Forse il tratto che più contraddistingue le moto realizzate da Walt Siegl è che le sue proposte non possono esser definite come special, in quanto si tratta di esemplari pronti ad essere prodotti in piccola serie, ma anche per il fatto che, per razionalità di progettazione, non sembrano certo ricordare certe eccentriche elaborazioni a cui talvolta si abbandonano i suoi colleghi.
Al contrario, le moto di Walt sembrano seguire le stesse linee guida dei progettisti delle Case ufficiali, tanto che le sue proposte potrebbero benissimo essere scambiate con altre appena uscite dalla catena di montaggio di Borgo Panigale! Infatti, non vi è nessuna concessione all’inusuale o al capriccio dello stilista, ma sono sempre il frutto di un’applicazione delle linee guida di praticità e funzionalità che sono appunto alla base della realizzazione di una moto destinata alla grande serie.
Del resto, come detto, la WSM (Walt Siegl Motorcycles), che ha sede nel New Hampshire, fa un lavoro simile, producendo moto in piccola serie, offrendo così ai ducatisti qualcosa di sostanzialmente diverso, anche se affine, a quanto si trova nei listini ufficiali.
Così è per questa moto che l’artista austriaco, da molti anni residente negli Usa, ha voluto usare un nome italiano che è appunto “L’Avventura”. Ci sembra chiaro il riferimento al mondo di moto come la Cagiva Elefant, anche se Siegl offre la sua proposta in due specifiche versioni: una più stradale, adatta quindi a chi cerca un mezzo leggero per divertirsi fra le curve in stile supermotard, e una più enduro, come è quella che vi presentiamo in questo articolo; le due versioni si differenziano sostanzialmente per le gomme e l’escursione delle sospensioni, mentre la base di partenza, ovvero l’Hypermotard 1100, e il kit costituito da sovrastrutture in kevlar rimane invariato.
Essendo una moto destinata a lunghi percorsi in fuoristrada – altrimenti che avventura sarebbe! – la moto è dotata di un doppio serbatoio in alluminio: il primo si trova nell’usuale posizione, mentre il secondo è posizionato sotto la sella. Le due unità sono collegate fra di loro in modo che il carburante passi da un’unità all’altra in modo rapido, così da non creare problemi al momento del rifornimento.
Ma sentiamo cosa ci racconta Walt a proposito di ciò: “Volevo essere sicuro che la moto potesse trasportare abbastanza carburante così da poter essere utilizzata come una vera moto da rally. Per quanto riguarda le sospensioni, queste sono state scelte e messe a punto in base al peso a secco della moto, che è di circa 156 Kg; all’anteriore, per poter installare la pinza radiale, abbiamo realizzato un apposito piedino per la forcella. Le geometrie sono quelle tipiche del fuoristrada, con un angolo del cannotto di sterzo pari a 26°, con la ruota anteriore da 21″ e la posteriore da 17”.
Beh, 156 Kg a secco è senz’altro un bel risultato (pensate che il relativo dato della Hypermotard 1100 era pari a 171 Kg), così come i 24 litri di carburante che possono ospitare i due serbatoi, fatto che garantisce sicuramente una grande autonomia, considerata anche la discreta parsimonia del propulsore Ducati due valvole di 1078 cc.
A proposito: il motore è di serie, ma la trasmissione finale è stata messa a punto in modo da consentire la migliore funzionalità per un utilizzo off road.
“Ho progettato questa moto – continua Walt – in modo che fosse la più leggera possibile, con un motore abbastanza potente per consentire lunghi viaggi e una grande autonomia. Visivamente, volevo conferire un look da rally, tipico dei modelli degli anni Ottanta e Novanta, ma senza rinunciare a un risultato finale che fosse elegante”.
In questo senso, un aiuto giunge anche dal doppio faro Hella (doppio faro a led, uno a luce bianca e l’altro a luce gialla, così da migliorare la visibilità notturna), dal cupolino in plexiglass fumé, nonché dai tubi di protezione laterale del motore.
In tema di sospensioni, visto che il cliente che ha acquistato questo primo esemplare è un grande patito di sterrati e sentieri, ecco che davanti troviamo una forcella Showa a steli rovesciati a lunga escursione, totalmente regolabile, mentre al posteriore vi è un mono Öhlins; molto bello è il forcellone in alluminio appositamente realizzato per questa moto, così come lo è la piastra para motore dotata di numerosi fori di alleggerimento.
La sella in questa versione dedicata all’off road è posta a un’altezza di 930 mm (diventano 810 per il modello dual sport) ed è sufficientemente larga e imbottita per consentire adeguato comfort nei lunghi tragitti; inoltre, è rivestita con uno specifico vinile che, oltre a essere completamente impermeabile, offre il necessario grip al pilota.
La versione Dual Sport si differenzia da quella raffigurata in foto, oltre che ovviamente per gli pneumatici, per il fatto di avere sospensioni con un’escursione molto più ridotta e un forcellone monobraccio: come personalizzazione, poi, il cliente può scegliere il colore delle sovrastrutture, il settaggio delle sospensioni e il rivestimento della sella, mentre in futuro saranno anche disponibili delle valigie appositamente studiate: insomma, qualche piccola variazione su un tema ben preciso, che consente di acquistare una moto unica, prodotta in piccolissima serie.
Se state già mettendo mano al portafoglio, sappiate che ci vogliono circa 27.000 Euro per entrare in possesso di questa moto che fa della concretezza e praticità di utilizzo i suoi punti di forza.
Volete un altro esempio? Al fianco del cruscotto vi è un’unità GPS molto sofisticata, sulla quale sono installati oltre 20.000 Km di sentieri disponibili, unità che può essere facilmente staccata dalla moto e usata come un tablet.
Questo il commento del fortunato proprietario, Bryan Jennings: “La moto è assolutamente incredibile, il motore è fantastico. È incredibilmente dolce e raggiunge il limite massimo dei giri con zero sforzi. L’unica difficoltà è quella di riuscire a tenere attaccati i tasselli al sentiero! L’ergonomia è perfetta e anche la sella, che è sempre un problema, è perfetta. La realizzazione e la finitura di tutta la moto sono una vera opera d’arte”.