Monza, maggio 2006. Gara della Superstock 600: una Ducati 749 R è in seconda posizione e sta insidiando il leader della gara. Alla Ascari, il pilota osa troppo e finisce nello spazio di fuga, a poche tornate dal traguardo.
Con il senno di poi, chiunque avrebbe consigliato al ragazzo di accontentarsi e di andare a podio, ma quello non è lo spirito del nuovo campione del mondo Superstock 1000: Niccolò Canepa.
L’inizio della carriera avviene a 11 anni, con le minimoto, spinto dal padre Mauro, anche lui pilota in gioventù. Sin dalle prime battute, i risultati non tardano ad arrivare e Niccolò inizia a misurarsi con piloti più esperti di lui, talvolta anche battendoli.
A quattordici anni, stabilisce un primo record di precocità iscrivendosi alla Coppa Italia nella categoria Supersport, guidando quindi una moto a 4 tempi di cospicua cilindrata. Per nulla intimorito, debutta anche nel CIV, Campionato Italiano Velocità, battagliando con piloti stabilmente presenti nel mondiale.
Dopo un 2003 e un 2004 ancora nel CIV, approda nel 2005 alla Stock 600 continentale, dove termina in quarta posizione, collezionando tre secondi posti, tre pole position e una partecipazione al primo “reality” sui giovani piloti realizzato da una emittente satellitare.
A questo punto, gli occhi dei talent scout sono su di lui: infatti, Serafino Foti, che sta creando il Ducati Xerox Junior Team, la struttura che cresce in seno alla Casa di Borgo Panigale i talenti di domani, non si lascia sfuggire il giovane ligure.
Nel 2006, per lui e il compagno di squadra Domenico Colucci c’è un doppio impegno: quello nell’europeo Superstock 600 e quello nell’italiano Supersport, sempre con le 749 R curate da Rossano Innocenti.
Niccolò fa subito vedere di che pasta è fatto, centrando tre successi e un secondo posto in campionato nella Stock continentale, nonostante sia costretto a saltare le ultime due gare per un infortunio al polso; mentre nel campionato italiano sfiora il podio un paio di volte con una moto preparata con regolamento Stock.
Nel 2007, il Junior Team ha progetti ambiziosi: le nuove 1098 S per Canepa e per l’australiano Brendan Roberts nel Mondiale Superstock 1000, mentre Colucci rimane in Stock 600, dopo il brillante quarto posto dell’anno precedente.
L’inizio non può essere dei migliori: in apertura di campionato, a Doning-ton, Canepa e la nuova supersportiva Ducati, entrambi debuttanti, salgono sul gradino più alto del podio.
La 1098 S è appena nata, pertanto il Team paga la mancanza di messa a punto della nuova moto rispetto ai diretti avversari, ma Niccolò stringe i denti e infila una serie di piazzamenti che lo tengono a stretto contatto con le posizioni di testa della classifica generale.
Brandan Roberts centra il secondo successo per la Ducati sotto il diluvio di Silverstone, in corrispondenza del peggiore piazzamento di Niccolò (transiterà tredicesimo sul traguardo), ma la moto, nel frattempo, fa comunque degli importanti passi in avanti.
Da qui, Canepa inizia una rimonta lenta ma inesorabile, grazie alla splendida vittoria sulla sua pista preferita, Brands Hatch, e a una serie di podi che lo vedono passare dal quarto posto in campionato al secondo, proprio alla vigilia dell’appuntamento finale di Magny Cours.
Alla resa dei conti sono in quattro a giocarsi il titolo ed è proprio l’ultimo giro sul tracciato francese che laurea Niccolò Canepa campione del mondo della classe Superstock 1000, grazie al terzo gradino del podio conquistato in gara.
Per il talento di Genova, pare si stiano ora aprendo le porte del Mondiale Superbike, con una Ducati di un team satellite, a soli 19 anni, ma non c’è di che stupirsi, dal momento che Niccolò è stato scelto anche come collaudatore della nuova Superbike Ducati e che persino il due volte campione del mondo Troy Bayliss ha avuto parole di elogio per l’ottimo lavoro di sviluppo svolto dal giovanissimo Niccolò.
Per quanto riguarda il Ducati Xerox Junior Team, è nato nel 2006 come emanazione della squadra ufficiale che partecipa al Mondiale Superbike. Il suo scopo è, come abbiamo già detto, quello di far crescere nuovi piloti; dunque, si è subito dimostrato all’altezza della situazione, sia per i risultati ottenuti che per l’altissima professionalità dei personaggi che ne fanno parte.
La struttura unisce infatti le forze di due mostri sacri dell’ambiente corsaiolo: Serafino Foti, che in qualità di Team Manager si sta togliendo quelle soddisfazioni che gli sono state probabilmente negate dalla sfortuna quando faceva il pilota, e Rossano Innocenti, tecnico sopraffino al quale qualsiasi ducatista vorrebbe affidare la propria moto per la relativa preparazione.
Il Team è composto, inoltre, dall’Ingegnere di pista Gerardo Acocella e dai meccanici Roberto Rogai, Matteo Corsi, Gianluca Peretti, Giovanni Lazzeri, Domenico Lo Pedota e dall’addetto gomme più simpatico del paddock: Maurizio “Chinotto” Bisogno.
Il Team, quest’anno, ha centrato, oltre al titolo mondiale di Niccolò Canepa, anche quattro vittorie e numerosi podi nei campionati Superstock, 600 e 1000, famosi per l’equilibrio delle forze in gioco.
Il prossimo anno, la squadra abbandonerà la classe 600 e la 749 R per concentrarsi unicamente nella Superstock 1000 con la 1098 S.
