La Panigale V4 per la prima volta in gara

La Panigale V4 per la prima volta in gara

Primo appuntamento con la pista per la Panigale V4. Mai una Ducati aveva preso il via, in una gara per derivate di serie, con un motore 4 cilindri.

Il privilegio di assistere al taglio di un diamante: a Misano nel fine settimana dal 6 all’8 aprile, prima tappa 2018 del Civ, nella categoria 1000 del National Trophy hanno debuttato le Panigale V4S, col motore di serie 1103 CC grazie al regolamento open del campionato.

Una data storica: mai una Ducati aveva preso il via, in una gara per derivate di serie, con un motore 4 cilindri. I protagonisti, tuttavia, vivono questo esordio con il giusto entusiasmo, poca retorica e molta consapevolezza: “Prendiamo questo weekend come una lunga sessione di test, con una gara nel mezzo”, dice subito Ivan Goi, che nel 2012, a Imola, conseguì la prima vittoria della Panigale 1199; Goi partecipa al campionato in sella a una delle due V4S schierate dal Team Barni, assieme al compagno Luca Conforti, piloti di indiscussa esperienza (due veterani: Conforti tra i migliori risultati ha la vittoria del campionato Civ STK 2004 e il secondo posto nella Civ SBK 2009; Goi è campione Civ STK 2010 e 2012 e Civ SBK 2014) che ben fanno intuire le intenzioni del patron Marco Barnabò sullo sviluppo della 4 cilindri.

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Ecco Ivan Goi in azione: l’esordio della Panigale V4 in gara ha vissuto di alti e bassi, situazione inevitabile per una moto disponibile sul mercato da così poco tempo e per la quale occorre tempo e test per trovare la strada giusta a livello di performance assolute: la stoffa giusta però c’è!

E’ l’inizio di un’avventura che richiederà impegno, oltre alla pazienza necessaria per raggiungere ogni risultato importante. Questo inizio d’avventura lo viviamo a stretto contatto con il team legato a Ducati da un lungo rapporto di lealtà e schiettezza: abbiamo assistito a un esordio in cui la moto è stata sgrezzata, messa a punto per la gara, confrontata con le concorrenti.

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Luca Conforti in azione

Dopo questa tre giorni, il team Barni è tornato a Calvezzano (Bergamo) con alcune importanti consapevolezze: il potenziale c’è e sembra davvero tanto; il motore non si discute; il lavoro maggiore riguarderà ciclistica ed elettronica, soprattutto per scaricare i cavalli a terra.

Nel weekend di Misano, la versione racing della V4 fa davvero i primi passi: “La prima volta ha messo le ruote in pista il 24 marzo a Cremona e ho fatto dieci giri – spiega Goi – poi siamo venuti qua il 27 e abbiamo fatto la prima giornata: la moto aveva ancora lo scarico di serie, non era stato sostituito niente, tranne le carene. Quindi, abbiamo aggiunto quello che mettono su gli amatori, ovvero lo scarico e le sospensioni; naturalmente abbiamo tolto quelle elettroniche e le abbiamo sostituite con sospensioni tradizionali, di produzione Mupo, che danno la possibilità di fare regolazioni più precise. Abbiamo provato la moto in versione pista base nel primo turno del giovedì, mentre il venerdì la pista era bagnata. Queste qualifiche (è il tardo pomeriggio del sabato, il giorno prima della gara, ndr) sono state in pratica il terzo turno con la moto da pista”.

Usando gomme fresche, ma non da qualifica, Goi ha ottenuto il quinto posto in griglia su 32 partenti, con 1’38.234, Conforti invece il decimo con 1’38.967.

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Grande attenzione da parte dei media per questa prima uscita della nuovissima quattro cilindri Ducati. Del resto, segna un cambio epocale, visto che la Casa bolognese ha sempre legato i suoi successi in Superbike al bicilindrico.

La V4S ha continuato a progredire ogni volta che è scesa in pista; in gara, Conforti (purtroppo l’unico dei due piloti al traguardo la domenica, in sesta posizione) ha fatto segnare 1’38.286, 681 millesimi più veloce del suo miglior tempo in qualifica.

