Siamo nel box del Team Ducati Sterilgarda, sul Circuito Internazionale del Mugello, alla fine della prima prova del Campionato Italiano Velocità. La gara della Superbike ha appena concluso una giornata fantastica, nello splendido scenario del circuito toscano, ricca di agonismo e densa di gare che, nelle varie categorie, hanno dispensato trame avvincenti.
Avevamo concordato un’intervista con Marco Borciani, pilota e manager della squadra, e adesso lo aspettiamo da vincitore. 32 anni, di Desenzano del Garda, Marco tarda ad arrivare, come succede spesso a chi ha vinto e viene fermato per accogliere i complimenti di tutti, al ritorno dal podio.
Anche nel suo box è pronta una bottiglia da stappare e la moto, la 999 F06, già ritirata dal parco chiuso, sembra aspettarlo, nella sua livrea bianca rossa e verde.
Per Marco, che da quest’anno ha ridotto l’impegno, come pilota del mondiale, alle sole gare in Italia come wild card, la difesa del titolo italiano conquistato nel 2006 rappresenta l’obiettivo primario, almeno per quanto riguarda il suo impegno come pilota.
Finalmente riesce ad arrivare al box, riceve i complimenti che gli spettano e stappa la bottiglia, annaffiando tutti quelli che gli capitano a tiro. Un gesto liberatorio, replay di quello compiuto dal suo pilota nel mondiale, Ruben Xaus, vittorioso in Gara-1 solo sette giorni prima a Valencia.
Per Marco, sia come manager che come pilota, è stata una settimana da leoni: “In questi otto giorni abbiamo vinto un po’ dappertutto! – esordisce – Abbiamo vinto una gara del Mondiale Superbike e adesso nell’Italiano: ho vinto da manager e da pilota… è una buona situazione!”
Domandargli se sia più bello vincere da pilota o da manager è quanto di più banale e scontato ci possa venire in mente di fare, ma siamo a botta calda e il clima che si vive nel box ci fa sentire autorizzati, anche dal tono entusiasta con il quale risponde: “Sono belle entrambe! – esclama Borciani – Tuttavia, sono diverse: vincere nel mondiale, con un team privato, davanti ai piloti ufficiali provoca un’emozione esagerata; però, nel suo piccolo, anche la vittoria nel campionato nazionale porta con sé una grandissima emozione.”
Si capisce subito: vincere da manager è bello, ma per un pilota arrivare primo sotto la bandiera a scacchi, dopo essersi nutrito di adrenalina per tutto il weekend, è qualcosa di più.
“La vittoria è arrivata dopo che da novembre non vado in moto e non mi alleno. Ho una moto fantastica. E’ un momento splendido, speriamo che vada avanti così!”
Infatti, giova ricordarlo, Marco si imporrà anche nella seconda prova del CIV, sul circuito di Monza. Le moto del Team Sterilgarda sono quelle ufficiali dello scorso anno e viene da chiedersi se ci siano differenze tra quella che impiega lui e quella di Xaus.
“La differenza è il pilota! – dice Marco sorridendo – Noi abbiamo quattro moto: due sono mie e due sue.”
Poi si ricorda chi è il manager e aggiunge ridendo: “Anzi, sono tutte e quattro mie e lui ne usa due. Sono identiche. Quelle che utilizzo nell’Italiano sono quelle che ha usato Giovanni Bussei nelle prime due gare del Mondiale: diciamo che le ha avute in prestito.”
Ruben vince a Valencia e, la domenica dopo, Borciani vince al Mugello: è possibile che la vittoria dello spagnolo abbia alimentato la voglia di affermarsi dell’italiano?
“Sicuramente un po’ mi ha aiutato. Mi ha dato la carica… anche perché, dopo Valencia, in tanti mi hanno provocato: adesso vedremo se sarai capace di vincere nell’Italiano con quella moto lì! Sono state provocazioni buone. L’unico problema vero era finire la gara: nelle qualifiche ho fatto un bel tempo, dando otto decimi al secondo classificato, tanto per far capire che so ancora andare in moto. Nella gara ho dovuto dosare le energie. Avrei potuto andare più forte, ma così non sarei riuscito ad arrivare alla fine… perciò ho adottato una via di mezzo, perché l’importante è vincere.”
