La gara di Jorge Martin è stata bellissima, il Red Bull Ring è stato il suo regno. La Ducati torna a vincere nella pista che la vedeva favorita, brillante nelle prove con quattro moto nelle prime due file sullo schieramento, ma nella domenica austriaca – per la Ducati – il retrogusto è quello di una sconfitta, non giriamo tanto attorno alla questione.
Sì, perché Quartararo, arrivato terzo dietro a Martin e a Joan Mir, guadagna un buon bottino di punti su Zarco, sesto, e su Bagnaia, undicesimo, con Jack Miller che – generoso nel cercare di tenere il passo dei primi – finisce a terra.
Quindi Jorge Martin, vincendo, fa bene solo a se stesso. Ha retto la pressione da campione, ha rintuzzato le aspirazioni di Joan Mir che lo ha tallonato per buona parte della gara. Il campione del mondo in carica ha finalmente corso una buona gara, ma contro il giovane pilota Pramac non c’è stato nulla da fare.
Ma la vittoria di Martin è stata utile soltanto a sdoganare il talento di se stesso. La sconfitta della Ducati ha anche il volto del successo di Jorge. Eppure per Ducati le premesse dopo il primo via erano state buone, con Pecco Bagnaia che sembrava il più autorevole tra quelli destinati a portare a casa il successo.
Poi la caduta di Pedrosa nel corso del terzo giro, Savadori che centra la sua KTM rimasta sul tracciato e l’Aprilia dell’italiano che prende fuoco: viene esposta la bandiera rossa e tutto da rifare.
Alla nuova partenza cambia tutto, tranne Jorge Martin, comunque in stato di grazia. Bagnaia è irriconoscibile, parte male e arretra risucchiato dal gruppo degli inseguitori. Sembra impotente e subisce un sorpasso dopo l’altro.
Arriverà nono, ma sarà classificato undicesimo, penalizzato di tre secondi per aver oltrepassato i limiti del tracciato: “Sono davvero dispiaciuto per come è andata la gara di oggi. La prima partenza era stata perfetta anche se non mi sentivo completamente a mio agio con la gomma anteriore. Purtroppo, alla ripartenza non ho più avuto lo stesso feeling con il posteriore della moto e questo mi ha impedito di guidare nello stesso modo. Inoltre, a fine gara ho ricevuto una penalità di tre secondi per non aver effettuato il “long lap penalty”, ma non ho mai ricevuto indicazioni in gara di effettuarlo. Peccato perché oggi avevamo davvero una grande occasione per lottare per la vittoria. Ci riproveremo settimana prossima”.
La prossima settimana la gara sarà ancora sulla stessa pista, che suscita qualche dubbio in termini di sicurezza. In classifica dietro a Quartararo c’è Zarco, che non riesce a tornare consistente come nella prima parte della stagione e che è distanziato di quaranta punti, che cominciano ad essere tanti, poi segue Joan Mir, con una Suzuki ritrovata, a cinquantuno punti.
Francesco Bagnaia, con un distacco di cinquantotto, e Jack Miller, a settantadue, cominciano a pagare distacchi davvero consistenti. Nella domenica austriaca, impressionante la forma dimostrata da Dani Pedrosa, in gara una tantum dopo piu di 900 giorni dal ritiro dalle corse, decimo a tavolino davanti a Bagnaia, ma comunque convincente.
Se si parla di piloti che vanno e che vengono non si può non parlare di Valentino Rossi che in occasione della prima conferenza stampa dal Gran Premio di Styria ha annunciato che si ritirerà a fine stagione.
Dopo ventisei anni di gare mondiali non c’è nulla che si possa dire di Rossi che non sia stato già detto: i risultati ottenuti in carriera parlano per lui, ha avuto il merito di farci godere di momenti appassionanti, ha portato il motociclismo a livelli di popolarità inimmaginabili, e quindi diremo solo una cosa: per gli appassionati Ducati ha rappresentato prima un avversario da ammirare, da tifare in segreto, nemico di Capirossi e di Stoner.
Poi Valentino ha incarnato l’illusione di un sogno esaltante, e – ancora – la delusione che quello stesso sogno, che era quello di vederlo vincere sulla Desmosedici, non si sia avverato. Però è stato bello crederci.
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Valentino Rossi: un sogno a metà
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