Domenica 22 novembre, all’abbassarsi della bandiera a scacchi del Gran Premio del Portogallo si chiudeva un capitolo della storia della Ducati con il congedo di Dovizioso e Petrucci.
Salutata la “vecchia guardia”, citazione che possiamo ritenere più che appropriata in particolare per Dovizioso che ha militato nelle fila della casa bolognese per ben 8 anni (dal 2013 al 2018), a Borgo Panigale hanno deciso di affidarsi alle giovani leve del motociclismo.
Avevamo già appreso la formazione del team ufficiale con la promozione dei due piloti del team Pramac: il 25enne Jack Miller e il 23enne Francesco Bagnaia; contemporaneamente già si vociferava dell’ingaggio, poi confermato, del giovane spagnolo, 22 anni, Jorge Martin destinato al team Pramac.
In seguito, previ accordi con il Team Avintia (che ha perciò “scaricato” Tito Rabat) sono stati ingaggiati anche il Campione del Mondo della Moto2 Enea Bastianini, 22 anni, ed il suo vice (-9 punti) Luca Marini, 23 anni.
Unico “anziano” dall’alto dei suoi 30 anni, il francese Joan Zarco che, già pilota Ducati, dal Team Avintia è stato promosso al Team Pramac.
I 4 piloti che militano nelle due squadre satellite sono tutti sotto contratto direttamente con la Ducati.
Questo schieramento autorizza a sperare in risultati di eccellenza nel breve e medio termine.
In particolare i due ufficiali sono chiamati al salto di qualità; Miller già nelle fasi finali del mondiale 2020 ha mostrato segni di maturità agonistica dimostrando non solo la ben nota velocità ma anche una acquisita capacità di gestione della gara concretizzando degli apprezzabili risultati mentre Bagnaia ha fatto ben intendere che in condizioni favorevoli di grip è velocissimo ed è forse il miglior interprete della Desmosedici equipaggiata con la tanto discussa gomma posteriore Michelin 2020 ma deve dimostrare di saper guidare anche “sopra i problemi”.
Il francese Zarco, che vanta già una buona esperienza di MotoGP, ha dimostrato in più occasioni di essere veloce e di avere acquisito già qualche segreto della guida di una moto un po’ ostica qual’è la Desmosedici.
Bastianini, Marini e Martin, con Marco Bezzecchi rimasto in Moto2, sono stati i migliori protagonisti della Moto2 vincendo complessivamente più della metà delle gare, rispettivamente tre, tre e due vittorie.
Probabilmente la mossa vincente di Ducati è stata l’aver ingaggiato tre giovani esordienti nella massima categoria dalle caratteristiche diverse l’uno dall’altro.
Bastianini è sufficientemente veloce ma il suo valore aggiunto è il fatto di saper tirare fuori al momento necessario l’azione decisiva come una poderosa rimonta, un giro velocissimo o un incredibile sorpasso.
Martin è il talento puro, non deve pensare a cosa e come farlo, lo fa e basta, senza pensare.
Marini invece è l’esatto contrario, è il meno talentuoso dei tre ma è il prodotto di un intenso lavoro svolto da un ragazzo intelligente che ha saputo sviluppare le proprie doti tecniche e velocistiche; è quello che potremmo definire un pilota “costruito”.
Ovviamente da questi tre ci si aspetta una veloce assuefazione alla guida di una moto impegnativa qual’è la MotoGP ed in particolare la Desmosecdici.
Completiamo queste note augurandoci che prima o poi uno dei magnifici 6 riesca a riportare il titolo iridato a Borgo Panigale (e questa volta magari con un pilota italiano).
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