Monster  special di Giordano Loi

Monster special di Giordano Loi

La Monster special di Giordano Loi. Un’ interessante proposta al confine fra l’opera d’arte e la realizzazione meccanica, sulla base della Ducati Monster S4r del 2007

Giordano Loi rappresenta senz’altro una figura particolare all’interno dell’ampio mondo di coloro che modificano, sviluppano e preparano le moto con l’obiettivo di realizzare delle special.

Infatti, come definirlo? Un’artista o un preparatore, uno scultore o un tecnico? 

Sta proprio in questa sua felice ambiguità l’aspetto più interessante delle sue proposte (creazioni?), che sono, per l’appunto, sempre sul confine fra l’opera d’arte e la realizzazione meccanica.

Come già per le moto che vi abbiamo presentato negli anni scorsi, anche per questa Erky Evo si ripresenta il dilemma: basta ammirare le sue forme per capire che c’è qualcosa di diverso dalla solita special.

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La foto esprime bene la ricerca stilistica di questa bella e affascinante special, che ha l’obiettivo di far rivivere l’essenza del Monster.

Ma andiamo per ordine: diciamo subito che l’intento di Giordano era quello di far rivivere lo spirito originario del Monster, un po’ quello che hanno fatto i designer Ducati con il nuovo Monster 797, il cui test trovate proprio in questo numero. 

Ovviamente, Loi ha avuto la fortuna di potersi muovere con maggiore libertà, non dovendo sottostare alle limitazioni della produzione di serie e alle indicazioni del marketing.

Resta il fatto che il suo è comunque un impegno non da poco: come rimanere in sintonia con l’anima Monster senza cadere nel già visto o, ancor peggio, nella caricatura? Un semplice esercizio di stile avrebbe infatti snaturato l’anima di una moto che è, proprio per definizione, nuda, semplice ed essenziale nelle sue forme lineari.

Giordano è quindi partito proprio da qui, tenendo come idea base quella di una moto senza fronzoli, con il motore in primo piano, protagonista, ma comunque dotata di carattere, lo stesso che, fin dal 1993, ha fatto la fortuna di un modello che ha addirittura inaugurato un nuovo segmento di mercato, quello delle naked.

Il lavoro di ricerca si è quindi concentrato sul serbatoio, che doveva avere una caratteristica precisa: lasciare in vista il filtro dell’aria BMC, prevedendo quindi una presa d’aria triangolare da disporre al suo centro: un elemento distintivo che enfatizza il suono di aspirazione, anche se richiede la precauzione di evitare che l’acqua lo investa: del resto, come afferma Loi, le cose preziose vanno conservate gelosamente, non lasciandole certo sotto le intemperie!

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In queste due immagini è ben evidente la presa d’aria presente sul serbatoio: una scelta originale, che dona anche un particolare sound in aspirazione. L’unico difetto di questa originale soluzione è in caso di pioggia…

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Si tratta comunque di una scelta che aveva già attuato su una sua precedente creazione, la Astore Supertwin, dotata di carburatori Keihin, esaltante dal punto di vista del sound e neanche tanto impegnativa per le controindicazioni di cui sopra.

La forma del serbatoio ha una raggiatura centrale che richiama il profilo di quello del Monster, con un profilo stretto all’altezza della congiunzione con la sella, che poi si allarga nella parte più alta come se vi fossero dei muscoli dorsali che incastonano il foro di aspirazione: è questo un tema che torna più volte nel lavoro di Loi, dove la componente animale, selvaggia, è spesso un filo conduttore delle sue creazioni.

Così è anche nella fascia centrale dello stesso serbatoio, dove sembra che le gambe del pilota vi abbiano lasciato l’impronta, un segno che caratterizza molto la vista laterale, alla pari delle scalfiture con la fibra di carbonio a vista. 

Il serbatoio è stato modellato da zero

 La realizzazione del serbatoio è stata molto complessa e ha previsto la creazione di un primo prototipo,  modellato in argilla, del quale è stata poi effettuata una scansione in tre dimensioni: il passo successivo è stata la collaborazione con i designer di una nota casa automobilistica italiana che lo hanno aiutato nell’ottimizzare la forma e aumentare la capienza.

Per ottenere il modello reale, ha suddiviso il serbatoio in tasselli, che sono stati fresati dal pieno dalla azienda Sassi di Tiscali di Dorgali; infine, con questi elementi, ha realizzato il calco da cui ha estratto il pezzo finale realizzato con la tecnica V.I.P. (vacuum infusion process)  in carbonio e kevlar.

Il risultato è un serbatoio che sicuramente ricorda quello del Monster, ma con un carattere comunque diverso e personale: una bella soluzione anche dal punto di vista tecnico, visto che pesa solo 2,9 Kg e ha una capacità di 16,5 litri contro i 13 scarsi del serbatoio originale dell’S4r. Il serbatoio si àncora poi al telaio tramite dei bellissimi supporti in ergal ricavato dal pieno prodotti dalla K-Bike.

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Loi nella definizione della sua special ha anche apportato varie modifiche con l’intenzione di recuperare spazio e ottimizzare la capienza del serbatoio: così ha provveduto a spostare la batteria sotto la sella ed ha alloggiato sopra il cilindro verticale la centralina e i relativi componenti.

La parte posteriore della moto è caratterizzata dalla sella originale, che è stata rimodellata asportando la porzione del passeggero, così come il telaio stesso è stato tagliato all’altezza dei maniglioni, in quanto il suo andamento particolarmente orizzontale limitava notevolmente la percezione del dinamismo.

Una volta saldato al TIG un nuovo traversino per chiudere la struttura, Loi ha quindi disegnato un nuovo telaietto che è stato imbullonato al telaio, così da avere anche il ruolo di supporto targa e scarico.

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Molto bella la sella rivestita in alcantara con cuciture oro; notevole la cura di tutti
i particolari di questa creazione.

 Essendo la sella originale, e avendo come compito primario quello del contenimento degli ingombri, si è scelto come forma per la coda una sorta di pinna di squalo, arcuata e semplicissima, con l’unico vezzo del solco che ospita parte del gruppo ottico posteriore.

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Il corto terminale Termignoni è in carbonio, come molti altri particolari della moto.

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Osservando il risultato si fa un po’ di fatica a intuire come si sia partiti da un S4r del 2007 (modello scelto sia per il monobraccio in traliccio che per la giusta dose di cavalli), che è stato completamente smontato, pulito e lucidato, sul quale sono stati montati pedane e piattello frizione della Ducabike e uno scarico della Termignoni; tutto il resto è opera di Giordano Loi, così come la verniciatura (in collaborazione con Gianni Fancello) in verde acqua e grigio metallizzato, scelta cromatica effettuata come omaggio a Paul Smart. Per concludere, non rimane che chiarire il nome di questa creatura: perché Erky? 

Perché si chiama Erky?

Dovete sapere che Erky è, nella lingua Dorgalese, il mostro per antonomasia, ma vi è anche un precedente storico che ha colpito la fantasia di Giordano; negli anni Settanta, un fabbro del suo paese creò un’opera in ferro che sconvolse gli abitanti del piccolo paese sardo per le sue proporzioni gigantesche e per la quantità di ingranaggi che prendevano vita al semplice movimento di una leva, incutendo timore e rispetto allo stesso tempo. Così, Loi, con questo nome particolare, intende rendere omaggio a un artista scomparso prematuramente, dedicando a lui una creazione che, allo stesso modo, prende vita con il semplice azionamento di un pulsante!

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