A colloquio con Marco Barnabò sulla Panigale V4 S

Il team principal Marco Barnabò ha seguito passo passo l’esordio della V4S; nonostante la squadra fosse impegnata nei due trionfi della classe Superbike (doppiette di Pirro e Ferrari sia al sabato che alla domenica), Barnabò ha fatto il solco nel paddock tra il box della Panigale 1199 e le tende che ospitavano le due moto al debutto. Lo abbiamo incontrato subito dopo il debriefing delle qualifiche assieme a Ivan Goi.

Quanto credete nel V4?

Ci crediamo tanto, altrimenti non avremmo fatto questo investimento. Ormai per noi è la moto con cui andremo nei prossimi anni, quindi abbiamo deciso di investirci prima ancora che lo facesse Ducati. Ci vogliamo portare avanti con il lavoro, ci aiuterà nelle prossime stagioni anche se questa moto non correrà perché è 1100”.

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La V4 inseguita dal “branco“!

Su cosa è necessario lavorare?

Non c’è bisogno di toccare il motore, anzi, forse ne ha troppo. Bisogna arrivare a un compromesso per poter scaricare i cavalli a terra; l’elettronica ci deve aiutare, ma al momento su questo siamo lontani dalla messa a punto giusta. Questo weekend ci serve per prendere dati e capire da che parte muoverci. Stiamo facendo un po’ di prove diverse con le due moto, infatti con una abbiamo più problemi che con l’altra. Questo è normale, perché non è che tutti guidino nello stesso modo. Goi va un po’ meglio, mentre la guida di Conforti accentua un po’ di più i problemi, che però, ad oggi, sono caratteristici di questa moto”.

Il potenziale per la Superbike? Come vedete in prospettiva questa moto, ad esempio quando avrete sopra il motore 1000? E’ ancora presto per fare ipotesi?

Questo è un 1100, sapere come andrà il 1000 non è facile. E’ vero però che adesso in Superbike ci manca qualche cavallo (il Team Barni partecipa anche al mondiale con Xavi Fores, ndr): con questa potremo colmare il gap e cancellare anche tutte le storie sul bicilindrico che secondo alcuni sarebbe avvantaggiato perché 1200; avendo un 4 cilindri 1000 come tutti gli altri si partirà alla pari, conterà solo chi lo farà andare meglio. Per quanto riguarda la ciclistica secondo me invece c’è da lavorare”.

In quale direzione?

Adesso stiamo facendo delle prove per le quali utilizziamo un po’ l’esperienza che abbiamo con la Panigale bicilindrica, perché sono moto abbastanza simili. Chiaramente uno svantaggio è dato dal monobraccio, che è bello, però per noi rappresenta un problema perché abbiamo da scaricare tutti questi cavalli e non è possibile farlo nel miglior modo. Altre considerazioni sono da fare nella ricerca della messa a punto: un forcellone lungo è migliore per la stabilità, ma poi perdi su altri fronti, e hai oltre duecento cavalli che quando prendono scompongono la moto. Ci sono tanti aspetti da affrontare, la sfida sta nel trovare la strada giusta. Alcune cose ti danno vantaggi da una parte e svantaggi dall’altra. E’ impossibile pensare di venire qui in un weekend e risolvere tutti i problemi della moto”.

Lo immaginiamo, stiamo appunto raccontando questo tipo di esperienza, questo “test con la gara dentro” come lo definisce Goi.

Esatto – conclude Barnabò – più che una gara questo per noi è un test fatto bene. Per fare bene una gara, invece, a mio parere dovremo arrivare al terzo appuntamento. Qui a Misano per noi è importante portare a casa dati e punti, far prendere confidenza ai piloti”.

Ivan Goi: il racconto di chi sta in sella alla Panigale V4 S

Ci confrontiamo con Ivan Goi che ha ancora addosso la tuta dopo le qualifiche del sabato. L’intervista è a caldo e a tratti assume il tono della riunione tecnica.

Allo sviluppo della Panigale V4 non credo ci sia un limite – ci dice subito – specialmente se partiamo dal presupposto che la moto al momento è originale; lo sviluppo riguarderà di più la ciclistica e l’elettronica, rispetto al motore sul quale invece non c’è niente da dire”.

Ecco Ivan Goi in azione: l'esordio della Panigale V4 in gara ha vissuto di alti e bassi, situazione inevitabile per una moto disponibile sul mercato da così poco tempo e per la quale occorre tempo e test per trovare la strada giusta a livello di performance assolute: la stoffa giusta però c'è!

