Proviamo a sezionare il campionato appena trascorso e a dare i voti al fresco campione del mondo e al rivale numero uno.
In maniera semiseria, sia chiaro, anche perché questi sono entrambi ragazzi eccezionali. Noi che scriviamo vorremmo arrivare un giorno a beccarci solo 30 o 40 secondi al giro, indifferentemente, dall’uno o dall’altro! Consci che quest’ultimo rimarrà per sempre un sogno, se mai capitasse, tenteremo di sfidarli un giorno a chi mangia più pastasciutta: lì la partita è aperta, garantito!
SORPRESA:
10 a Casey perché nessuno, forse neanche lui stesso, si sarebbe aspettato che disputasse un campionato così, soprattutto lontano dalle vie di fuga, dai prati e dalla ghiaia dei circuiti.
10 anche a Valentino: ha perso il mondiale anche l’anno scorso, ma allora ci aveva fatto assistere a una rimonta che aveva fatto sognare. Anche quest’anno, per lui, il massimo dei voti, ma in senso negativo: non è mai stato veramente in partita. Per uno come lui, davvero una sorpresa!
TALENTO:
10 a tutti e due. A Stoner perché ha messo a frutto (nel migliore dei modi possibile) un talento che fino a ora era riuscito a mostrare solo a sprazzi. A Rossi perché è Rossi, e questo basta.
TATTICA:
7 a Casey: quale strategia è vincere quasi tutte le gare? Non ha avuto bisogno di alcuna tattica, nessuna sua vittoria ha avuto bisogno di un’impalcatura strategica: ha vinto alla grande, punto.
4 a Valentino, da dividere con la sua Yamaha, in quanto pilota e moto non si sono mai potuti permettere di “pressare” gli avversari e, quindi, di attuare la benché minima tattica: sono stati quasi sempre sotto pressione e in affanno, in prova e in gara.
CONSISTENZA:
9 all’australiano. Anzi 10, considerando la giovane età, la scarsa conoscenza della moto e della squadra e quello che avrebbe potuto pagare circa l’inesperienza paragonato al rivale. Casey è stato veramente perfetto.
5 al sette volte campione del mondo, voto mitigato dalle belle prove offerte soprattutto al Mugello e ad Assen: lì Vale ha forse creduto invano di vedere la luce in fondo al tunnel. Troppe, veramente troppe volte, l’immagine simbolo delle sue gare è stata quella dello stato delle sue gomme a fine gara; quindi, per queste (e per Vale) l’aggettivo che fotografa la situazione è: sfaldati.
CONTROLLO DEI NERVI:
8 a Stoner, così lontano, all’inizio, dal dover dimostrare di essere un pilota da primo posto finale. E’ partito senza pressione addosso e dalla sua ha giocato il fatto di non avere una caratura mediatica neanche paragonabile a quella dell’avversario. Un bel voto da dividere con tutta Ducati Corse, che lo ha capito e assecondato da subito.
5 a Valentino. Non perché abbia mai dato di matto, semmai il contrario: forse per non passare da quello che accampa delle scuse, il pilota numero quarantasei non ha sbottato quando ne avrebbe avuto tutto il diritto e quando, probabilmente, dare di matto gli avrebbe anche fatto bene. Troppo buono, quindi insufficiente!
FORTUNA:
9 a Casey solo perché ha avuto la fortuna di essere il pilota giusto per la moto giusta; tutto il resto (quello che ha saputo fare, la sua moto, la sua squadra) non c’entra nulla con la fortuna.
3 a Rossi, perché quest’anno, tra rotture, problemi dentro e fuori dalle gare, gli è mancato soltanto di avere gli spilli sulla sella della sua Yamaha e che gli fosse imposto di guidarla nudo con gli sponsor tatuati a fuoco sulla pelle!
PACCHETTO TECNICO:
10 e lode a quello di Stoner. All’inizio la Ducati ha stupito tutti, alimentando illazioni circa la regolarità dei consumi, poi lo stupore ha lasciato spazio al terrore (fondato) di essere maledettamente in ritardo nei confronti della Desmosedici. Ormai, però, era tardi. Stesso voto alla Bridgestone, brava ad annullare i vantaggi della concorrenza a livello regolamentare, mantenendo e aumentando, però, i propri plusvalori tecnici.
7 ai mezzi tecnici a disposizione di Vale se si considera che a fare media intervenga anche il valore del pilota; altrimenti il voto sarebbe 4: che siano Yamaha e Michelin a scannarsi per decidere chi se lo merita di più!
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