Molte stagioni agonistiche si sono decise all’ultima gara, anche solo per mezzo punto, ma non così frequentemente è successo nella classe MotoGp. Avevo pianificato da tempo la mia trasferta a Valencia per l’ultimo gran premio della stagione, ma non immaginavo un così intenso finale di campionato, rocambolesco e imprevedibile, dove il rovesciamento dei fronti, iniziato nella tripletta delle gare asiatiche, si è deciso nel finale europeo in Spagna.
L’ultima “carrera” ha comunque visto l’assegnazione del titolo Mondiale della classe Moto 3 a Danny Kent, primo inglese iridato nei GP dopo 38 anni. Devono essere stati in molti a decidere di assistere alla corsa del secolo, perché il Circuito Ricardo Tormo ha superato nei tre giorni i 200.000 spettatori, alberghi esauriti in tutta Valencia e dintorni, per non dire della colonna d’auto che per chilometri occupava la A3 per Madrid, ma che i Moteros percorrevano nella corsia a loro riservata. I vasti parcheggi rendevano inusuale il paesaggio e le moto disegnavano anche la linea dell’orizzonte.
Nel pittoresco paddock dove le ombrelline vestivano costumi valenciani, ho incontrato il simpatico e vivace Sete Gibernau, poi Carlos Checa e, con piacere ulteriore, Alex De Angelis appena rimessosi dal brutto incidente. Presenza occasionale è stato Michele Pirro, wild card Ducati, sempre disponibile e simpatico.
Non è stato facile trovare un posto sulle tribune, qui identificate dai colori (azul, aranca, amarilla o blanca), completamente occupate dagli sportivissimi spettatori di ogni parte d’Europa.
Occasione unica per assistere e partecipare alla ormai caratteristica “Hola” richiamata e guidata dallo speaker prima della partenza della corsa: l’onda colorata percorre l’ininterrotta tribuna che circonda l’intero perimetro del Ricardo Tormo, attraversando i settori colorati dei Fans Club.
Dopo le prove del sabato, faceva ben sperare Andrea Iannone, che invece in gara cadeva dopo pochi giri, lasciando così il quarto posto finale nel campionato; il settimo posto al traguardo di Andrea Dovizioso conclude una stagione di progressi che lascia ben sperare per il nuovo anno, ricco di cambiamenti tecnici.
Appassionati attendiamo le nuove gare, nelle giornate invernali leggeremo tutti i regolamenti della Federazione Internazionale, guarderemo le corse tutti più preparati, sperando che il confronto avvenga solo in circuito, senza duelli di microfoni e conferenze, nella sportività genuina e innocente, escludendo trame, dubbi e sospetti che non si addicono al motociclismo. Alla fine, la qualità meno importante dello spettacolo sarà il numero dei titoli vinti, esaltando il gusto vero della veloce sfida con la gravità dei piloti.
A gara finita ho fatto tardi nel paddock a chiacchierare con vecchi amici del Circus; quando ormai le hospitality erano smontate, e alcuni grandi camion già abbandonavano il circuito, mi sono diretta nel vicino paese di Porto Sagunto, nel giallissimo locale di Stefan, amico italiano ducatista che per alcuni giorni ha occupato i Tg sportivi dei canali nazionali spagnoli, come rappresentante della passione italiana nell’animato confronto italo spagnolo di fine stagione.
Lady Ducati al MotoGP di Valencia 2015
Molte stagioni agonistiche si sono decise all’ultima gara, anche solo per mezzo punto, ma non così frequentemente è successo nella classe MotoGp.