Alla fine del 2005 era un pilota da tenere d’occhio, un talento italiano sul quale era lecito riporre più di qualche aspettativa. Talento indiscutibile e grinta da vendere: questo era ciò che Lorenzo Lanzi presentava sul biglietto da visita ora che le porte della squadra più titolata del mondiale Superbike gli si erano finalmente aperte. Il Ducati Xerox Team voleva riconquistare l’iride andata a Troy Corser e alla sua Suzuki. Sulla Ducati ufficiale, dunque salivano Troy Bayliss e Lorenzo Lanzi.
Il campione australiano, reduce da tre anni in MotoGP non esaltanti, e il giovane italiano, allevato e cresciuto in seno alla Casa di Borgo Panigale. Un campione da rigenerare, nel potenziale del quale i vertici di Ducati Corse credevano ancora, e un pilota giovane, con tutta la sua freschezza, che avrebbe dimostrato di saper stare al pari con i senatori della Superbike.
Per certi versi, Lanzi, avrebbe potuto rappresentare la spina nel fianco del più titolato compagno di squadra, o quantomeno il pungolo, quel tanto di pepe che avrebbe potuto stimolarlo già all’interno dello stesso Team.
Bayliss avrebbe dovuto tenere testa al giovane e, da parte sua, Lanzi avrebbe dovuto dimostrare di non temere il confronto. I due piloti avevano dunque motivazioni diverse, differenti spinte che avrebbero comunque dovuto lanciarli al vertice della battaglia.
Un invidiabile attacco a due punte che, però, ha funzionato a metà: Bayliss ancora campione del mondo nel 2006, comunque sugli scudi nel 2007 e Lanzi poco più di niente. Eppure, portava con sé un’esperienza invidiabile, fatta di gare nei GP, nella Superstock, nella Supersport, là dove non si fanno tanti complimenti.
Invece, Lorenzo ha deluso, inutile negarlo, e la decisione di sostituirlo per la prossima stagione con Michel Fabrizio è condivisibile.
“Questo secondo anno che mi hanno dato è stato un po’ appannato dalle prestazioni della nostra moto, che non sono state esaltanti come negli anni passati. Guarda anche Bayliss: non è che abbia fatto molto, a parte qualche vittoria. – comincia così Lanzi, cercando di fare un bilancio – Mi dispiace lasciare i ragazzi del Team ufficiale, anche perché io nel 2005, quando erano lontani dall’ottenere belle prestazioni e la 999 era data per spacciata, li avevo aiutati a uscire un po’ dai guai. Con le mie vittorie di fine stagione sembrava un’altra moto.”
Si capisce che avrebbe voluto un’altra prova d’appello: “Mi sarebbe piaciuto gareggiare con la moto nuova. Io non ho dubbi sul mio talento, speriamo di essere in condizioni buone per fare bene l’anno prossimo, per vincere. Io corro per questo, non per fare il secondo e aspiro ad avere le condizioni giuste per potermi affermare.”
Condizioni che comunque ha avuto, essendo stato, fin dai tempi dell’impegno in Superstock e poi in Supersport, un sorvegliato speciale, un pilota nel quale Ducati ha riposto grandi aspettative, confermate a fine 2005.
Poi, però, qualcosa è cambiato: “E’ stato esagerato il salto di qualità delle moto giapponesi – prosegue Lorenzo – soprattutto quest’anno. Purtroppo, poi, nel 2006 sono cambiate molto le gomme, perché si voleva che si abbassassero i tempi sul giro, così è stata penalizzata la durata dei pneumatici, che non si sono adattati allo stile di guida di qualche pilota. Io sono stato uno di quelli che ha sofferto più di tutti.”
Problemi innegabili con i quali, però, tutti hanno dovuto fare i conti.
“Sì, però non puoi partire, come ho fatto io quest’anno, spesso e volentieri in prima fila, avendo fatto dei giri buoni durante il weekend, per poi trovarti a girare in gara un secondo e passa più piano, senza riuscire a fare neanche un giro con lo stesso ritmo delle prove. Quindi, così non va bene: metto una bella pietra sopra a questi due anni, perché nella vita si va avanti guardando il presente e il futuro. Il passato non serve. Guarderò di fare bene fin dai test di quest’inverno, che per me sono fondamentali, e cercherò di imporre al mio Team un grande lavoro di preparazione al campionato.”
Lanzi, talvolta, è apparso un pilota da spronare e motivare per farlo rendere al meglio. Abbiamo quindi cercato di sapere come si sia lavorato su di lui, quali input gli siano stati dati per cercare di riportarlo ai livelli di competitività espressi nel 2005.
Lorenzo rifiuta lo stato di pilota da motivare e riconduce la questione sul piano puramente tecnico: “Il discorso è che la moto è andata in pensione l’anno scorso. – ribadisce il concetto già espresso – Come succede per tutte le Case al mondo, quando è in progetto la moto nuova, a farne le spese è lo sviluppo della vecchia. Tutti gli altri hanno realizzato moto nuove. Io penso che Ducati abbia già fatto tanto a vincere nel 2006, con Bayliss, con una moto che, comunque, risale al 2003! E’ stata aggiunta l’elettronica nel 2005, ma la moto è sempre rimasta quella. Vincere un mondiale con una moto che ha tre, quattro anni, non è da tutti, soprattutto quando gli altri, per vincere, si sono sempre presentati con modelli nuovi.”
La nascita della 999 coincide con l’impegno della Ducati in MotoGP. C’è da chiedersi se la mancanza di un modello che abbia saputo sostituirla sia legato a un problema di risorse dirottate dal progetto Superbike.