Di seguito vi proponiamo un’intervista “botta e risposta” realizzata a caldo, ovvero subito dopo che Niccolò Canepa ha conquistato il titolo mondiale STK 1000, vinto all’ultimo giro.
Puoi descrivere le emozioni dopo aver tagliato il traguardo e al rientro in parco chiuso?
“Il campionato si è deciso all’ultima curva ed è stata un’emozione grandissima, soprattutto nel giro di rientro: vedere tutta la gente in piedi a salutarmi mi ha dato un brivido enorme, così come il mio team, che mi ha accolto al rientro! E’ stato veramente bello, non dimenticando l’abbraccio a mio padre, visibilmente emozionato, appena sceso dalla moto.”
Sei partito alla grande con una vittoria a Donington, poi i risultati sono un po’ calati fino a Silverstone: cosa è successo?
“Dopo la vittoria inglese abbiamo incontrato qualche difficoltà su piste a noi meno favorevoli e a Silverstone, con il bagnato, abbiamo sofferto a causa di una scelta errata di gomme.”
E’ stata Brands Hatch la svolta della stagione?
“Brands Hatch è stata una bella vittoria, ma già da Brno la stagione era migliorata. Là ho conquistato la pole, ma poi, in gara, abbiamo sofferto dei problemi che paiono affliggere tutte le Ducati sul circuito ceco. La vittoria a Brands Hatch e il podio di Lausitzring mi hanno rimesso in corsa per il titolo e a Vallelunga ho pensato a far bene, cercando di non commettere errori per arrivare alla resa dei conti di Magny Cours. Le ultime quattro gare sono dunque quelle che mi hanno fatto vincere il campionato.”
I ringraziamenti dopo la conquista del titolo sono d’obbligo. I tuoi a chi vanno?
“La squadra ha fatto un lavoro eccezionale. Infatti, non ho mai patito uno stop tecnico e questo è stato, di certo, uno dei vantaggi che mi ha permesso di andare sempre a punti. Voglio ringraziare anche la Ducati per la competitività delle moto che mi ha messo a disposizione e per aver dato vita al Junior Team. In due anni abbiamo centrato un secondo posto nell’Europeo Stock 600 e il titolo quest’anno. Il mio grazie va anche a mio padre Mauro: se oggi sono in pista a correre e vincere molto lo devo a lui.”
Dato per scontato che l’obiettivo di ogni giovane pilota sia arrivare nei Gp, meglio una moto satellite in MotoGP o una ufficiale in Superbike?
“Dipende dalla moto! Sono due campionati entrambi belli e avvincenti ma, visto che io sono cresciuto in Superstock, attualmente opterei per la Superbike.”
Monogomma sì, monogomma no, tu cosa ne pensi?
“Ritengo che quando la condizione tecnica del campionato è simile sia più facile vedere il vero valore del pilota. Io, perciò, sono favorevole al monogomma. In questo momento, tanto per fare un esempio, assistiamo a uno scenario in MotoGP dove se vince Stoner è merito delle gomme, mentre quando vinceva Rossi il merito era del pilota!”
Prima ancora di vincere il titolo, Ducati ti ha affidato i collaudi della 1098 R da Superbike. Segno di fiducia da parte della Casa di Borgo Panigale. Ci puoi dire qualcosa di più sull’attessisima nuova Superbike Ducati?
“La moto è eccezionale e rappresenta il logico miglioramento della 999. Probabilmente, quest‘anno ci sarà ancora qualche problema con la ricerca degli assetti ideali, ma il motore è veramente potente e ritengo sia già pronto per lottare ad armi pari contro i quattro cilindri giapponesi. Mi ha veramente impressionato!”
Ti sei iscritto a ingegneria meccanica dopo esserti brillantemente diplomato. Da grande farai il pilota o l’ingegnere?
“Visti i risultati il pilota!”
Scherzi a parte, come fai a conciliare studio e sport?
“Finché ho frequentato il liceo, mi sono fatto in quattro, così sono riuscito a diplomarmi. Adesso le cose diventano più complicate: a ingegneria ho l’obbligo di frequenza. Cercherò comunque di conciliare entrambe le attività. Se vedrò che una delle due penalizza l’altra deciderò.”
Hai un pilota preferito o qualcuno a cui ti ispiri?
“Non ho un pilota preferito, ma ammiro tutti i piloti della Superbike: dai primi della fila c’è solo da imparare!”
Hai 19 anni e guidi in circuito una moto da oltre 160 cavalli: cosa fai per spostarti sulle strade di tutti i giorni?
“Al momento non ho la moto. Penso che guidare la moto sulle strade aperte al traffico sia pericoloso, soprattutto in funzione dei miei impegni di pilota.”
Da campione del mondo, quale suggerimento dai a chi inizia a muovere i primi passi in pista?
“Gas aperto e convinzione! No, a parte gli scherzi, non so che consigli dare, se non le cose scontate come scegliere moto competitive e non fermarsi al primo ostacolo.”
Dove ti vedi fra 10 anni?
“Non so cosa rispondere, sono molto giovane e preferisco vivere alla giornata. Per il momento, dunque, penso solo a preparare al meglio la mia prossima stagione e a inserirmi nel mondo universitario.”
Foto Marco Rimondi
SBK a Jerez: avanti tutta!
A Jerez de la Frontera, seconda tappa del campionato SBK, si ri-accende lo spettacolo con Ducati protagonista. Doppietta di Redding e secondo posto in gara 2 per Davies.
Ducati 1098 S: prova su pista e strada
La 1098 S rappresenta la massima espressione del bicilindrico Desmo attualmente disponibile. L’abbiamo messa alla prova sia in pista che su strada.