Dovete trovare un equilibrio complessivo? Guardiamo i tempi: c’è un settore, il secondo, in cui entrambi siete i più veloci; anche per velocità di punta vi mettete tutti dietro. In altri, invece, dovete recuperare.

Dobbiamo trovare un po’ di guidabilità. Qui siamo veloci (indica sul tracciato il secondo settore), poi c’è la curva del Tramonto, dove abbiamo fatto fatica, e i curvoni. I punti in cui bisogna un po’ lavorare sono quelli della prima parte, ovvero la prima variante e le curve del Rio, e poi i curvoni”.

L’inserimento in curva? Guardandovi in pista si vede che la moto va giù bene alla corda.

Sì, adesso abbiamo già iniziato a sistemarla, quindi è migliorata in pochi turni; insomma è una di quelle cose che piano piano, un passo dopo l’altro, si risolvono. Anche perché se facciamo troppe cose non capiamo quelle che funzionano; stiamo facendo poche prove per volta, un po’ io, un po’ Conforti: se cambi qualcosa sai che è quella, se ne cambi tre non sai quale ti ha dato il miglior risultato”.

Freni?

I freni bene, nessun problema”.

A chi andranno i risultati di questo sviluppo?

Andranno a tanti, non solo ai piloti professionisti. Questa moto potrà correre in tutti i campionati dove ci sono tantissimi amatori pronti a usarla, con i classici pareggiamenti, le prove in pista. Secondo me, la maggior parte di quelli che prendono la moto per andare a girare cercano qualcosa di after market, sicuramente in primis metteranno le sospensioni e lo scarico come abbiamo fatto noi. Quindi siamo un banco di prova anche per loro, anche per il cliente Ducati al quale piace personalizzare la moto e andare nei circuiti”.

Ma la tua speranza resta quella di essere il primo a portare alla vittoria anche questa V4, dopo averlo fatto con la 1199?

Sì, siamo qui apposta. Cerchiamo di non caricarci troppo di responsabilità, ma di lavorare bene: di solito lavorando bene si ottengono anche i risultati”.

La gara della V4 S

Chi ha seguito le cronache di quella domenica sa che l’epilogo in gara del weekend è stato positivo per Luca Conforti, risalito dalla decima alla sesta posizione, grazie a un passo gara convincente, e amaro per Ivan Goi, incerto allo start per un problema al launch control, poi caduto e ritirato al secondo giro nel tentativo di forzare il recupero, dopo una toccata proprio con il compagno di team. Chi conosce il motorsport sa che le gare sono anche questo. Conforti ha espresso soddisfazione: “Il fine settimana si è chiuso nel migliore dei modi dopo alcune disavventure dovute alla ‘gioventù’ della moto. Abbiamo rischiato di non correre per una noia elettronica e invece, anche grazie a un po’ di fortuna con il restart della gara, sono riuscito a ottenere un ottimo risultato. Sono molto dispiaciuto per il contatto con il mio compagno di squadra, non era certo mia intenzione ostacolarlo, è stata solo una circostanza sfortunata. Speriamo al Mugello di riuscire entrambi a fare un bel risultato”.

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Luca Conforti alle prese con la sua V4: alla fine, nonostante qualche problema di elettronica, si è detto soddisfatto della moto. Ovviamente, c’è ancora molto lavoro da fare, ma una cosa è sicura: il motore va bene così com’è, anche troppo!

Purtroppo non ho molto da dire – è amareggiato Goi – Il momento chiave sarebbe stata la partenza e così è stato. Abbiamo provato sia con il launch control che senza, ma sapevamo che quello sarebbe stato il nostro punto debole e non è andata come speravo. Con la gara, che sarebbe stata molto corta, ho cercato di spingere per recuperare, ma sono arrivato lungo alla variante, quando Conforti ha incrociato la linea ho toccato la sua ruota posteriore e sono caduto. Mi dispiace perché mi sentivo bene con la moto e potevo far bene. Adesso andremo al Mugello per cercare riscatto”.

Peccato per la caduta di Goi, ma Conforti ha dimostrato che il potenziale della moto c’è e il margine per lo sviluppo anche – sono state le parole di fine gara di Barnabò – E’ chiaro che al momento abbiamo molti problemi, dalla partenza all’elettronica, fino alla ciclistica. Stiamo sfruttando forse il 60% del potenziale della moto. Come debutto però non c’è male”.

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