Si è preso come teatro i fantastici dislivelli del circuito dell’Algarve, ne ha fatto il proprio palcoscenico, ed ha messo in scena il proprio spettacolo: Francesco Bagnaia ha vinto, in maniera chiara, prepotente, su di un altro livello rispetto agli avversari in pista.
E’ padrone della sua Desmosedici GP, adesso ne fa quel che vuole. Ha conquistato la pole, facendo registrare il record assoluto del circuito, ha guidato la gara fin dalla prima curva, è stato suo il giro più veloce ed ha vinto con margine, sfoggiando una guida fantastica, e un’autorevolezza e una consapevolezza di se che mette paura. “Sono davvero contentissimo. Ovviamente mi sarebbe piaciuto terminare la gara sotto la bandiera a scacchi e non per la bandiera rossa, ma è stata comunque una bellissima vittoria.”
Bagnaia e la Ducati visti ieri e nell’ultima parte di questo campionato non sono quelli dell’inizio. Sono cresciuti assieme, hanno trovato e riempito margini di miglioramento che sapevano esserci e adesso fanno paura. Il processo che non ha permesso a Bagnaia di diventare lui il campione del mondo quest’anno è la storia straordinaria della crescita che ha saputo dimostrare, una parabola ascendente che ad un certo punto ha preso a salire ripida: adesso è pronto.
Il racconto del campionato di quest’anno lo ha visto venire fuori in maniera costante ed inesorabile prima dal confronto con i compagni di marca, facendosi largo e conquistandosi il ruolo di leader a spese di Jack Miller, ma anche rimontando Johann Zarco in classifica e ridimensionando le ambizioni di giovane irrispettoso di Jorge Martin.
Poi venendo fuori con prepotenza a livello assoluto nel panorama generale degli avversari, dimostrandosi veloce, dimostrandosi consistente e dimostrando di avere una testa come nessun altro. Quindi il Bagnaia di adesso è tre figure assieme: il pilota di punta all’interno della propria squadra, un maturo e consistente pilota da classifica e va considerato il miglior giovane talento a livello assoluto.
Quarartaro è il Campione del Mondo, questo è certo ed quello che rimarrà scritto, ma a tratti non ha dimostrato gli stessi valori di lucidità e maturità che per Pecco invece hanno rappresentato le direzioni principali di crescita. Mi lancio in un’affermazione che potrà risultare impopolare, ma è quello che credo: il mondiale vinto da Fabio è sacrosanto, ma di fondo non ha messo in chiaro in maniera indiscutibile che sia stato lui il miglior pilota della stagione e non ha assegnato alla Yamaha lo status di migliore moto del lotto.
Questo va anche a demerito della Ducati e di Bagnaia, che non hanno raggiunto da subito il livello di eccellenza sul quale si trovano adesso. Il duello tra Yamaha e Ducati è stato la chiave fin da subito, ma la definizione di quale fosse, tra i piloti di Borgo Panigale, quello che dovesse rappresentare il fronte principale per attaccare ha tardato ad arrivare. Paradossalmente questo per la Yamaha è stato il vantaggio: non avere in casa un altro pilota che sia stato in grado di togliere punti a Quartararo!
Il talento di Fabio e di Pecco non si discute, certo, ma va assegnato all’italiano della Ducati il ruolo di uomo da battere nel prossimo campionato, allo stesso modo nel quale vada concesso alla Desmosedici il ruolo di migliore moto del pacchetto perché ha saputo essere il mezzo con la quale tanti piloti si sono potuti mettere in luce e raggiungere risultati di livello.
Il titolo nel Mondiale Costruttori conquistato ieri a Portimão non è un caso e non è il risultato della situazione figlia della dispersione di punti che caratterizzò la scorsa stagione. La Yamaha è stata il mezzo con il quale Fabio Quartararo ha vinto il titolo piloti, ma ha saputo brillare soltanto in mano al giovane campione francese.
Saranno quindi i giapponesi a dover correre ai ripari durante l’inverno, mentre alla Ducati sarà importante cercare di migliorare ancora, per non farsi prendere, osservando bene di non deviare dalla strada intrapresa, adesso che sembra quella giusta. Sul podio di Portimão è salito anche Jack Miller, terzo dietro a Joan Mir, spuntandola nel bel duello che lo aveva visto opporsi ad Alex Marquez, ieri veramente in forma.
Assente il fratello più famoso per un infortunio rimediato in allenamento con il fuoristrada, Alex è stato il più brillante dei piloti Honda. Anche alla Honda si dovrà rincorrere la Ducati e durante l’inverno che ci separa dal prossimo campionato brucerà ancora di più al potente reparto corse di Saitama il fatto di essere stato relegato al ruolo di spettatore nell’assegnazione degli ultimi due titoli mondiali. Ne vedremo delle belle, questo è certo.
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