Una condotta di gara a scoppi irregolari, si potrebbe dire… “All’inizio, in due curve ho passato cinque avversari. Ero carico e pensavo di andare via. Poi, Norino Brignola mi ha sorpreso: non pensavo neanche fosse lì, non lo avevo sentito! Ho pensato: adesso è dura! Sono riuscito a rimanere calmo, a respirare un po’, poi mi sono reso conto che era lui a essere in difficoltà, forse a causa di una gomma un po’ più morbida della mia. Ho attaccato facendo ricorso alle energie che mi restavano ed è andata bene.”
Si pensava anche che Borciani non avrebbe difeso il titolo italiano conquistato lo scorso anno…
“No! Addirittura sarò presente come wild card nelle gare mondiali che si svolgeranno in Italia – ci smentisce con decisione – Con una moto così è difficile abbandonare. Per una volta, finalmente, ho una moto vincente e Ruben l’ha dimostrato: voglio provarci anche nel Mondiale, dove non andrò convinto di vincere, certo, ma semmai per fare bella figura, per far vedere che con la moto giusta avrei potuto dire la mia!”
Al momento in cui scriviamo, Borciani – lo abbiamo già ricordato – ha vinto nel CIV a Monza e, la settimana dopo, sempre sul circuito brianzolo, nel Mondiale è stato tredicesimo in Gara-1, mentre si è dovuto ritirare nella frazione successiva. Quando leggerete l’articolo, il pilota lombardo avrà avuto modo di tentare ancora nella gara di Misano, di nuovo impegnato come pilota e come manager.
E’ appunto al manager che chiediamo quanto vale, per un team come il suo, una vittoria nel Mondiale: “E’ una cosa che ripaga molto – spiega Marco – Ripaga soprattutto gli sponsor: è una cosa grande! Noi non abbiamo mai promesso che avremmo vinto una gara. Abbiamo promesso dei podi, perché li ritenevamo obiettivi alla nostra portata. Vincere una gara ci ha fatto fare bella figura. Io non guardo la classifica generale. In un team come il nostro fa colpo l’exploit della domenica, quello che ci dà visibilità in televisione. Il podio è un obiettivo realistico, vincere altre gare è certamente un sogno!”
Ruben Xaus, in forza al Team Steril-garda da due stagioni, appare cambiato, sembra meno incline alla caduta…
“In primo luogo si è sposato e ha avuto una figlia, Giulia, quindi è la sua vita che è cambiata. Noi cerchiamo di creargli attorno un ambiente più familiare possibile; cerchiamo di coccolarlo per farlo rendere al meglio. Poi, a volte, non è abbastanza, vedi Donington, dove al penultimo giro ha buttato via il quinto posto… però lui è fatto così: o lo accetti o lo ammazzi! – lo dice ridendo, tranquilli! – Se cade, ma poi vince una gara, va bene così!”
Marco e Ruben, manager e pilota, Marco e Ruben, piloti entrambi: “Lui è un po’ testone; nelle piste dove siamo entrambi andati a provare, se ho scartato un particolare che ritenevo non andasse bene, lui ha comunque voluto provarlo, non c’è stato verso! Poi, magari, viene da me e mi dice che avevo ragione e che abbiamo perso del tempo. Io cerco di dargli dei consigli, ma alla fine è lui che comanda!”
Xaus è sanguigno, tipicamente spagnolo, però vederlo passare per primo sotto la bandiera a scacchi deve essere stato bellissimo.
“In realtà, è stato brutto, perché mentre correvo al muretto ho perso il portafoglio e non riuscivo più a trovarlo. Così non mi sono neanche potuto godere quel momento… Poi, quando mi hanno annunciato sul podio per premiarmi come team manager, per chiudere in bellezza, lo speaker mi chiamato Mario Borciani…”
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