“Non credo proprio – dice deciso Lorenzo – le due strutture vanno avanti di pari passo. Quando hanno intrapreso il progetto 1098, hanno fatto il possibile per omologare una moto che, già di serie, avesse tutto il necessario per essere una moto da corsa. Con la 999, invece, hanno cercato di fare una moto di serie che piacesse e poi l’hanno adattata alla pista. Con la nuova hanno ripreso a fare quello che era stata la tradizione fino alla 916: creare una moto da pista per poi adattarla alla strada. Secondo me, per fare questo, hanno speso tanto, ma l’impegno in MotoGP non ha influenzato il programma Superbike di Ducati Corse. Penso che, l’anno prossimo, Ducati avrà una grande moto in Superbike.”
Nel momento in cui si svolge l’intervista, Lorenzo è in procinto di accasarsi in una squadra semi-ufficiale che disporrà comunque della 1098.
Ha già avuto modo di tastarne il potenziale e, sicuramente, Ducati cercherà di avere delle dritte anche dai piloti esterni per accelerare lo sviluppo della propria moto.
“Il lavoro di sviluppo della moto è stato portato avanti soprattutto da Niccolò Canepa, in quanto Troy e io non potevamo svolgere anche quel tipo di lavoro. Sono sempre stato considerato un buon collaudatore di motore, di telaio, di elettronica e Troy, quando ha avuto modo di provare la 1098 a Vallelunga, ha confermato l’idea che me ne ero fatto io provandola una giornata. Sicuramente, se ci sarà bisogno d’aiuto, lo darò ben volentieri, anche perché sarà interesse anche mio cercare di migliorare la moto per tutti, per cercare di fare bene, perché ci tengo veramente. Non è che passare a un team satellite significhi arrendersi: non mi sento parcheggiato e non ho mai subìto la pressione. I miei due anni di possibilità li ho avuti, Ducati Corse è da apprezzare perché ha preso un altro giovane pilota italiano.”
Resta il fatto che siamo alle soglie di un cambio generazionale di piloti in Superbike, quindi tutto ruota attorno ai piloti giovani e, comunque, d’esperienza.
“L’anno prossimo, forse, per Bayliss sarà l’ultima stagione in attività. Io sono contento di averci corso assieme, perché ho imparato tantissime cose e ho capito cosa vuol dire andare veramente forte in moto. Mi dispiace andare via, anche perché è un momento importante: se Troy lasciasse alla fine del 2008, sarei potuto diventare davvero il numero uno del Team. Michel potrà giocarsi questa carta: è stato fortunato, ma questo lo ripagherà dei momenti più sfortunati che ha avuto in passato. Dal canto mio, partirò per stare davanti a tutti, anche a loro due; farò le mie gare, sperando che tutto funzioni e, innanzitutto, che ci sia la possibilità di divertirsi. L’importante sarà rimanere nel gruppo, giocarsela ed esser bravi.”
L’impressione che si ha, comunque, è che anche la Ducati non voglia farsi scappare Lanzi, per il discorso che facevamo prima: ci sarà presto bisogno di gente pronta a sostituire i top rider che lasceranno o smetteranno di essere competitivi, praticamente tutti nel giro di un paio di stagioni.
L’esperienza che piloti come Lanzi hanno acquisito, per le Case sarà un capitale che varrà la pena di spendere: “La prossima stagione per noi sarà per certi versi più dura, perché questi piloti in procinto di abbandonare ci saranno ancora tutti. E’ gente che va forte. Chi viene dai GP fa fatica a tenere testa a questi grandi e questo fa capire a che livello di competitività si sia arrivati nella Superbike! Per stare nei primi cinque, devi sputare l’anima ed è anche questo il bello delle corse. Tra l’altro, l’ambiente è molto tranquillo. Nel Mondiale Superbike si vive veramente bene. E’ vero che Ducati cerca di tenerci insieme, perché avranno veramente la necessità di attingere a dei talenti esperti della categoria quando i quarantenni se ne andranno. Io, d’altra parte, a fine 2005 ho scelto di stare con Ducati quando avrei avuto possibilità diverse: adesso cercherò in tutte le maniere di farmi seguire da loro in maniera tale da esserne ripagato.”
C’è un ulteriore motivo che potrebbe suggerire a Ducati Corse di tenere un occhio di riguardo ai piloti delle squadre esterne.
Siamo ben lontani dalla situazione che si viveva ai tempi della 916/998, quando la griglia era foltissima di moto costruite nel reparto corse di Borgo Panigale, quindi è da pensare che sia strategico piazzare (e supportare, in qualche modo) piloti di un certo calibro sulle moto clienti.
“I team esterni si pagano tutto e sappiamo che non costa poco correre con la Ducati, però sai che hai una moto che ti permette di fare dei podi e di vincere delle gare: sono punti fermi che, correndo con altre moto, non hai. La Ducati attua una politica abbastanza aperta: un team esterno sa che può capitare di stare davanti anche ai piloti ufficiali e questo fa bene sicuramente anche all’Azienda. Io sono contento di vestire i colori della Ducati anche per l’anno prossimo, perché correre per questa Casa significa attingere al calore di tifosi unici, che ti seguono anche in capo al mondo, con il sacco a pelo, senza avere i soldi per l’albergo, facendo dei sacrifici per venire a vederti correre. L’affetto dei tifosi non mi è mai mancato, anche in questi due anni così difficili per me. Cercherò di ripagare la loro fiducia con tutte le mie forze.”
Foto di Marco Rimondi