L’argomento è controverso e, se volete, anche un po’ antipatico, perché ha come oggetto un pilota e un uomo da tutti amato e rispettato nell’ambiente delle corse. Però non si può negare che la scorsa stagione sia stata per Danilo Petrucci molto controversa: approdato finalmente nella squadra ufficiale Ducati dopo tanta gavetta, ha avuto un percorso, in sella alla GP19, non facile. All’inizio molto bene, addirittura trionfando al Mugello dopo una gara impeccabile per strategia e cattiveria agonistica, alla quale è però poi seguita tutta una serie di risultati molto al di sotto delle aspettative.
Addirittura, molte volte, sotto la bandiera a scacchi del traguardo, è arrivato dietro a Jack Miller, alla guida della stessa moto, ma che fa parte di un team satellite. Insomma, inutile negarlo, i 176 punti e il sesto posto in classifica non rispettano le aspettative che c’erano all’inizio della stagione. Sembra quasi che la conferma per il 2020, riconosciutagli da Ducati a metà anno scorso, abbia avuto su di lui un effetto negativo: invece che uno stimolo, una sorta di appagamento?
Chi lo conosce sa benissimo che non è così, in quanto Petrucci, come del resto tutti i piloti, sa che deve continuamente confermarsi e ottenere risultati se vuole rimanere in un top team come è quello di Ducati Corse.
Eh sì, perché non basta la simpatia e l’amicizia che lo lega a Dovizioso, servono i risultati. Certo, che all’interno di un team ci sia una bella atmosfera e collaborazione è molto importante, come è del resto vero che un secondo pilota molto forte sarebbe un continuo stimolo per la cosiddetta prima guida, in questo caso Andrea Dovizioso. Ecco che qualche commentatore ha ipotizzato una sorta di scambio fra team ufficiale e team Pramac, ovvero fra Petrucci e Miller.
Sarebbe questa la soluzione? Oppure bisogna dare a Danilo una nuova chance? Al di là delle varie opinioni resta la convinzione che Petrucci abbia fatto del suo meglio per adattarsi al suo nuovo ruolo di pilota ufficiale, presentandosi al via del campionato notevolmente dimagrito e forte di una preparazione specifica fatta insieme al suo amico Dovi.
Non basta, ok, questo è chiaro, serve il talento, ma anche la consapevolezza che se vuole rimanere nell’orbita del team Ducati qualcosa (o molto?) deve cambiare nei suoi risultati, soprattutto in termini di costanza positiva lungo tutto l’arco della stagione. Danilo ne è consapevole, indicative in questo senso le sue parole al termine dell’ultima gara di Valencia: “Questa resta comunque la stagione migliore della mia carriera in MotoGP: so di dover migliorare ancora in diversi aspetti e adesso non vedo l’ora che ricominci la nuova stagione”. Che dite, merita ancora la fiducia di Ducati e degli appassionati?