Così si riparte. Vissuta questa situazione inimmaginabile, con risvolti drammatici immediati e che peseranno a lungo anche in futuro, si riprende a correre.
Proviamo così a circoscrivere il problema al nostro ambito, piccolo se pensiamo alla portata mondiale del dramma che ancora stiamo vivendo: qui non si tratta dell’uscita da una guerra, che avrebbe una fine ben definita, si tratta di un fenomeno che sta avendo un’evoluzione disomogenea in termini di spazio e di tempo.
Saranno dei campionati strani, dove il periodo che ci lascia orfani di gare, di solito da novembre a quando riparte la Superbike, a Febbraio, si è dilatato, per comprimere e concentrare nella seconda parte dell’anno il calendario. “Una situzione insolita, una roba da film… – è Carlos Checa a parlare – per qualsiasi persona e atleta.”
Abbiamo chiesto all’ex corridore spagnolo, ultimo a vincere il Mondiale Superbike con la Ducati, ed ex pilota del Team MotoGP, che cosa potrà comportare uno scenario così inedito: “Ognuno reagisce in maniera diversa, ma in termini generali, per i piloti, penso che il sentimento condiviso da tutti all’inizio sia stato quello di preoccuparsi per la salute, propria e dei propri familiari… la parte sportiva è passata in secondo piano.”
Adesso però si riparte, con i ritmi consueti spazzati via, con implicazioni economiche importanti e con una durissima prova da sostenere: quella organizzativa. Poi però in pista andranno i piloti: “Sebbene si siano allenati comunque, dove e come hanno potuto, la difficoltà maggiore penso che sia stata quella di non avere un obiettivo specifico ben definito, – cerca di spiegarci ancora Checa – dal momento invece che è stato confermato che le gare si faranno ed è uscito il calendario, ogni pilota riesce a trovare maggior motivazione e dare maggior significato al proprio lavoro. Sarà qualcosa di molto speciale: abbiamo Moto2 e Moto3 che hanno avuto già un punto di riferimento iniziale, mentre la MotoGP quel riferimento, sebbene ipotizzabile, rimane allo stato di pura aspettativa.”
Proviamo quindi noi ad immaginarci quali saranno i motivi maggiormente interessanti di questi campionati inediti, in casa Ducati, includendo quindi anche la superbike. L’elemento più evidente è la mossa che ha visto l’ingaggio di Jack Miller, nella squadra ufficiale per il 2021. E’ anomalo che giocoforza abbia preceduto la disputa anche di una sola gara, ma la situazione contingente ha sfalsato il palinsesto cronologico consueto.
L’ingresso futuro del pilota australiano nel team ha diversi sapori: è un pilota poco contaminato dall’aver corso con altre moto che non siano quelle uscite dal reparto corse di Borgo Panigale, ha dimostrato poi doti notevoli circa l’essere combattivo, in grado quindi di potersi candidare ad una parabola in ripida salita, così come quella che fu di Casey Stoner.
L’intento sembra quindi ancora una volta quello di pescare il più classico dei Jolly dal mazzo. Lo terranno d’occhio tutti gli appassionati di corse, ed ancor più gli appassionati Ducatisti, anche perché – sia chi sarà il suo compagno di squadra, sarà certamente in grado di smuovere una situazione gerarchica cristallizzata e fin troppo definita; il motivo che ci pare di dover sottolineare è dunque l’intenzione di portare la competizione al massimo livello anche alimentando la rivalità dei piloti compagni di squadra, in modo che la spinta per arrivare al massimo grado di competitività possa prendere una rincorsa lunga a partire da lì.
In superbike siamo di fronte, come del resto nella MotoGP, ad un cambio generazionale. Una gara è stata disputata, ma – soprattutto in una categoria come questa – è come se partissimo lo stesso da zero. Qui nulla va dato per certo, come ha dimostrato l’andamento della stagione 2019: “imbarazzante” è l’aggettivo che per Ducati Corse e per il Team Aruba ha il miglior potere di definirla, sotto due opposti aspetti: imbarazzante il dominio di Bautista e della Panigale V4 nella prima parte del campionato e di nuovo imbarazzante la maniera di averlo perso. Scott Redding si è dimostrato in splendida forma alla ripresa dei test ed anche Chaz Davies sembra iniziare ad avere confidenza con la sua moto.
In fin dei conti ha ragione Carlos Checa: assisteremo certamente a due campionati compressi, anomali, strani, ma che avranno comunque salvo il loro valore assoluto in termini di alta competitività e agonismo.
Foto Microemegafotografie
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