A Maggio 2009, Ducati sorprende tutti presentando la Streetfighter, quella che a prima vista sembrerebbe una Ducati 1198 Superbike senza carene.
Una moto molto aggressiva, sia dal punto di vista stilistico (una naked essenziale dalle forme spigolose, contraddistinta dal doppio scarico sovrapposto a destra) che di contenuti, considerato come fosse spinta dal bicilindrico da 155 Cv, dotata di forcellone monobraccio e di pinze monoblocco a 4 pistoncini che lavoravano su dischi da ben 330 mm.
In realtà, poi, la Streetfighter rappresentava un progetto studiato ad hoc, non certo una superbike dalle sembianze naked: infatti, aveva il forcellone e interasse più lunghi e un diverso angolo di inclinazione del cannotto di sterzo. Ciò per consentire al mezzo la necessaria stabilità e maneggevolezza a fronte delle notevoli prestazioni del motore quattro valvole.
In effetti, 11.7 Kgm di coppia e 155 Cv sono dati eccezionali, al tempo, per una moto priva di qualsiasi riparo aerodinamico: la moto era spinta da un’evoluzione del 4 valvole della 1098, in quanto il suo basamento era quello della 1198, con i carter realizzati con la tecnica della fusione sottovuoto per ridurne il peso.
Per ridurre gli ingombri, la Streetfighter aveva ben due radiatori dell’acqua, disposti uno sopra l’altro.
Notevole difficoltà per gli ingegneri Ducati rappresentò la ricollocazione dei tanti componenti usualmente nascosti dalla carena, molti dei quali furono alloggiati nel codone.
La moto fu presentata in due versioni, la base e la S: quest’ultima aveva sospensioni Öhlins anteriori e posteriori (forcella Showa da 43 mm e mono Showa per la base), leggeri cerchi forgiati Marchesini e alcuni particolari in carbonio. Scelte che portarono il peso della S a 167 Kg contro i 169 della base.
Importante anche la dotazione elettronica, sempre per la S, del Ducati Traction Control, indubbiamente indispensabile per gestire con un minimo di sicurezza tanta esuberanza, oltre che del DDA, il sistema di acquisizione dei dati.
La posizione di guida era caratterizzata da un manubrio in alluminio a sezione variabile e da una triangolazione fra sella (fra l’altro maggiormente imbottita rispetto alla 1198), pedane e manubrio che riusciva a coniugare abbastanza bene sportività e comfort.
Completamente nuova la strumentazione della Streetfighter che aveva le funzioni anche di quadro comandi per i sistemi DDA e DTC, mostrando il livello di controllo inserito e i tempi sul giro effettuati.
La Streetfighter nel 2009 era disponibile nel classico rosso Ducati o in colore bianco perla, con telaio nero e cerchi a 5 razze a Y grigio.
La versione S era offerta, oltre che in rosso, anche in un’elegante livrea nera, entrambe caratterizzate da cerchi e telaio color bronzo. La moto era proposta a 14.990 Euro per la base e 18.700 Euro per la S.
Nel 2010 niente cambia, mentre nel 2011 la Streetfighter si presenta nella versione base con la nuova colorazione bianca, mentre la S ha nuovi accostamenti cromatici: telaio rosso per la versione rossa e telaio nero per la colorazione diamond black. Inoltre, arriva una cover radiatore rifinita in nero su tutte le versioni, mentre la S ha cerchi ruota neri.
Cambio ben più deciso nel 2012, con l’arrivo dellaDucati Streetfigher 848 (il cui prezzo d’acquisto era di 12.592 Euro) che si affianca alla versione S della 1099, mentre scompare dal listino la base.
La famiglia si presenta quindi ora con due cilindrate diverse, con la S che si rinnova grazie al nuovo forcellone e al manubrio rialzato di 20 mm rispetto al passato.
Quest’ultima modifica interessa anche la 848 che si differenzia ulteriormente per le pedane più larghe di 10 mm.
Il motore della 848 è il Testastretta 11° (valore che identifica l’angolo di incrocio delle valvole) in grado di erogare 132 Cv con una coppia di 9.5 Kgm e che si differenzia appunto per il diverso diagramma di distribuzione, già impiegato al tempo anche su Multistrada e Diavel.
La radicale modifica del diagramma permette di ottenere un‘erogazione più fluida e facile da gestire, a tutto vantaggio della fruibilità della Streetfighter 848, anche se dopo i 6000 giri la spinta del motore si fa comunque entusiasmante fino a superare quota 10.000 giri. Completa l’offerta la presenza di serie di un DTC a otto livelli.
Il telaio è di derivazione 848, il cui cannotto di sterzo prevede un’inclinazione di 24,5° rispetto ai 25,6° della Streetfighter con motore di 1099 cc. Allo stesso modo, anche l’avancorsa è cambiata, passando da 114 a 103 mm.
Nuovo è anche il forcellone in alluminio che, pur con le stesse forme e geometrie del precedente, è realizzato per fusione anziché in lamiera scatolata.
Per le sospensioni c’è un ammortizzatore Sachs completamente regolabile che, rispetto all’unità della Streetfighter 1098, fu ammorbidito nei freni idraulici e impiegando una molla con una costante elastica inferiore. Come forcella ecco una Marzocchi da 43 mm, mentre l’impianto frenante è composto da pinze radiali Brembo a 4 pistoncini che lavorano su doppi dischi da 320 mm all’anteriore e una pinza a due pistoncini al posteriore con disco da 245 mm.
L’848 era disponibile in colore rosso (con telaio dello stesso colore), giallo e nero: per queste due ultime livree il telaio era in colore nero. La Streetfighter S, invece, era proposta in rosso Ducati e in un bel grigio scuro, tutte e due con telaio rosso e cerchi neri.
Nel 2013 niente cambia, mentre l’anno successivo scompare dal listino la versione da 1099 cc; ma anche l’848 non avrà vita molto più lunga tanto che nel 2016 non verrà più prodotta.
Foto di Ducati
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