di ogni altro, come testimonia Ivan Tarabini.
La sua bellissima special deriva infatti da una 748 R, anche se in realtà è motorizzata con il bicilindrico Testastretta che equipaggiava una 848 Evo: questo “trapianto di cuore” è avvenuto dopo che il motore della 748 ha accusato una rottura talmente grave che Ivan ha preferito sostituirlo di sana pianta.
Un intervento che si è protratto molto più a lungo del previsto, perché come spesso succede in questi casi, Tarabini ha approfittato della situazione per effettuare altre modifiche, alcune delle quali tutt’altro che di dettaglio!
Tanto per cominciare, ha voluto realizzare un nuovo airbox in polietilene ad alta densità interamente ricavato dal pieno attraverso macchine a controllo numerico, dopo di che lo ha rivestito con materiale filtrante della Polini.
La tecnologia CNC è stata utilizzata anche per costruire i nuovi supporti dedicati al serbatoio del carburante, mentre tutta la parte elettronica, compreso l’impianto di iniezione, è stata ereditata dalla stessa 848 Evo per semplificare la successiva opera di messa a punto; i corpi farfallati sono a sezione ovale e derivano da quelli di una 1198, con una sezione equivalente pari a 60 mm di diametro.
Anche l’avantreno proviene da una 1198, come testimoniano la forcella Showa con steli rivestiti al TiN e le pinze Brembo monoblocco M4, mentre l’ammortizzatore Öhlins è quello che montava originariamente la 748 R; la forcella dispone inoltre di un set di piastre di sterzo in magnesio con offset di 30 mm, contro i 35 mm che caratterizzano la configurazione di serie. Il comando del freno anteriore e quello della frizione sono di tipo radiale e provengono dal catalogo Magura, mentre le pedane sono in ergal, regolabili sia a livello di attacchi che di poggiapiedi. La trasmissione finale è stata alleggerita, sostituendo l’originale con un kit composto da catena, corona e pignone con passo da 520.
A un considerevole risparmio di peso contribuiscono la batteria agli ioni di litio e la carenatura completamente realizzata in fibra di carbonio e kevlar.
Rispetto alle specifiche della 848 Evo, il bicilindrico che equipaggia la moto di Tarabini prevede un volano più leggero, la lavorazione dei condotti di aspirazione e scarico, una diversa alzata delle valvole e un rapporto di compressione maggiorato fino a 13,2:1.
L’impianto di scarico impiega i collettori di serie della 848, cui è stata tuttavia rimossa la valvola parzializzatrice, in abbinamento a una coppia di silenziatori in carbonio della Termignoni.
Tutte queste modifiche, naturalmente, hanno richiesto una nuova mappatura della centralina che gestisce l’iniezione elettronica e, così configurato, il motore eroga circa 140 Cv all’albero, per un peso a secco al di sotto dei 160 Kg.
Ivan ci tiene a sottolineare che l’opera di assemblaggio è stata interamente curata all’interno del suo “Wondergarage” e adesso che è terminata, dopo 9 mesi di lavoro, può finalmente godersi il risultato finale: una moto unica, efficace ed emozionante, come hanno già confermato le prime uscite in pista! Si è trattato di un’impresa senz’altro impegnativa, ma Tarabini non ha mai avuto dubbi sul fatto che, alla fine, ne sarebbe valsa la pena.
Foto di Paolo Amadeo
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