Da quando esistono le competizioni di auto e moto, ci sono piloti che provano a “saltare il fossato” convinti di poter far bene anche nella disciplina “gemella”. Rimanendo in casa Ducati, possiamo ricordare Mike Hailwood, che fra le vittorie con le 125 e 250 da GP, all’inizio degli anni Sessanta, e quella al TT del 1978, ha avuto anche una lusinghiera carriera sulle quattro ruote, partecipando ad alcuni Gran Premi di Formula 1 a bordo della Surtees.
Proseguendo con gli esempi storici, più di recente e precisamente all’inizio della stagione 2006, Valentino Rossi ha saltato i test precampionato della MotoGP in quanto impegnato con la Ferrari in una tre giorni di test sul circuito di Valencia, durante le prove collegiali dei piloti che partecipano al mondiale di F1.
Sempre a Valencia, la prima settimana di novembre 2007, appena terminato il GP della Comunitat Valenciana, è cominciata a circolare la notizia che il giorno seguente Michael Schumacher sarebbe salito per la seconda volta sulla Ducati Desmosedici.
L’informazione è subito deflagrata nel paddock, stupendo tutti. La meraviglia, poi, è stata aumentata dal fatto che il test si sarebbe svolto a porte aperte, al contrario del precedente tenutosi al Mugello, in forma del tutto privata.
E’ mezzogiorno, quando il plurititolato di Formula 1 si affaccia nel box del team sviluppo Ducati facendo conoscenza con i tecnici della squadra di Borgo Panigale. Durante i preparativi prima dell’ingresso in pista, desta curiosità l’avveniristico casco in fibra di carbonio privo di verniciatura utilizzato dal pilota tedesco.
Dopo un breve briefing tecnico con l’ingegnere di pista, Schumacher sale sulla moto campione del mondo, letteralmente assalito dai rappresentanti dei media presenti all’evento.
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Un motore ferrari in Ducati?
Claudio Castiglioni lo aveva commissionato alla HPE Ferrari, l’engineering di Maranello, e adesso era lì perché lo sviluppassero quelli di Borgo Panigale.
La prima uscita dura una decina di giri e, dopo le prime due tornate, il tedesco sembra saperci davvero fare, il suo passo è sul minuto e cinquanta che, con le dovute considerazioni, rappresenta un tempo di tutto rispetto per uno che non è abituato a cavalcare una MotoGP. Il tedesco rientra ai box e inizia un proficuo dialogo con il team, relativo ad alcuni aggiustamenti sulla moto. Ciò che impressiona il team è la capacità di spiegare in maniera precisa e dettagliata le sue sensazioni in sella e le reazioni della moto.
Fra un’uscita e l’altra, Schumacher passa molto tempo con Vittoriano Guareschi e Randy Mamola, scambiando opinioni e ascoltando i loro consigli, che mette puntualmente a frutto visto che i tempi scendono di svariati secondi, giro dopo giro, tra l’incredulità generale.
E’ curioso come, durante le soste ai box, molti addetti ai lavori si rechino nel box Ducati per vedere all’opera il pilota tedesco.
In particolare, Toni Elias, neo acquisto del Team D’Antin, si è trattenuto per parecchi minuti all’interno del box Ducati e quando Schumacher gli ha chiesto qualche suggerimento il pilota spagnolo si è trovato in forte imbarazzo, sentendosi chiedere dei consigli da quello che lui considera un idolo.
Dopo un ulteriore aggiustamento di assetto e l’applicazione di imbottiture per poter stringere meglio il serbatoio in staccata, Michael Schumacher è uscito dai box e, dopo tre tornate, è riusciuto a staccare un crono di 1’37”9, che è apparso come un tempo ai limiti dell’incredibile, considerata la limitatissima esperienza del tedesco sulle due ruote. Tanto per dare un termine di paragone, il giro più veloce di Stoner in gara è stato di 1’32”7.
E’ difficile persino per gli uomini Ducati credere a ciò che dice il cronometro, ma prima Guareschi e poi Mamola hanno confermato che, girando in pista con il pilota Ferrari, era veramente dura toglierselo dalla scia. A pomeriggio inoltrato, Schumacher ha effettuato un’ulteriore uscita di una decina di giri in compagnia di Randy Mamola, alternandosi nel ruolo di battistrada.
Al rientro, il californiano faticava nuovamente a capacitarsi delle qualità velocistiche del tedesco, che nel frattempo aveva indossato un più tradizionale casco bianco, dalla foggia motociclistica.
C’è stato giusto il tempo per un ultimo run di circa 6 giri con asfalto decisamente freddo, ma che Shumi ha voluto percorrere comunque, segno che il giocattolo “made in Borgo Panigale” era proprio di suo gradimento!
Al termine del test, Michael ha trovato ad attenderlo Gerhard Berger, presente a Valencia in qualità di giornalista-tester. Il giorno seguente, infatti, anche lui ha provato la Ducati da MotoGP, ma con tempi non certo paragonabili a quelli di Schumacher.
Non male, dunque, per un pilota di F1 in pensione!
Foto di Marco Rimondi
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